Era il 2 dicembre di 80 anni fa quando FT Marinetti si spegneva a Bellagio, sul lago di Como. La sera prima aveva scritto i suoi ultimi versi su un quaderno della figlia Vittoria. Poche ore dopo chiama l’amatissima moglie Benedetta: “ho lavorato troppo” e si scusa con lei. Mentre Benedetta gli sorride, lui rende l’anima al “Cuore Divino”, scriverà lei.
Stasera al Teatro Manzoni di Milano, a poche centinaia di metri da dove FT centoquindici anni fa lanciava in Italia la sua sfida futurista, lo spettacolo “Inimitabili. Marinetti” porgerà omaggio al grande padre delle avanguardie.
Il direttore di “CulturaIdentità” Edoardo Sylos Labini porta sul palco la vita di Marinetti con la piece che sta facendo il giro dei teatri italiani dopo il successo televisivo, insieme agli altri due grandi della nostra storia, D’Annunzio e Mazzini. A Milano è però previsto un “fuori serie”, una serata in cui il pubblico diventa protagonista come durante gli happening futuristi. Attesi in platea importanti nomi della politica e della cultura, fra cui la nipote di Filippo Tommaso, Francesca Barbi Marinetti, che sul numero di “CulturaIdentità” in edicola firma un ricordo del nonno in occasione dell’80 della sua scomparsa.
Francesca Barbi Marinetti che riceverà in omaggio al suo celeberrimo cognome la “Luminosa” realizzata da Marco Lodola, il più pop degli artisti contemporanei, con la sagoma del padre del Futurismo e un’opera dedicata alla velocità dell’artista Riva GLDF.
Non poteva mancare l’omaggio dell’associazione che rappresenta l’Arma in cui Marinetti ha servito la Patria: gli autieri. L’ANAI, con il suo presidente, generale Gerardo Restaino, ricorderà il commilitone FT, che durante la Grande Guerra servì sotto il motto “fervent rotae fervent animi” dell’Arma. Motto che quanto mai calza al poeta che chiamò al maschile l’automobile e che della velocità e dei motori fece arte.
Marinetti era nato ad Alessandria d’Egitto il 22 dicembre 1876. Studente irrequieto, vive in un mondo cosmopolita e realizza le sue prime opere in francese. Ma è un patriota fervente e quando approda all’idea di fondare il Futurismo – in seguito a un incidente stradale! – ha in mente l’Italia. Scandaloso e dirompente in arte come in politica, Marinetti diventa uno dei promotori dell’interventismo nella Grande Guerra, e in coerenza con le sue idee parte per il fronte. Nel dopoguerra è fra i fondatori del Fascismo, a piazza San Sepolcro. Col regime e col suo capo avrà poi sempre un rapporto “a schiena dritta”, accettando solo per disciplina la stretta uniforme d’accademico d’Italia. Propugnatore dell’arte d’avanguardia, negli anni Venti inaugurò la “seconda ondata” futurista, con l’Aeropittura ed entrò in polemica con la visione reazionaria e anti-moderna degli ambienti vicini alle idee di Hitler. Durante la Seconda guerra mondiale, nonostante gli anni e i problemi di salute, volle arruolarsi ed essere inviato sul fronte più duro, quello russo. Là si ammalò gravemente di cuore. Ritornato in Italia, di fronte alle disgrazie che stavano colpendo la nazione, si riavvicinò al Cattolicesimo e aderì alla Repubblica Sociale, lavorando fino all’ultimo per le sue tre grandi stelle polari: l’Italia, la famiglia, la poesia. Lasciò la moglie, l’amatissima poetessa Benedetta Cappa (1897-1977), e tre figlie, Vittoria, Ala, Luce, che nel difficile dopoguerra conservarono la sua eredità per tutti gli italiani. Un’eredità che oggi è finalmente rivalutata, anche con eventi come la mostra al Palazzo delle Esposizioni di Roma, voluta dal Ministero della Cultura, che verrà inaugurata il 3 dicembre.
Lo spettacolo “Inimitabili. Marinetti”, di Edoardo Sylos Labini e Angelo Crespi, direttore della Grande Brera, è in tournee e continuerà ad andare in scena, insieme agli altri due capitoli della trilogia – “D’Annunzio” e “Mazzini” – fino a febbraio e poi anche nella prossima stagione teatrale. Ecco il calendario delle date.