«Aqua». Discesa nel profondo dei Misteri d’Italia

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Paolo Asti firma un romanzo che rifiuta d’essere incasellato e che spazia dall’azione all’introspezione, fra storia del XX secolo, mare e Liguria

Il romanzo d’esordio di Paolo Asti, «Aqua. Ventuno giorni con l’acqua alla gola» (Sagep Editori, 2025) prende l’abbrivio dalle parole di Caetano Veloso, celebre cantante e chitarrista brasiliano. Il quale in «Peter Gast», brano contenuto nell’album «Uns» del 1983, canta: «Sono un uomo comune, chiunque/ Inganno tra piacere e dolore/ Vivrò e morirò come un uomo comune». Ebbene, la condizione cui si trova all’inizio del racconto il protagonista è esattamente la medesima. Proveniente da una famiglia dell’aristocrazia romana, formatosi in marina con un’educazione militare ma adesso impiegato a vario titolo nel mondo dell’arte – la sua più grande passione insieme alla musica – Rocco Chigi è quel tipo umano che vive la vita con leggerezza e senza particolari travagli (come l’amato personaggio interpretato da Peter Sellers in «Oltre il giardino»).

Tuttavia, l’incontro con una donna intraprendente e piena di fascino, il primo settembre del 2013 – un anno tutt’altro che secondario nell’intreccio narrativo – spariglia le carte di un’esistenza altrimenti placida e lo obbliga a fare i conti con sé stesso e insieme con la storia recente d’Italia. Un paese dove molte trame si muovono senza lasciare traccia e le forze in gioco introducono ogni possibile depistaggio al fine di nascondere la verità. Dice bene la giornalista Silvia Vaccarezza, volto storico di Rai Due, quando definisce l’opera di Asti inclassificabile. Perché sotto la maschera della spy story, a causa delle vicende oscure in cui il povero protagonista si ritrova invischiato – dal caso Orlandi alla banda della Magliana, passando per l’assalto degli uomini Gamma e gli intrecci tra Stato e mafia – si cela in realtà un romanzo complesso, capace di superare gli steccati della letteratura di genere.

Dov’è la componente del viaggio, innanzitutto interiore, il mezzo attraverso cui affrontare l’inatteso di un passato indicibile, come quello di Chigi, strettamente legato alla Curia Romana e ai servizi segreti. Nella prefazione, il vicedirettore del Giornale Francesco Del Vigo sottolinea un tratto essenziale di «Aqua», in quanto «a tratti scorre al ritmo di musica, in altri come la pellicola di un film d’azione che non risparmia colpi di scena». Da questo punto di vista, la narrazione dell’autore – già giornalista di vaglia e agitatore culturale – pare seguire i tempi naturalmente alterni del mare. Calmo o veloce a seconda del momento. Proprio come quello della sua Liguria. Senza dubbio, un altro dei personaggi chiave del romanzo.

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