LE SCUOLE CENTRALI DEI SERVIZI ANTINCENDI COMPIONO 80 ANNI

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Gli architetti Carlo Di Maria e Claudio Longo, per il complesso delle scuole, e il prof. Ing. Arch. Dagoberto Ortensi, per il centro sportivo, sono gli autori indiscussi del Complesso delle Scuole Centrali Antincendio.

Da ricordare anche gli scultori Fortunato Longo, Cosmo Sorgi, Romeo Gregori e i pittori Alberto Ziveri, Lorenzo Micheli Gicotti, Enrico Schiavina, Antonio Achilli e Roberto Baldassari.

Tutti impegnati nell’elaborazione di questa opera pubblica di particolare rilievo, insieme ai tecnici dei Vigili del Fuoco, in particolare all’Ing. Fortunato Cini, Comandante delle Scuole,  la sua costruzione iniziò nel 1939, dietro sollecitazione dell’allora sottosegretario al ministero dell’Interno  (1933-1943) Guido Buffarini Guidi. L’inaugurazione del complesso delle Scuole Centrali Antincendi sulla via Appia Nuova, ubicato in prossimità dell’ippodromo delle Capannelle, si tenne il 4 agosto del ’41alla presenza di Mussolini.

Il complesso è portato a termine, sottolinea la pubblicazione curata nel 1943 dall’Arch. Dagoberto Ortensi  «mentre la guerra liberatrice è in corso per l’affermazione delle idealità del nostro popolo di cui tali realizzazioni ne sono la più concreta immagine». Viene così «ad arricchire la Roma di Mussolini di un nuovo elemento in tutto degno di essa e del suo glorioso avvenire», La pubblicazione ha il nome “Le Scuole Centrali dei Servizi Antincendi”, con descrizione di particolari costruttivi artistici all’avanguardia dei tempi e foto dell’inaugurazione avvenuta appunto il 4 agosto del 1941.

Nell’imponente struttura che occupa un’area di 6 ettari e mezzo, sui quali gli edifici e gli impianti si sviluppano per oltre 7 mila metri quadrati, prendono posto gli uffici, gli alloggi, i parlatori, i locali per il corpo di guardia, i laboratori didattici, la sala conferenze, il refettorio, le sale di ritrovo e di musica, l’infermeria, i gabinetti medici e i reparti di degenza, le autorimesse, le officine meccaniche e di falegnameria, un centro cinefotografico, l’immancabile sacrario, la biblioteca e il museo storico. Un castello di manovra alto 23 metri, su un lato del quale campeggiano fasci littori stilizzati alternati dal moto «CREDERE OBBEDIRE COMBATTERE», e una goletta a tre alberi sono destinate all’addestramento. L’altra metà del complesso accoglie gli impianti sportivi: campi per l’atletica, il calcio, la palla ovale, il tennis, la pallacanestro e le bocce. A questi si aggiungono una palestra coperta affrescata alle pareti e dotata di “bagno finnico” e una piscina con le esedre ornate da statue marmoree. L’idea prende a modello la vasca natatoria della villa Adriana di Tivoli e richiama nelle sculture lo stadio dei Marmi al foro Mussolini.

Sempre, nella pubblicazione dell’Ortensi, si legge “lo studio del progetto è stato particolarmente laborioso ed accurato, affinché le funzioni delle varie parti fossero armonicamente coordinate per rispondere con precisione allo scopo. Questo coordinamento delle esigenze funzionali si è presentato delicato anche per vie degli speciali vincoli di ordine architettonico e paesistico che presiedano alla tutela della zona archeologica nella quale sono sorte le scuole. Tutti gli edifici sono di una architettura ispirata a grande semplicità, anche per non turbare l’armonia del paesaggio ed anzi fondersi il più possibile con esso”.

Sono passati ottant’anni, ma entrando nello spazio architettonico delle scuole  si percepisce ancora quel processo di riordino e modernizzazione del corpo dei vigili del fuoco “voluto”, negli anni ’40,  sia in ambito architettonico ma anche di valorizzazione del capitale umano lavorativo.

In quegli anni, le scuole erano un’eccellenza tecnica e architettonica che non trovava precedenti nelle analoghe organizzazioni straniere.

Non meno importante dell’opera, è però il ruolo del vigili del fuoco. Si legge nel testo dell’Ortensi che “il bonario e generoso pompiere dei tempi andati, la quale bastava una buona dose di coraggio e di forza, ha così ceduto il passo all’odierno Vigile del Fuoco, ed è divenuto una figura di vecchi ricordi : il vigile del nostro tempo affina nella disciplina delle palestre e delle aule di insegnamento il proprio coraggio e la propria forza”. E’ proprio su quest’ultimo passaggio, sul ruolo del vigili del fuoco, che dobbiamo puntare in futuro.

Infatti, ottant’anni fa, la visione era futuristica, il luogo del lavoro, le Scuole Centrali Antincendio,  doveva essere l’ambiente dove il capitale umano  poteva  realizzarsi e la strada fu segnata inesorabilmente dagli architetti, ingegneri, scultori e pittori insieme ai vertici del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco  dell’epoca.

Dopo ottant’anni, si assiste invece al rischio di una inversione di tendenza: una spietata burocrazia può rallentare l’innovazione che emerge dall’evoluzione della società ed anche dalle tante proposte che provengono dalla base, composta dai valorosi Vigili del Fuoco che ogni giorno si impegnano per salvaguardare della vita degli altri.

Bisogna assolutamente riprendere la strada tracciata dai nostri padri. Né saremo capaci?

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