Quelle Marocchinate che chiedono ancora giustizia

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Dettaglio del poster del film "La Ciociara" disegnato da G. Allaro (1960)

Sessantamila. Questo lo spaventoso numero degli italiani – soprattutto donne – che nel corso della Seconda guerra mondiale hanno subito violenza da parte delle truppe coloniali francesi. È la conta delle cosiddette “marocchinate”, una pagina di storia che il nostro paese ha rapidamente rimosso, dopo il tentativo di denuncia (politicamente interessato) di Alberto Moravia e del film con Sofia Loren che portava sugli schermi la storia tragica de “La Ciociara” nel 1960. Logiche della Guerra Fredda: i francesi erano ora alleati, non bisognava andare a rinfocolare la polemica. Noi avevamo perduto, i “cugini d’oltralpe” s’erano presi la loro rivincita per la presunta “pugnalata alla schiena” del giugno 1940 e nel segno del “chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato”, l’Italia ha deciso di scordarsi il passato.

Complice, anche la vergogna che provavano le vittime: la morale del tempo era arcigna verso le donne stuprate (e figurarsi verso gli uomini…). Ricordate la frase di Sofia Loren sulla figlia stuprata? “Me l’avete rovinata per sempre!”. Così tante, tantissime delle vittime preferirono non denunciare mai. Far finta di nulla. Tantissimi i “figli della colpa” abortiti o abbandonati negli orfanotrofi. La parola d’ordine, anche per chi aveva subito violenza, era “dimenticare”. Farsi una nuova vita.

Ma era una pagina che pesava come un macigno e che da 80 anni esatti chiede giustizia davanti alla storia. Così un gruppo di ricercatori coraggiosi ha deciso di riaprirla, aiutati dalle istituzioni locali dei borghi che hanno visto le violenze più efferate, soprattutto la Ciociaria, dove la rete delle Città Identitarie ha tanti paesi affiliati. E infatti a Pontecorvo, città identitaria, oggi, 18 maggio, si apre la prima Conferenza Nazionale sulle marocchinate, ospite dalle ore 17 della sala del consiglio comunale di Pontecorvo (FR).

I lavori della conferenza intitolata “Dimmi la verità”, a ingresso libero fino a esaurimento posti, saranno aperti dai saluti di benvenuto di Emiliano Ciotti, presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Vittime Marocchinate, e da quelli istituzionali del sindaco di Pontecorvo, Anselmo Rotondo, dell’assessore comunale Katiuscia Mulattieri e delle autorità presenti.

Aprirà la serie di interventi Massimo Porcelli che illustrerà i fatti salienti della Campagna d’Italia 1943-1945. A seguire Fabrizio Carloni esporrà l’avanzata del Corpo di Spedizione Francese dallo sbarco in Sicilia fino alle porte di Firenze; mentre Emiliano Ciotti tratterà gli stupri compiuti in provincia di Latina e Frosinone. A Silvano Olmi – storico volto della ricerca sulle Marocchinate e ora presidente anche del Comitato 10 Febbraio – l’incarico di esporre le violenze dei coloniali francesi nelle province di Viterbo, Grosseto e Siena, e a Davide Sabatini di narrare le vicende che portarono alla pubblicazione del primo libro sulle violenze perpetrate dalle truppe coloniali francesi in Italia.

Due avvocati, Mauro Sabetta ed Ezio Bonanni, affronteranno rispettivamente i temi del risarcimento del danno morale alle donne stuprate dai soldati alleati e le recenti azioni legali dell’ANVM in difesa delle donne violentate dalle truppe coloniali.

Infine, Sabrina Nanni parlerà dell’impatto del film “La Ciociara” sull’immaginario del pubblico italiano e internazionale. Modererà il dibattito Pietro Cappellari, storico esperto della Seconda guerra mondiale e direttore della Biblioteca di Storia Contemporanea “Goffredo Coppola” di Paderno (Forlì).

“Ringrazio i relatori per la gentile disponibilità – dichiara Emiliano Ciotti, presidente nazionale ANVM – quella di sabato a Pontecorvo sarà una conferenza di alto profilo storico. L’unica, tra quelle organizzate in occasione dell’80° anniversario del passaggio del fronte di guerra, a trattare lo spinoso argomento delle violenze carnali operate dai coloniali francesi ai danni della popolazione civile italiana”.

E intanto ieri una delegazione dell’ANVM con in testa il presidente Ciotti ha effettuato una silenziosa protesta davanti al Cimitero Militare francese di Venafro – dove sono sepolti moltissimi caduti coloniali ed era in corso una cerimonia ufficiale delle autorità francesi – per ricordare che si attende ancora un gesto di riconoscimento di questo crimine di guerra da parte di Parigi. “Dodici vittime delle truppe coloniali francesi solo a Venafro – hanno denunciato i membri dell’ANVM – e la più piccola era un bambino di 4 anni stuprato”. La delegazione dell’ANVM ha poi ricevuto la visita del sindaco di Venafro accompagnato dall’onorevole Elisabetta Lancellotta, componente della commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere.

L’ANVM oltre all’attività di ricerca su questa pagina negata di storia, effettua un servizio di assistenza legale alle vittime di marocchinate ancora in vita e ai loro discendenti e si coordina con altre realtà, come quelle degli esuli giuliano-dalmati, perché tutti gli italiani conoscano gli episodi più tragici del loro passato recente: non solo le marocchinate, ma anche – ad esempio – il trattamento dei prigionieri italiani nei campi di concentramento francesi, veri e propri campi della morte anch’essi rapidamente fatti sparire dalla coscienza collettiva nel dopoguerra.

Emiliano Ciotti, in particolare, negli ultimi anni ha lavorato negli archivi dello Stato Maggiore Esercito, scoperchiando un altro sepolcro imbiancato: quello delle prepotenze e dei crimini rimasti impuniti compiuti dalle truppe alleate d’occupazione (americani, inglesi e nazioni del Commonwealth, polacchi…) fra 1943 e 1946: omicidi, stupri, violenze, furti, rapine, sottrazione di opere d’arte (quelle, per intenderci, che i carabinieri della Tutela Patrimonio Artistico di tanto in tanto seguitano a trovare e riportare in patria a distanza di ottant’anni…), incidenti stradali causati da ubriachezza o comportamenti crudeli compiuti impunemente. L’ennesimo capitolo della storia italiana cancellato nel nome della realpolitik del dopoguerra.

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