San Tommaso, un “elettroshock” per la tradizione

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La società “evoluta e moderna” ha visto una ridefinizione in fieri del rapporto con la religione, con una messa in evidenza sempre più importante della tensione tra la fede e la razionale libertà di scelta personale. Nel mondo cattolico e non solo, si è creato un vuoto di pensiero molto profondo in cui la religione di forma ha dovuto cedere il passo al più intimo concetto di spiritualità. L’esaltazione della scienza e della tecnologia hanno delegittimato l’obbedienza dell’uomo ad un’autorità religiosa esterna. Il ritorno alla spiritualità è stata la pietra filosofale che ha risolto questa anacronisticità concettuale, spostando l’accento della relazione dogmatica tra l’uomo e il sacro sulla profondità del libero arbitrio dell’individuo e sul riconoscimento identitario con tutta la carica di simboli e di collanti emotivi che ne consegue. La cultura moderna è fortemente antropocentrica; la vita sociale si è razionalizzata e la concezione del sacro non poteva più essere intesa in modo tradizionale tramite la garanzia dei riti e delle certezze istituzionali, proprio per il primato sempre più evidente dell’esperienza empirica sul dogma. In questa cornice quasi dicotomica si staglia un colosso, un maestro di grandiosità, esemplare per la sua dottrina universale e molto attuale: San Tommaso. Come Sant’Agostino aveva tradotto in chiave cristiana la filosofia di Platone, San Tommaso reinterpreta la metafisica di Aristotele. Straordinario e scandaloso il suo accoglimento dell’importanza dell’esperienza sensibile ai fini della conoscenza. “Quando la fede non coincide con la ragione, bisogna astenersi dal dare ragione alla fede”…. Nel tomismo è basilare la volontà di non contraddizione tra la fede e la ragione che può essere realizzata proprio perché la conoscenza del mondo avviene attraverso la filosofia, quindi la ragione, ma la ragione riesce a sanare i suoi errori solo attraverso la rivelazione divina. Pertanto la fede esalta la ragione verso la perfezione e la ragione è utile alla fede perché può chiarire aspetti che renderebbero la fede criticabile e obiettabile. Dio immobile è primo motore di ciò che si muove e prima causa efficiente e necessaria per la discendenza del tutto. Inoltre è massimo grado di perfezione e massima intelligenza che ordina ogni cosa. Dio è essenza ed esistenza che coincidono e dona l’essere alle creature che partecipano alla sua esistenza. Nell’uomo essenza ed esistenza sono scisse in quanto creatura finita. Essere credenti alla luce del pensiero e dell’insegnamento di Tommaso è una proposta moderna e attuale perché supera la cieca rivelazione attraverso una vera e propria forma di dialogo. La parola d’ordine è un elettroshock per la tradizione: non è accettazione ma spiegazione. La ragione e l’intelligenza umana sperimentano, elaborano le verità naturali senza però escludere la verità rivelata. Non è il fideismo che esclude ed annulla il razionalismo ma la fede illumina la ragione e ne viene illuminata poiché le verità di fede diventano addirittura intellegibili Accettare la fede non equivale ad essere irrazionali: è una ancillarità della ragione ma, nel nostro tempo, potremmo osare affermare che si tratta di un ancillarità reciproca.

L’estrema attualità di San Tommaso si manifesta anche nel suo concetto di politica. Nel XIII secolo San Tommaso scrive che la politica è l’organizzazione più perfetta di vita sociale prodotta dall’uomo e nasce da una vera e propria esigenza della natura umana per garantire la pace e l’equilibrio e per far sì che ogni uomo possa vivere realizzando la propria felicità. Ma che cos’è questa felicità? E l’attività della ragione che però risulta essere di valore inferiore alla beatitudine della grazia divina che illumina tutti ed è disponibile a tutti. Colpisce il fine della legge cui fine deve essere il bene comune, colpisce la necessità di un sistema politico al servizio della gente, un sistema incentrato sulla morale e non solo sulla logica economica “ut multitudo bene vivat”.

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