La mala giustizia, narrata in un romanzo (vero)

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Foto di Alberto Sanchez da Pixabay

Quella dei penitenziari è una realtà spesso trascurata, di cui non si conoscono bene le dinamiche; ad esempio, ogni anno i suicidi nelle carceri italiane sono più numerosi dei detenuti americani condannati a morte. È da queste premesse che parte il romanzo L’educatore (ExCogita, 2020, 176 pagine, 16,00 euro), scritto dall’ex-sindaco di Buccinasco Loris Cereda.

Claudio Bassetti, il protagonista, lavora come educatore per i detenuti nel Carcere San Vittore di Milano, e ha il compito di aiutarli a reinserirsi nella società. È un compito che svolge meccanicamente, senza provare alcuna emozione. La sua routine si spezza quando una sua collega, Loredana, gli mostra i diari scritti dai detenuti per un corso di scrittura creativa. Leggendoli, Claudio riesce a ritrovare l’empatia che aveva perso da tempo, e decide di schierarsi dalla parte dei carcerati.

Dalla lettura dei diari dei carcerati viene fuori una realtà tutt’altro che omogenea: c’è un medico caduto in disgrazia che si esprime mischiando citazioni colte a un linguaggio colloquiale; sul versante opposto, troviamo l’immigrato dall’Europa dell’Est che parla in un italiano pieno di errori grammaticali.

"L’educatore", il romanzo di Loris Cereda

I fatti narrati sono legati al vissuto personale dell’autore: Loris Cereda è stato per davvero rinchiuso in San Vittore: nel 2018, dopo 7 mesi in carcere per una condanna emessa nel 2013, la Corte d’Appello di Milano lo ha sollevato da qualsiasi procedimento, anche civile, in merito alle accuse. Cereda si è sempre dichiarato innocente, tanto da rinunciare alla prescrizione nel corso dei vari processi.

Il romanzo di Loris Cereda porta all’attenzione dell’opinione pubblica un problema sociale ancora irrisolto. Il romanzo è stato premiato dal Rotary Club di Bormio, mentre Cereda ha ricevuto nel 2016 il premio letterario Casalini riservato ai detenuti e promosso dall’Università delle tre età.