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Sta circolando in rete, in queste ore, il video che ritrae il coro dell’opera di Odessa intonare il “Va’, Pensiero” tra le barricate. Un coro non casuale, essendo uno dei più famosi del Nabucco di Giuseppe Verdi, che inneggia alla libertà dei popoli oppressi. È l’immagine perfetta per descrivere in maniera plastica la discrasia che vive l’Europa, divisa tra ciò che è e ciò che desidera essere: è chiaro che ormai sia diffusa la volontà di deporre un’Europa fatta di burocrazia e tecnocrazia per dare spazio – finalmente – all’Europa dei Popoli e delle Identità.
Non credo sia un caso che i patrioti ucraini stiano riuscendo ad accendere i cuori di tutti gli europei, dalla vicinissima Varsavia a Lisbona. Non credo sia nemmeno un caso che gli ucraini abbiano scelto lo stesso canto che – 142 anni fa – intonavano gli artisti dell’Opera di Milano durante le Cinque giornate di Milano, quando utilizzarono le armi del corredo di scena per combattere per l’Unità d’Italia.
Il Popolo Europeo si è fatto trovare “forte e degno”, affrontando le avversità degli eventi con un raro sentimento di unità e una risposta identitaria alimentata dall’attaccamento alla libertà e all’autodeterminazione.
Solo la Storia potrà, invece, dirci se l’Unione Europea e la NATO siano stati, siano e saranno all’altezza di questa prova o, in qualche modo, responsabili di questa grave crisi.
Ciò che rimane di tutto ciò è la spinta dei Popoli, la sorgente della Storia, che hanno deciso di fluire in un altro solco e stare davvero al fianco del popolo ucraino, superando le omissioni e le colpe di chi ha trasformato l’Europa in un’accozzaglia di entità tecnocratiche senza identità.
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