Giancarlo Giannini: “Vi racconto la mia prima volta…”

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“È stato l’operaio catanese Mimì. L’appassionato Gennarino Carunchio. Pasqualino Frafuso detto Settebellezze. Paolo il caldo. Il toscano Nello Serafini ed il contadino lombardo Antonio Soffiantini”. Edoardo Sylos Labini parte da sei delle tante maschere che hanno costruito l’immaginario italiano nel mondo. “L’Italia si è specchiata e si rispecchia in lui” prosegue prima di presentare sul palco chi fra “cinema, doppiaggio, teatro ed invenzioni geniali è stato diretto dai più grandi registi di sempre. Da Luchino Visconti a Mario Monicelli”. Ora si lo può presentare: “Signore e signori Giancarlo Gianni”.

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Hollywood pochi mesi fa gli ha tributato la famosa stella sulla Walk of Fame. Ma lui -come tutti i veri grandi- è rimasto sempre umile. Il 1° luglio Potenza ha abbracciato Giancarlo Giannini nella serata più importante del Festival delle Città Identitarie ideato da Sylos Labini e realizzato grazie al contributo del Ministero della Cultura.

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“Sì ma che c’entra Giancarlo Giannini con Potenza?” Chiede Edoardo. In finale il Maestro nasce e cresce a La Spezia per poi vivere dieci anni della sua infanzia a Napoli. Lì era stato trasferito il padre ingegnere della Pirelli. Potenza c’entra eccome! Lina Wertmuller era di Potenza. È con lei alla macchina da presa che esplode il talento e l’energia di Giancarlo. Personaggi carnali, sopra le righe e quasi caricaturali talvolta talmente esagerati da apparire un surreale fumetto. Ma chiunque arrivava a riconoscersi in loro. Sopra ma non fuori dalla realtà.

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Ma come nasce un personaggio? A questa domanda di Sylos Labini, il Maestro risponde: “Pasqualino Settebellezze nasce per caso da scambi di battute con l’acquaiolo che in cambio di cinque lire dissetava con acqua fresca gli attori durante le pause”. Stava girando Mimì. L’acquaiolo già galeotto sarebbe stato il consulente di Giancarlo. È da lui che poteva capire come si viveva in carcere. Perché Giannini non se la tira. “Quando la mattina prendo il caffè parlo con chi sta accanto a me. Oggi più di ieri”. Rivela quasi alla fine dell’intervista il Maestro

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Ma ci si emoziona ancora ad 81 anni? Eccome se ci si emoziona. Il maestro Sergio Colicchio al pianoforte suona le note della canzone di Mina: “Mi sei scoppiato dentro il cuore” interpretata da Mariangela Robustelli. E che c’entra Mina? C’entra perché il testo di quella canzone è stato scritto da Lina. E sullo schermo dietro di Edoardo e Giancarlo scorrono le immagini di “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto”. Ovviamente diretto da Lina Wertmuller. Si capisce che Giancarlo è emozionato. Noi del pubblico non lo vediamo. Ma lo intuiamo dallo sguardo del presentatore. “Faticosissimo girare quel film” dice Giannini. “Al mare la sabbia, il sole, la luce, i piedi costellati dai cerotti. La congiuntivite e le lacrime per il vento e la sabbia”

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L’attore è ben pagato ma paga pure lui. Proprio così. Il tempo è denaro. Un’ora in più di riprese sono soldi da sborsare a chi allestisce la scena. E poi le comparse. Le luci ed i costumi. “Ma ci divertivamo troppo” dice Giancarlo. “E se il produttore faceva storie, ce li facevamo scalare dalla nostra paga”. La lezione del Maestro è questa: per fare un lavoro bisogna divertirsi a farlo. E per divertirsi bisogna anche pagare talvolta.

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“Io ho lavorato con delle bravissime attrici” – spiega Giannini – “tutti pensano che sia andato a letto con tutte, non è vero. Anzi, è la prima cosa che non devi fare. Con Mariangela eravamo come fratello e sorella. L’ho imposta io Mariangela. Loro volevano un’attrice tedesca che non valeva nulla. Sono riuscito a imporla insieme alla Wertmüller anche perché ero anch’io produttore, e venivamo dal teatro tutti e due. Gli attori che vengono dal teatro hanno quella parola magica che sanno adoperare, che è il ritmo. Come un pianista che suona, anche al cinema capire che cos’è il ritmo è fondamentale, nel comico e nel drammatico. Mariangela era un’attrice comica straordinaria. Io ho fatto il comico e il drammatico. Ho dovuto diversificare. Quindi avevamo dei ritmi che ci permettevano anche di improvvisare. L’improvvisazione è spesso fondamentale anche se in quel film era tutto scritto dalla Wertmüller. Mariangela era una collaboratrice straordinaria, una donna intelligentissima e coltissima”.

