Il primato della scienza sulla psicosi da social

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Oggi l’informazione medica di ogni genere, natura e provenienza, grazie a rete e social network, arriva rapida ed essenziale. L’obiettivo? Concetto scarno, essenziale, rapido e indolore, massificante non individuale. Più che mai attuale il suo contributo al caos generato dall’epidemia del nuovo Covid19. La social-info vive una vita parallela, non conosce sfumature, nasconde gli sguardi, non ha le rughe di espressione di chi ha divorato libri e sperimentato sul campo, è spesso maleducata e saccente, asserisce non propone, condanna non pondera: distributore automatico di verità assolute. Ebbene la scienza quella vera, non è esatta spesso si contraddice proprio perché non è ignorante o supponente ma volta a scoprire, crescere, migliorare, criticare se stessa. La scienza è Socratica, sa di non sapere e se così non fosse resterebbe paralizzata nelle sue convinzioni: Francisco Goya ne “il sonno della ragione genera mostriinvita gli uomini a non perdere il controllo dell’intelletto. La medicina moderna cura l’individuo nella sua unicità e complessità, non può e non deve tessere maglie che imbriglino i pazienti come un pescato, usa ami finemente ricercati non reti grossolane per ottenere il consenso popolare. La medicina non vuole proseliti, non deve temere il malcontento di chi anela a chimeriche panacee e grida al complotto delle multinazionali farmaceutiche. La scienza che scende a compromessi genera disastri, non tutela e perde autorevolezza alimentando correnti scellerate come quelle dei No-vax che, in nome di una democrazia di opinioni e scelte, minano quotidianamente il recinto di protezione costruito con fatica a tutela della collettività.

In nome di questa pericolosa e distorta democrazia mediatica tutti ma proprio TUTTI, vogliono, pretendono e possono esprimere opinioni che screditano gli studiosi alimentando così la sopravvivenza di sedicenti guaritori. Pullulano nel calderone delle stregonerie libri e vademecum che promettono lunga vita e niente più malattie ponendo in pericolo di vita chi vi si affida ciecamente perché vittima delle proprie comprensibili paure; anche fenomeni parzialmente condivisibili come il veganesimo diventano delle religioni comportamentali, rifiutando spesso in maniera violenta una guida o un confronto critico e contestualizzato. Tristemente assistiamo e cerchiamo di porre rimedio a tali scempi quando spesso nulla più si può ma si sarebbe potuto fare se solo si fosse arrivati al momento giusto. Siamo mestamente consapevoli che tutto questo sia lontano dal sapere comune banalmente perché non fa notizia. Non neghiamo che la comunità medica essendo composta di uomini, sia scevra dai suddetti compromessi e da altrettante pecore nere ma è nostro il ruolo di individuare ed isolare tali fenomeni aberranti. Abbiate fiducia nelle sudate carte, orgoglio nei confronti dei nostri scienziati che continuano a riempire le aule nei congressi internazionali e che sono tra gli ultimi baluardi di una nazione sempre più pressapocchista. Diceva Ippocrate, padre della medicina: ci sono nei fatti due cose, la scienza e l’opinione. La prima genera conoscenza, la seconda ignoranza.