Quella divisa che mette paura ai buonisti

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ilgiornale.it

Michela Murgia ha detto che vedere la divisa del generale Figliuolo la “spaventa”.

Certo, capiamo che l’abbigliamento militare non possa essere il preferito di chi sostiene una legge che vorrebbe imporre l’insegnamento gender negli asili, facendo scambiare i vestiti a maschietti e femminucce.

Da chi disse in un articolo che il termine Patria andrebbe sostituito con “matria”, non possiamo aspettarci un elevato senso delle istituzioni. Ma ciò non implica che dobbiamo continuare a tollerare certi sdegni.

La “scrittrice” non è la prima a sbeffeggiare l’uniforme in TV, ci ha pensato già Crozza, che in una sua imitazione prende in giro il decorato generale per il vistoso medagliere.

Per chi ogni giorno si riempie la bocca di parole come “parità” e “uguaglianza”, dovrebbe essere scontato che chiunque ricopra un ruolo, incluso il Commissario straordinario per il contenimento dell’emergenza COVID, dovrebbe essere giudicato unicamente per il proprio operato e non per gli abiti che indossa.

Stando ai fatti, dopo poco più di un mese la divisa di Figliuolo ha messo già molte pezze sui buchi della giacca di Arcuri, che pensava di sconfiggere una pandemia con i petalosi padiglioni-primula.

Per coordinare una campagna vaccinale su scala nazionale, il curriculum di colui che per anni ha curato la logistica dell’Esercito appare decisamente più appropriato rispetto a quello del manager di un’agenzia governativa. Ma all’Intellighenzia progressista, che diserta la parata del 2 Giugno e sfila in testa ai Gay Pride, è sconosciuto che i militari non facciano solo la guerra.

Sono gli uomini che indossano una divisa la vera espressione del popolo Italiano, quello che la Sinistra teoricamente dovrebbe difendere. I figli dei poveri, che ogni giorno rischiano la vita per uno stipendio spesso misero. Questo lo diceva Pier Paolo Pasolini, all’indomani degli scontri di Valle Giulia, manifestando il suo disprezzo per i componenti del nascente movimento sessantottino. A distanza di oltre cinquanta anni, pare che le sue parole siano rimaste ancora inascoltate dagli eredi dei “rivoltosi”.

Se possiamo sentirci al sicuro nelle nostre case e girare tranquilli per le strade delle nostre città (DPCM permettendo) è proprio grazie all’impegno delle donne e degli uomini delle forze dell’ordine. Se la Sig.ra Murgia può permettersi di andare in televisione e delirare, è proprio perché chi indossava quella divisa ha dato il sangue, sognando un Italia di certo migliore di quella che lei vorrebbe.

Bene ha fatto Rita Dalla Chiesa, figlia del generale Carlo Alberto, assassinato dalla mafia, a invitarla ad astenersi dal chiamare le forze dell’ordine, semmai ne avesse bisogno.

Per fortuna ci sono sempre più giovani che, invece di ascoltare le parole della Murgia, accolgono il richiamo della bandiera, e dedicano la loro vita al servizio della nostra Italia. Anche se a loro può dar fastidio, c’è chi, quando incontra uno di questi ragazzi nelle nostre strade, vedendo quella divisa non prova paura, ma rispetto e gratitudine per il loro impegno quotidiano.

Cara Murgia, se la divisa “non la fa sentire al sicuro” e le “ricorda i dittatori”, può certamente andare a trovare quella sicurezza che cerca altrove.

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