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Giannini voleva lavorare nello spazio. Sui satelliti artificiali. In America. È un perito tecnico. Ed ha brevettato la giacca utilizzata da Robin Williams in Toys. “Uso l’oscillografo. Per capire il battito cardiaco degli attori che vedo nei filmati. Ricostruisco l’elettrocardiogramma. Entro dentro di loro. Capisco i colpi di scena”. Il “cambio di registro”, chiosa Edoardo Sylos Labini

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Va bene, del sodalizio fra Giancarlo e Lina sappiamo un po’ di cose. “Ma del maestro Luchino Visconti?” chiede Sylos Labini. “Luchino Visconti mi assecondava in tutto. Il primo giorno che lavorammo insieme” ricorda Giannini. “Io ero intimidito perché sai, con Lina si lavorava in mezzo al casino. Con lui non potevi fare nulla. Non potevi neanche passare davanti la macchina da presa prima di girare. Era sacra. Lui ha visto che io ero un po’ imbarazzato e ha capito. Aveva visto i film di Lina e mi ha detto: ‘c’è qualcosa che ti imbarazza? Sei abituato a lavorare nel casino? Beh, ragazzi fate un po’ di casino!’. Disse ai suoi”

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Giannini è di appetito. Ma si accontenta di cose semplici come un bel piatto di spaghetti al pomodoro. Che però vanno saputi cucinare. Semplice non vuol dire banale. Sua madre a Napoli aveva imparato a fare una pommarola straordinaria col pomodoro ed il basilico di quelle parti. “La terra dei fuochi coi rifiuti” ci scherza su, il Maestro. “Ma sono ancora in vita”. Io personalmente ho solo una foto col Maestro. L’ha scattata Edoardo col suo telefonino e me l’ha girata. Eravamo al ristorante. Si era appena fatto portare un piatto di spaghetti al burro. Solo per lui. Vorrà pur dire qualcosa!

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“Visconti aveva un cuoco che gli faceva da mangiare. Andavamo a mangiare insieme. La mattina Luchino mi chiedeva ‘che vuoi mangiare oggi?’ E io gli rispondevo ‘facciamo degli spaghettini al pomodoro buono e basilico?’ E siccome soffrivo un po’ di ipoglicemia, quella che ti viene fame improvvisamente, mentre si lavorava se vedeva. Io mi affaticavo e lui diceva ‘fermiamo tutto, facciamo degli spaghetti perché lui deve mangiare’. Dove lo trovi uno così?” Eh, si ha ragione pure qui il Maestro.

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“Mi alzo tardi perché vado a letto tardi, e sai perché? Perché durante la notte ci sono dei bellissimi documentari in televisione. Sulla natura, sugli animali. Gli animali sono dei geni”. Se ne esce così il Maestro quando Edoardo gli chiede se ha dei rituali particolari scaramantici che ripete ogni giorno.

“Lo sai, ad esempio, tutte le tue vene ed i tuoi capillari, che lunghezza hanno? Se messi in fila? Te lo dico io! Le tue vene e i tuoi capillari messi in fila sono due volte e mezzo il giro della terra”. Il pubblico rumoreggia. Io in prima fila più di tutti. Giannini si spazientisce e ci sfida: “Veramente, andate a vederlo su internet con i vostri telefonini”.

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“Ricordi la prima volta che hai fatto l’amore?” Gli chiede Edoardo. “Avevo 11 anni, mio padre lavorava con i sottomarini e mi portò in vacanza con lui in Sardegna, a Carloforte. Lui andava sulle navi, io andavo sulla spiaggia. Un giorno inspiegabilmente mi regala 500 lire. Non sapevo cosa farci. Si avvicina un suo giovane assistente. Avrà avuto venti anni ed era rosso di capelli. Mi fa: Vuoi venire in un posto, ti accompagno io?’ Mi portò in una casa, aprì la porta questa bellissima ragazza. C’era una camera con un letto, quei letti di ferro battuto, e questa ragazza bellissima distesa che aveva un velo, io avevo paura perché non sai cosa succede. Mi aggrappavo in fondo al letto e le dissi: ‘E’ la prima volta per me’. Capii solo dopo che quel collega era d’accordo con mio padre. Era preoccupato che non mi piacessero le donne”

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1 commento

  1. Mi ricordo quando ero tredicenne circa. Lui faceva a puntate David Copperfild alla televisione. Era già molto amato, e in uno spettacolo serale televisivo da cabaret, lo premiarono cantando “bravo Giannini, bravo Giannini”, mentre anch’egli partecipava, giovane e biondino, divenuto ormai famoso per la sua bravura nello sceneggiato. Aveva un sorriso simpatico e modesto.Poteva fare il principe azzurro negli sceneggiati. Invece, dopo un poco lo si rivide a fare parti incredibili rispetto all’immagine seriosa precedente. Ed era bravo in tutte. Un ottimo attore veramente. Bravo Giannini!

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