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La giunta Gualtieri prosegue la ricostruzione custodendo le radici con uno sguardo al futuro
Nel paesaggio collinare marchigiano, a metà fra il Mare Adriatico ed i verdi Monti Sibillini del fermano, sorgono i 2 borghi che compongono il Comune di Monsampietro Morico, una realtà con propensioni agricole ed artigianali che supera di poco i 600 abitanti ma che nasconde simboli identitari quasi ignoti.
Secondo la leggenda, nel 1061 Malugero Melo, figlio del normanno Dragone d’Altavilla, conte delle Puglie, fuggendo arrivò proprio in questa terra e sposò la fermana Morica, che diede lui 3 figli maschi. Decise allora, in onore della moglie, di chiamare il suo dominio Morico, costruendovi 3 castelli ai quali attribuì il nome dei rispettivi successori: Elpidio, Rinaldo e Pietro. Recenti studi delle piante storiche testimoniano però una provenienza assai più remota dei centri, che sarebbero d’origine piceno-italica.
Secoli dopo ci sono giunti 2 colli incastellati. Il più piccolo, Sant’Elpidio Morico, conta 75 abitanti. Fu l’illustre compaesano Mons. Michele Caucci a volere la costruzione della chiesa di San Michele Arcangelo. Unica nelle Marche ad avere un doppio campanile, essa custodisce al suo interno un trittico del grande Vittore Crivelli ed è stata la prima chiesa del cratere del sisma riconsegnata ai fedeli. Nel XIX secolo il Mons. Michele Albertini Ricci lasciò alla comunità l’incarico di costruire un ospedale per i poveri che divenne una delle prime case per ragazze madri.
Su una collina di quasi 300 metri si erge poi il castello di Monsampietro Morico, intorno al quale si sviluppa il nucleo urbano principale della Città Identitaria. Quest’ultimo è caratterizzato dalle sue medievali mura di cinta con altissima scarpata; la piazza centrale accoglie la chiesa dei Santi Pietro apostolo e Antonio abate e presenta uno squarcio mozzafiato che apre lo sguardo sulla campagna circostante: dal Monte Conero e dall’Ascensione si scivola così, passando per i fiumi Aso e Tenna, sino a raggiungere il mare.
Tante sono state le strutture lesionate dal terremoto, ma 14 anni di dedizione del sindaco Romina Gualtieri hanno permesso di conseguire ottimi risultati anche nella loro ristrutturazione, portando, fra l’altro, alla recente riapertura del Teatro Beniamino Gigli. Infine, non passa inosservato il parco intitolato a Falcone e Borsellino in quello che si è distinto come primo Comune delle Marche ad aver conferito la cittadinanza onoraria al Milite Ignoto, dedicando alla sua memoria un altro splendido parco a Sant’Elpidio Morico.
“C’è tanto da far conoscere – dice il Primo Cittadino – L’obiettivo è traghettare le nostre radici ad un piano più alto, mantenerle fresche, trasmetterle ai giovani e ricordarle a chi è andato altrove per ricondurlo qui, col proprio bagaglio, ad arricchire la nostra terra, la terra che amiamo e che vogliamo far tornare a crescere”.