Cresce il consenso dei giustizieri anti-maranza

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“Milano… difendersi o morire” è un film del 1978 di Gianni Martucci. Oggi invece sembra essere diventata una massima, tanto che qualcuno l’ha presa alla lettera. La “percezione di insicurezza” – secondo il sindaco Sala – è tale che la città è oramai la prima in assoluto nella sua regione per denunce per furti con destrezza (85.100 nell’ultimo anno), rapine (3.360) nonché spaccio e traffico di droga (1.620). Mentre è seconda in classifica per violenze sessuali (391 nel 2023), scippi (1.800) e danneggiamenti (16.770), come ci informa “Il Giorno” del 19 gennaio scorso.

Così è sorto un fantomatico gruppo autonominatosi “Articolo 52” che si è reso protagonista di rappresaglie violente nei confronti di alcuni maranza, i giovani nordafricani che a suon di trap stanno diventando i protagonisti della malavita. Diversi pestaggi di individui accusati di spaccio o rapina, filmati e messi online. E se c’è chi pensa che possa trattarsi di qualche operazione-civetta per schedare i fan sui social e anticipare le mosse di eventuali emuli, il consenso raccolto da queste operazioni di giustizia fai-da-te è comunque maggioritario nella società: un servizio-denuncia di Fanpage ieri ha raccolto appena un centinaio di “mi piace” a fronte di oltre 350 commenti, pressoché tutti a favore dei giustizieri e brutalmente ostili verso la sparuta minoranza che non condivide questo genere di operazioni.

Ma anche senza arrivare alla giustizia privata, la notorietà raggiunta da personaggi mediatici come il giornalista Vittorio Brumotti o lo youtuber “Cicalone” dà la misura della stanchezza rabbiosa della nostra società verso la criminalità impunita di stranieri e nomadi, protagonisti quasi assoluti di questa malavita.

Vittorio Brumotti, volto di “Striscia la notizia” ha anche il non invidiabile merito d’aver pestato piedi a talmente tanti delinquenti da avere una taglia sulla testa: «Marocchini e albanesi stanno facendo una colletta per farti male, perché stai rompendo i coglioni alle piazze di Milano e di tutta la Lombardia. Stanno raccogliendo dai 200 ai 1000 euro a testa. Apri gli occhi». Lo ha affermato un pezzo grosso dello spaccio milanese, un narcotrafficante albanese, a “Striscia la notizia”.

“Cicalone” invece è diventato il bersaglio di “fuoco amico”. Volto di Youtube e TikTok, “Cicalone”, al secolo Simone Ruzzi, ex pugile, è diventato famoso fra l’altro inseguendo e smascherando i borseggiatori nelle metro romane. I suoi video in cui grida “pickpokets!” sono diventati virali. Il suo impegno gli è anche costato un brutale pestaggio, forse da parte dei “protettori” delle zingarelle inviate a fare il lavoro di fino, che l’ha portato a un lungo ricovero in ospedale. Il fuoco amico però viene dai benpensanti, in particolare da parte di “Repubblica”, che ha parlato di “giustizia primitiva” e non lesina articoli contro questo personaggio.

Intanto però la gente è sempre più stanca, mentre la sensazione che le città stiano diventando di giorno in giorno più insicure cresce. Come uscirne? Anche gli americani, sfiancati dalla criminalità degli anni Settanta e Ottanta, inventarono le figure consolatrici dei “giustizieri”: Paul Kersey, l’ispettore Harry Callaghan, i supereroi urbani… ma per uscirne è servito il pugno duro. Rudolph Giuliani, nel 1993 diventa sindaco di New York e inaugura la politica della “tolleranza zero”. Giuliani non si limita a scatenare le forze dell’ordine, ma ha capito che la lotta alla delinquenza passa attraverso l’impiego di sottili strategie di ingegneria sociale, come la “teoria delle finestre rotte”.

Formulata nel 1982 da James Q. Wilson e George Kelling, postula che la mancanza di manutenzione e controllo del territorio stimola le attività criminali. La tesi fu dimostrata sperimentalmente, parcheggiando due auto identiche, una delle quali con un finestrino rotto. Dopo alcuni giorni, quella col finestrino rotto aveva tutti i cristalli sfasciati, mentre l’altra era stata lasciata intatta. In altre parole, la sensazione di res nullius trasmessa dalla trasandatezza e dal lassismo delle autorità spinge la gente normale verso l’illegalità o il menefreghismo, la microdelinquenza ad alzare la testa, intossicando la società e rendendola più vulnerabile a ogni genere di criminalità.

Giuliani dunque decide d’usare il pugno di ferro in guanto di ferro contro azioni che erano pane quotidiano: l’ingresso in metro senza biglietto, il vandalismo in strada, i graffiti sui muri. Il risultato è palpabile. Da epitome della metropoli degenerata, New York torna a essere un luogo relativamente vivibile e sicuro, con un tasso di criminalità inferiore alla media nazionale degli USA.

L’esempio di Giuliani è ciò che dovrebbe essere seguito anche dalle parti nostre: il lassismo invece regna sovrano, complici amministrazioni liberal che tollerano centri sociali e attività illegali, una magistratura fin troppo disponibile a riconoscere ogni attenuante possibile e immaginabile ai micro-delinquenti fermati (specialmente se stranieri) e forze dell’ordine oramai sfiduciate davanti all’inutilità dei loro sforzi e perfino al rischio di passare dalla parte del torto, come nel caso dell’inseguimento del maranza Ramy a Milano, dove il giovane spacciatore e ladro deceduto nello schianto del suo motorino è stato fatto passare per eroe mentre i carabinieri all’inseguimento sono finiti sotto accusa.

Guai dunque alla nazione che ha bisogno di bande di giustizieri per imporre la legalità nelle strade: è il primo passo verso la liquefazione dell’autorità dello Stato. Alla quale segue la guerra di tutti contro tutti…

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