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Nell’artista maltese due mondi diversi ci raccontano l’evoluzione di una lunga carriera
Conosciuto come Il Maltese, dalle sue origini, Mario Zammit-Lewis è in realtà un cittadino del mondo: per tutta la sua vita risiede ed opera tra Europa (soprattutto in Italia, Malta e Francia), Nord Africa e Asia. Ciò lo ha portato ad entrare in contatto con tante culture, religioni e lingue e ad avere un’elasticità di pensiero priva di barriere e di limiti creativi. La sua ampia conoscenza si rispecchia nel suo peculiare linguaggio artistico, che nel tempo, grazie alla sua curiosità e alla edizione per la ricerca, è cresciuto e mutato, passando dagli studi e le riproduzioni delle opere dei grandi maestri, all’astrattismo geometrico, all’arte paesaggistica e a quella figurativa, concentrandosi soprattutto sulla ritrattistica e i nudi di donna. Egli non si limita a riprodurre pedissequamente il dato reale: la peculiarità della sua cifra stilistica si rintraccia nell’arguto apporto espressionista che riesce ad imprimere nelle sue opere. Ognuna di esse vuole essere un omaggio alla vita ed esprimere l’ammirazione e il rispetto che l’artista prova nei confronti della bellezza. Ricordi, passioni, scenari, incontri, personaggi celebri, familiari e modelle: è ampia la rosa dei soggetti raffigurati da Zammit, com’è ampio il suo bagaglio di esperienze.
Singolari e originalissimi i suoi nudi geometrici degli anni ’70, di cui abbiamo testimonianza in opere recenti come “Model preparing to pose 2”, con una donna vista di spalle nell’atto di raccogliere i capelli seduta davanti ad uno specchio dal quale è possibile intravedere il riflesso del cavalletto che da lì a poco verrà utilizzato per ritrarla. La donna ha vicino a sé, appeso alla parete della stanza, proprio una di quelle composizioni raffigurante un mezzo busto geometrizzato memore delle opere realizzate ed esposte agli esordi dal nostro autore, testimonianza di una maniera che guardava all’astrattismo geometrico e alle avanguardie in voga nelle gallerie della Torino degli ultimi decenni del ‘900. Due modi a confronto, due maniere diverse che in una sola opera ci raccontano l’evoluzione di una carriera lunga oltre cinquant’anni, da sempre attenta a ciò che accade nell’arte ma oggi più consapevole e matura, pronta a mettere in scena un personalissimo linguaggio fatto di incarnati rosei, ambientazioni accurate e volumi ben definiti dalla luce che magistralmente scivola sulle superfici definendone i volumi. Brani altrettanto sublimi sono gli scorci dalle imbarcazioni realizzati nelle Filippine, nei quali la forza e la brillantezza del colore creano immagini dal grande impatto visivo in grado di trasmettere in chi osserva la pura voglia di avventurarsi e godere a pieno delle esperienze.