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A Sgarbi non gli hanno voluto stringere la mano, a Langone vogliono togliere il Premio. Il 25 aprile in piazza San Lorenzo il presidente dell’Anpi non aveva voluto stringere la mano al sottosegretario e assessore al Comune di Viterbo, oggi sempre l’Anpi più altre 25 (totale 26, in lettere ventisei, manco ci fosse da difendere la Polonia invasa dai carrarmati) associazioni di Forlì vogliono eliminare il Premio Verzocchi perché lo cura Camillo Langone.
Un passo indietro: Giuseppe Verzocchi era un imprenditore illuminato, amante dell’arte al punto che nell’immediato dopoguerra affidò a una serie di pittori (De Chirico, Guttuso, Casorati, Carrà, Vedova, mica i pittori della domenica) la realizzazione di un’opera (pagata) 70×100 cm che iniziasse ad entrare a far parte di quella che poi sarebbe diventata la Collezione Verzocchi, o Galleria Verzocchi, collezione di pittura contemporanea incentrata sul tema del lavoro. La portarono alla Biennale di Venezia del 1950 e nel 1961 Verzocchi la donò al comune di Forlì. Oggi si trova a Palazzo Romagnoli, vicino ai Musei di San Domenico e il Premio non è nulla di più e nulla di meno dei tanti Premi che nell’arte contemporanea vengono allestiti per valorizzare e promuovere, anche finanziariamente, il lavoro dei giovani artisti.
Oggi a curare il Premio Verzocchi c’è Camillo Langone e questo non è piaciuto né al consiglio comunale di Forlì (due consiglieri del gruppo Forlì e Co hanno deciso di presentare un’interpellanza urgente) né alla galassia fracassona dell’Anpi e associazioni varie, che niente niente sabato hanno deciso di scendere in piazza per chiedere la sospensione del Premio Verzocchi perché c’è Camillo Langone.
Oltre a svariate configurazioni di associazioni di partigiani, Anpi di qua e Anpi di là, troviamo Forum delle donne, Parità di Genere, Associazione Barcobaleno, Forlì Città Aperta e via dicendo, fra atei, lgbt, antifa e blah blah blah (per i curiosi, queste le sigle: Anpi Comunale Forlì; Anpi Forlì-Cesena; Arc Comitato Forlì; Associazione Barcobaleno – Aps Forlimpopoli; Associazione Luciano Lama; Auser, Forlì; Cgil Forlì; Consulta Laica Forlivese; Fondazione Lewin, Forlì; Forlì Città Aperta; Forum delle donne; Il progresso delle idee; Italia Nostra Sezione di Forlì; La materia dei sogni, Forlì; Libera Forlì-Cesena; Monnalisa; Naima Foundation; Parità di Genere; Rea Collettivo di genere; Scuola Viva; Tavolo Permanente delle Associazioni Contro la violenza alle donne; UAAR Forlì-Cesena; Udu, Forlì; Un secco no Apì; Unione Donne in Italia di Forlì; Vocedonna).
Ma perché tanto rumore? Per cosa scendono in piazza? Cosa gli ha fatto di male Langone?
Lo accusano di avere “posizioni misogine e anti-scientifiche, espresse in articoli negli ultimi anni”. Eh sì: come gli scalzacani in piazza il 25 aprile, che quando gli chiedi perché manifestano guardano sull’internet e poi farfugliano quattro cose imparaticce sbagliandole pure. Così la minoranza rumorosa girotondina sabato farà cagnara contro Langone e contro il Premio senza sapere perché, come gli antifa che berciano in assenza di fascismo, senza sapere nulla né del Premio né di Langone. Lo hanno detto loro stessi senza accorgersene: hanno notato i suoi articoli, adesso, dopo 30 anni che scrive.
Come sono noiosi. Biascicano di libertà ma sono i primi a negare il pluralismo: perché è proprio nel mondo della creatività, che ci vuole una curatela creativa. E Langone scrive divinamente. E conosce bene l’arte, soprattutto la pittura.
E’ normale che un curatore ci metta del suo, nel progetto che cura: e la Collezione Verzocchi, con quel suo splendore di pittura figurativa, sembra proprio il Premio “curabile” (anche) da uno con il curriculum di Langone, artisticamente più inclusivo di quelli che frignano per la mancanza di inclusione.
Perché questo è il vero pluralismo, non quello rilasciato come una patente dal comitato permanente degli indignati speciali, che fra lgbt, laicismo e pensiero corretto (da loro) hanno rotto le balle.
Non sarebbe interessante conoscere un punto di vista alternativo alla vulgata maxima che continuiamo a vedere nei vari MiArt e Fiera di Bologna? Non sarebbe interessante scoprire quei talenti inespressi della pittura italiana che sono coperti dalla cappa del rito artistico progressista e accettato della setta con l’asterisco? No, i piangina dell’intolleranza bru bru vogliono un’arte noiosa, una critica noiosa, mostre noiose come loro. Si dicono democratici, berciano di libertà, ma vogliono nulla di più e nulla di meno che un’arte di regime.