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Angelo Crespi e Vittorio Sgarbi. Due critici d’arte si incontrano e parlano di Bellezza.
Angelo Crespi
Sto lavorando, come direttore scientifico di Valore Italia, a un grande progetto che riguarda i beni culturali. Valore Italia è un nuovo Centro Internazionale di Ricerca per il restauro e la valorizzazione del patrimonio culturale che ha come mission quella di formare giovani restauratori e specialisti nella conservazione, che però siano in grado di valorizzare questo immenso giacimento. Il patrimonio culturale rappresenta la storia e i valori di un popolo, la ricchezza e la diversità delle sue tradizioni culturali; non è solo espressione e memoria del passato, ma ponte e strumento di fondamentale importanza per progettare il futuro e rafforzare il senso di appartenenza ad una comunità territoriale. È patrimonio condiviso che necessita di essere compreso, coltivato, fruito e, prima di tutto, salvaguardato e conservato. Ed è per questo che stiamo per far nascere a Milano un polo di eccellenza. Non a caso abbiamo scelto come sede un luogo strategico come MIND (Milano Innovation District) che è già oggi il fulcro su cui si baserà lo sviluppo di Milano e in prospettiva di tutto il Paese.
Vittorio Sgarbi
Nella mia vita ho condotto battaglie importanti e molte le ho vinte, per la gloria di questo Paese, della sua civiltà, in difesa del nostro patrimonio culturale. E sono convinto che la battaglia della cultura debba essere giocata anche nel campo della politica. Per questo motivo il mio impegno di intellettuale è coinciso con il mio impegno di politico, aderendo ai partiti che meglio rappresentavano il mio sentimento, al tempo stesso da un lato libertario e dall’altro conservatore, oppure fondando e animando movimenti in cui si potessero riconoscere i cittadini che hanno a cuore le sorti del Paese. “Rinascimento Io apro”, con cui mi sono presentato a queste elezioni in molti comuni, ha infatti come obiettivo innanzitutto la tutela della libertà individuale, messa in pericolo durante l’emergenza Covid delle norme sanitarie e dagli obblighi che ne sono conseguiti. E secondariamente la protezione della bellezza del patrimonio artistico italiano, che è il tesoro su cui si fonda la nostra ricchezza e il futuro sviluppo del Paese.
Angelo Crespi
Condivido da sempre il pensiero di Sgarbi, che in questi decenni ha coniugato ragione e passione dovendo difendere la bellezza del nostro Paese contro gli orrori della contemporaneità. Credo che il richiamo al Rinascimento sia imprescindibile non solo perché il termine evoca un tempo in cui l’arte produsse infiniti capolavori, ma perché esso indica in modo da tutti comprensibile cosa vogliamo per il nostro futuro. Noi stessi di Valore Italia abbiamo costituito un Fondo Rinascimento con l’obiettivo di coinvolgere le istituzioni o le aziende private che vogliono investire sulla conservazione e sulla valorizzazione del patrimonio culturale, contribuendo soprattutto alla ricerca che in questo campo è fondamentale per dotarci di strumenti migliori al fine di porre in essere quella che viene definita “conservazione programmata”, cioè un modo di proteggere il patrimonio, intervenendo prima che si deteriori o che ci siano danni irreparabili.
Vittorio Sgarbi
Quello che dice Crespi è giusto, ma il suo discorso deve essere calato nella prassi. Il mio impegno politico è determinato dalla consapevolezza che non basta teorizzare la conservazione del patrimonio, che è spesso messa in pericolo dalla inanità degli amministratori pubblici e dalle mire degli speculatori, bensì è necessario con forza difenderlo. Sono stato sindaco di molti piccoli paesi e ancora oggi sono il primo cittadino di Sutri, sono stato assessore alla Cultura in grandi città come Milano o in realtà più piccole ma altrettanto significative come Urbino, perché solo ricoprendo certi ruoli di responsabilità si può avere il potere reale di mettere in atto quelle buone pratiche, necessarie a limitare i disastri della contemporaneità.
Angelo Crespi
Non posso che essere d’accordo. Aggiungo che il potere pubblico è fondamentale, ma non basta. Dobbiamo coinvolgere i privati affinché il patrimonio sia realmente presagito come un bene comune. Dal punto di vista ideologico, l’Italia è un Paese socialista nel quale il pubblico sopravanza il privato e il privato quasi sempre è considerato un suddito. E’ necessario invertire questa dinamica perversa che giustifica da un lato la prepotenza dello Stato perfino quando sono lampanti i suoi errori, mentre dall’altro ingenera il disinteresse del privato verso la cosa pubblica. Il patrimonio, lo dice già la parola, è ciò che abbiamo ereditato dai nostri padri, dunque è nostro per definizione, è di noi cittadini, non dello Stato che invece si arroga il diritto supremo di decidere cosa è buono e cosa è giusto. Uno Stato che allo stesso tempo è ciecamente conservatore nel modo più retrivo, pur essendo di facciata progressista, e paradossalmente è indifferente alle più turpi speculazioni, accetta le malagestioni, non interviene di fronte ai disastri economici.
