Pescara e il suo gioiello nascosto: La figlia di Iorio

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La figlia di Iorio Data 1895 Tecnica/materiale Tempera su tela,

Se foste amministratori di una località che ospita una tela nota per aver ispirato un’opera di uno dei più grandi personaggi del 900’, che si aggiudicò il Primo Premio nel corso della Biennale di Venezia del 1895 e che per diversi anni fu conservata presso la Galleria Nazionale d’Arte a Berlino, cosa ne fareste? Pescara ha, in effetti, la fortuna di avere nel proprio patrimonio, un’opera rispondente a tali caratteristiche: La figlia di Iorio. Un dipinto a tempera su tela, realizzato nel 1895 da Francesco Paolo Michetti, da cui poi il Vate trarrà spunto per l’omonima opera teatrale. Per la realizzazione del quadro l’artista si ispirò ad una scena alla quale assistette nel proprio paese natale, Tocco da Casauria: una giovane e bella donna, in fuga dagli sguardi eccitati ed ebbri di alcuni contadini. Ed è proprio questa la vicenda rappresentata con maestria dal pittore abruzzese. La ragazza indossa un lungo abito rosso e porta il capo coperto, proprio a voler indicare l’innocenza della fanciulla che non aveva alcuna intenzione di provocare gli appetiti edonistici dei sette uomini maliziosi. Il primo contadino da sinistra è un autoritratto dello stesso Michetti, mentre il secondo, posto alle spalle della protagonista, è il musicista Paolo DeCecco, frequentatore del Cenacolo Michettiano (centro di riunione culturale ed intellettuale con sede a Francavilla, in un convento divenuto proprietà di Francesco Paolo Michetti). Al centro vi è un uomo più calmo e mite, che sembra quasi richiamare alla moderazione gli altri, mentre gli ultimi quattro osservano la ragazza con sguardo fiammante di desiderio o trasognato. Sullo sfondo la maestosa Montagna Madre, la Majella, il cui profilo montuoso è messo ben in risalto dal colore terso del cielo.

La figlia di Iorio
Data 1895
Tecnica/materiale Tempera su tela,

Ad oggi questo gioiello è conservato in una stanza del Palazzo di Governo della Provincia di Pescara. Il dramma è che lo spazio in cui è esposto è usato quasi esclusivamente per convegni e conferenze di piccole dimensioni, utilizzando l’opera quasi come un bell’arredo. Per ammirare liberamente la Figlia di Iorio, accedendo nella stanza senza partecipare ad un qualche evento, è necessario prenotare telefonicamente e comunque non vi sono guide turistiche qualificate e deputate a narrare ai visitatori lo stile pittorico, le tecniche, la storia e il significato della tela. Un tesoro che potrebbe fungere da richiamo per un turismo non soltanto balneare in una città come Pescara che, a dispetto della vulgata comune, non offre esclusivamente una bella riviera. Ma dopotutto è la stessa cittadinanza ad ignorare in primis l’esistenza e in secondo luogo il valore del quadro michettiano, come si può dunque pretendere che raggiunga chi proviene da altre zone d’Italia o addirittura del mondo?

Si racconti al Mondo la Bellezza di questa terra, innanzitutto studiandola nelle scuole che dovrebbero avere il compito di instillare nei ragazzi l’amore e la cura delle proprie località, attraverso lo studio e la conoscenza. E successivamente si aprano le porte della cultura, vengano rese attrattive e facilmente fruibili, si formi personale qualificato. Essere eredi di certa Bellezza non è soltanto un Dono, ma una Responsabilità, innanzi alla quale abbiamo il dovere di rispondere positivamente.