Inquinamento ambientale e malattie: un binomio ormai certo?

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Ne parliamo con il dottor Luciano Cifaldi, oncologo medico.

Un anno fa, esattamente in questo periodo, si svolgeva presso la sede dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a Ginevra la prima conferenza mondiale sull’inquinamento atmosferico e la salute. I partecipanti alla conferenza hanno valutato le prove scientifiche sull’inquinamento atmosferico e sulla salute ed hanno elaborato un documento di sintesi in grado di costituire se non una vera e propria linea guida almeno degli orientamenti, basati su dati scientifici, per la rivisitazione delle politiche sanitarie come contributo per prevenire l’esposizione all’inquinamento atmosferico, le malattie che ne conseguono con i loro costi che ricadono globalmente sulla collettività. Tra gli scopi della conferenza quello di contribuire al raggiungimento degli obiettivi della agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile che vede tra le priorità la risposta globale per la qualità dell’aria nelle città, l’accesso al trasporto sostenibile, il mitigare gli effetti spesso devastanti dei cambiamenti climatici e, appunto, la prevenzione delle malattie. Temi questi che devono accordarsi con la necessità di garantire una pur necessaria crescita economica. Anche l’accesso all’ energia pulita in ambito domestico gioca un ruolo importante considerato che i fumi interni rappresentano un grave rischio per la salute di oltre tre miliardi di persone che cucinano e riscaldano le loro case con biomassa, carburanti a base di cherosene e carbone.

Stime attendibili indicano come l’inquinamento atmosferico, nelle sue due componenti ambientale e domestico, causi 566.000 morti l’anno in Europa e sette milioni nel mondo, la maggior parte dei quali a causa di malattie non trasmissibile (5,6 milioni) mentre la polmonite incide per circa 1,5 milioni di morti all’anno.

Nove persone su 10 respirano aria contenente alti livelli di sostanze inquinanti. Diminuire l’esposizione all’inquinamento atmosferico equivale a diminuire la mortalità infantile per polmonite e ad abbattere il rischio di sviluppare malattie croniche in età adulta. A livello mondiale il 14% dei bambini nella fascia di età compresa tra 5 e 18 anni soffre di asma legata a fattori quali l’inquinamento atmosferico. L’inquinamento atmosferico è anche legato ai tumori infantili ed al deterioramento cognitivo sia nei bambini che negli adulti. Diminuire l’esposizione all’inquinamento atmosferico equivale anche a tutelare le persone anziane ed in particolare quelle che a motivo di concomitanti condizioni cardiorespiratorie e diabete sono particolarmente a rischio?
Si, è effettivamente così. Gli effetti sulla salute dell’inquinamento atmosferico sono gravi: un terzo dei decessi per ictus, cancro ai polmoni e malattie cardiache è dovuto all’inquinamento atmosferico. Questo è un effetto equivalente a quello, ampiamente noto, del tabacco da fumo.

Che il tema non sia ulteriormente procrastinabile e debba necessariamente essere affrontato con ogni sollecitudine dai Governi a livello mondiale è ormai un dato acquisito anche nella conoscenza e nelle aspettative della collettività. Per gli addetti ai lavori giova evidenziare come digitando sulla U.S. National Library of Medicine National Institutes of Health le parole “environmental pollution and cancer”, inquinamento ambientale e cancro, vengono ad evidenziarsi ben 50411 articoli scientifici.

Già i soli titoli degli argomenti trattati nei più recenti articoli scientifici del 2019, ne cito due entrambi cinesi come esempio ovvero “Pollution characteristics, sources, and health risk assessment of human exposure to Cu, Zn, Cd and Pb pollution in urban street dust across China between 2009 and 2018” e “Short-term association between ambient air pollution and lung cancer mortality” la dicono davvero lunga sulle problematiche collegabili all’inquinamento ambientale.
Non a caso proprio in sede di conferenza il sud coreano Shin Young-soo, direttore regionale dell’Oms per l’Occidente Pacifico, ha dichiarato che “L’inquinamento atmosferico è la minaccia per la salute ambientale più letale nella nostra regione, e colpisce le persone nei paesi a reddito medio ad un tasso molto più alto di quelli nei paesi ad alto reddito”.

Le nostre città, ed ormai è una costante, sono avvolte da una cappa di smog e lo notiamo in particolare quando sussistono condizioni ambientali quali l’assenza di piogge e di vento. L’assenza di smog visibile non equivale alla salubrità dell’aria considerato che a livello planetario sia le aree urbane che i villaggi presentano valori di inquinanti tossici nell’aria che superano i valori medi annui raccomandati dalle linee guida della qualità dell’aria della World Health Organization.

Se ai Governi spetta il compito di intraprendere azioni volte a ridurre progressivamente l’uso di combustibili derivazione fossile nei trasporti e nella produzione di energia, l’attivazione di procedure alternative alla combustione indiscriminata ed incontrollata dei rifiuti solidi urbani, la riduzione dell’uso di fertilizzanti in agricoltura e la promozione di tecnologie pulite, quale può essere il ruolo delle autorità sanitarie in questa battaglia?

L’inquinamento atmosferico non riconosce confini. Alle Autorità sanitarie dei vari Paesi compete un’ azione sinergica per mettere in pratica quella che è stata la motivazione principale della conferenza di Ginevra ovvero “recognized the need for an aspirational goal of reducing the 7 million deaths a year due to air pollution by 2030, as a contribution to achieving the Sustainable Development Goals”.

Un impegno dunque significativo per combattere il problema è fare crescere la consapevolezza di questa importante sfida per la salute pubblica e sui rischi derivanti dall’inquinamento atmosferico per la salute di ogni singolo cittadino.