Il maggiore Stefano Cazora è un uomo che ha fatto una scelta precisa. Ufficiale dell’Arma dei Carabinieri è anche giornalista e scrittore. È direttore responsabile della rivista ambientale dell’Arma, #Natura, è esperto in comunicazione istituzionale e conosce a fondo il legame che c’è tra ambiente, cultura e immaginario.
Maggiore, il tema dell’ambiente ha ripreso centralità nel dibattito pubblico…
Credo che sia stata acquisita una nuova consapevolezza nel corso degli ultimi anni, ormai radicata e non soltanto nei più giovani. L’ambiente ci appartiene come bene comune e rappresenta l’unica cosa che possiamo lasciare ai nostri figli. Diventa eredità e dunque si fa valore: da qui l’esigenza affermata da molti di allargare, anche alla Costituzione, la tutela dell’ambiente. Nella Carta, in realtà, l’impegno non manca ma va rafforzato: lì si parla di paesaggio e, in fondo, il nostro tesoro è proprio in questo.
Cosa c’è nel patrimonio ambientale italiano?
Non abbiamo le grandi foreste incontaminate. L’Italia, però, è lo scrigno della biodiversità d’Europa. Nei nostri boschi vive il 60% della flora e della fauna del Vecchio Continente. E dobbiamo proteggerla a vantaggio di tutti. Ma c’è di più: la gemma del nostro patrimonio sta proprio nell’unicità del paesaggio, cioè in quel tessuto di natura e cultura, dell’ambiente sapientemente vissuto e valorizzato dalla laboriosità e dalla saggezza dell’uomo.
Cos’è il paesaggio immateriale?
Il patrimonio che va tutelato non è (solo) quello naturalistico, artistico ed archeologico ma anche quello “immateriale” che rappresenta un’idem sentire evocativo che parla a tutti. Il nostro paesaggio è un tesoro perché è non solo tessuto geologico e geografico ma diventa immaginario, tradizione e cultura. Una mappa infinita, è l’Italia dei luoghi dell’anima che attingono alla storia, alla letteratura. Leggende, certo ma anche tantissimi richiami a fatti veri che hanno cambiato il mondo. Penso ai luoghi dove si sono combattute grandi battaglie o dove si è svelata la grande poesia. Quelli son posti dove si cammina percependo il senso della storia e delle nostre radici culturali,. Dai cipressi di Bolgheri, resi celebri dai versi di Carducci fino all’isola di Montecristo, affascinante per il romanzo di Dumas.
Altrove si fa tesoro di questo patrimonio…
Penso che si possano valorizzare tutte queste ricchezze e sviluppare quella vena di turismo del fantastico, a me piace definirlo “fantaturismo”, che spinga le migliaia di appassionati ad andare alla ricerca di quei luoghi che nutrono l’immaginario collettivo. Potrebbe essere un’occasione di rilancio e un volano di sviluppo per molte aree del nostro Paese, specialmente quelle interne. Ma per la difesa dell’ambiente è fondamentale tanto l’educazione quanto l’informazione.
Questa rappresenta una delle missioni della Rivista #Natura…
Credo che sia necessario conoscere per tutelare, per difendere e valorizzare l’ambiente. La rivista è divulgativa e diretta a tutti, soprattutto ai giovani, pur conservando il suo rigore scientifico. È stampata a colori su carta riciclata, nessun albero viene abbattuto. Nel nome compare l’hashtag perché sia strumento di condivisione e luogo d’incontro sui temi. Abbiamo voluto mantenerne un’edizione cartacea accanto a quella online, presente anche sui social network. Dibattiamo soprattutto di tematiche ambientali italiane, perché vogliamo far conoscere i luoghi dove si svolge l’attività di tutela dei carabinieri. E anche per far conoscere il nostro immenso patrimonio ai più giovani. Tutti hanno visto (in tv) le zebre, pochissimi hanno visto un pollo vivo e ancora di meno sarebbero quelli capaci di riconoscere un asinello dell’Amiata. Diamo molto spazio all’ambiente e all’azione di chi lo difende, che si tratti di carabinieri o degli attori di quel mondo variegato e vasto che si spende allo scopo: dall’associazionismo al volontariato che collabora attivamente con l’Arma.