Vittorio Sgarbi
Dobbiamo rimettere al centro la Bellezza. La Bellezza, come ho dimostrato a Sutri, può diventare ricchezza, perché l’arte genera benessere, welfare e, infine, ricavi provenienti dalla sua produzione e dalla sua fruizione.
Angelo Crespi
La Bellezza è un tema che mi è caro. Il patrimonio culturale materiale rappresenta la storia e i valori di un popolo, la ricchezza e la diversità delle sue tradizioni; non è solo espressione e memoria del passato, ma ponte e strumento di fondamentale importanza per progettare il futuro e rafforzare il senso di appartenenza a una comunità territoriale. Il patrimonio culturale prima ancora di essere un asset economico è fonte inesauribile di identità e senso, per un Paese come l’Italia che ritrova le proprie radici proprio nel lascito millenario di bellezza e arte, tramandato di generazione in generazione senza soluzione di continuità. Esso è patrimonio condiviso e comunitario che necessita però di essere compreso, coltivato, fruito e, prima di tutto, salvaguardato e conservato.
SMS di SGARBI
Un appello a chi vuole che Viterbo torni ad avere il posto che merita nella storia, superando il ruolo di eterna spettatrice. La Bellezza, com’è accaduto a Sutri, può diventare ricchezza.Cos’altro deve aspettare Viterbo? Dalla Macchina di Santa Rosa, patrimonio dell’Unesco, al teatro Verdi, dal Palazzo dei Papi alle terme, trascurate, con il maestoso centro storico, ridotto a contenitore della movida; con una attestata e interrotta vitalità culturale, attraverso i festival e l’attività di associazioni e di persone illuminate; con la ricchezza del medioevo, della spiritualità; con il paesaggio della Tuscia, non è ben chiaro per quale motivo Viterbo debba rimanere esclusa dal mondo, dimenticata, ignorata. Cultura è conoscenza, non improvvisazione, è visione e programmazione. Solo grazie al suo patrimonio, se adeguatamente comunicato al mondo, Viterbo potrebbe esistere. L’esposizione senza criterio delle opere di Sebastiano del Piombo, per esempio, rappresenta l’ennesima occasione sprecata per la città. E non si dovrà’ sbagliare con il palazzo della Banca d’Italia, attualmente in vendita e grande argomento di discussione: non basta acquisirlo, bisogna animarlo , immaginarne la funzione. Settemila metri quadrati che possono diventare un grande museo con esposizioni permanenti(penso alle Macchine di Santa Rosa,in deposito,esempi di intelligenza e fantasia) e temporanee, con opere di maestri della storia dell’arte, che portino in città la stampa e migliaia di visitatori, facciano parlare di Viterbo, generino lavoro per i viterbesi e contribuiscano a restituirle quello che è: una capitale dell’arte. E’ stato possibile a Sutri con il museo di Palazzo Doebbing che , in quattro stagioni espositive ,ha accolto oltre cinquantamila perso, ospitando opere di Tiziano, Bacon, Giotto, Rousseau, Ligabue, Guttuso, tra gli altri, costantemente al centro della attenzione della stampa nazionale e internazionale , di televisioni e media. Immagino, ancora, il Trasporto della Macchina di Santa Rosa onorato devotamente in diretta sui canali Rai, come accade per il Palio di Siena. Molto altro si potrebbe dire a proposito della storia e della vita culturale della città dei Papi. Moltissimo si può e si deve fare.
Il privato in Italia non funziona, per il semplice motivo che gli italiani, essendo individualisti, non tengono per niente al bene comune…alla “comunita’” ecco perchè in Italia puo’ funzionare SOLO il pubblico. Se l’acqua, per esempio, venisse privatizzata, il costo della bolletta salirebbe alle stelle, perchè i marpioni dei dirigenti italioti, vogliono stipendi da 50-100mila euro al mese.
Io ho l’impressione che questi 2 Signori , esponenti eccellenti dell’intellighenzia Italiana, alla fine non hanno detto niente di nuovo e non propongono niente di nuovo. Se la cultura di un popolo è la sommatoria delle eccellenze espresse da personaggi eccellenti vissuti in epoche diverse, non vedo che ruolo abbia anche solamente il concetto di “privato”! Che lo stato debba valorizzare in modo “dignitoso” e fruibile da tutti, la cultura degli avi! Beh, questo è un diritto del cittadino e un dovere dello stato, che come in molti altri campi si trova inadempiente, perché solo nell’enunciato “Dal punto di vista ideologico, l’Italia è un Paese socialista nel quale il pubblico sopravanza il privato e il privato quasi sempre è considerato un suddito.”! Purtroppo!