Scala dei Turchi: chi ci salverà dai nuovi Saraceni?

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“Il profilo della parte più alta della collina di marna candida s’incideva contro l’azzurro del cielo terso, senza una nuvola, ed era incoronato da siepi di un verde intenso. Nella parte più bassa, la punta formata dagli ultimi gradoni che sprofondavano nel blu chiaro del mare, pigliata in pieno dal sole, si tingeva, sbrilluccicando, di sfumature che tendevano al rosa carrico. Invece la zona più arretrata del costone poggiava tutta sul giallo della rina”

E’ la Scala dei Turchi, a Realmonte, come descritta da Andrea Camilleri nel La prima indagine di Montalbano. Cosi chiamata, vuole la leggenda, perché percorsa dai Turchi, in realtà i Saraceni, i pirati che dal nord Africa invadevano regolarmente la Sicilia, soprattutto tra l’VIII e il XI secolo (ma arrivarono anche in Provenza, nell’Italia settentrionale e nell’846 misero persino a ferro e fuoco San Pietro a Roma).

Il cretino di sinistra vi ripete che il Mediterraneo era “il luogo dell’incontro con l’altro” ma l’altro rubava, stuprava, ammazzava e vendeva sul mercato degli schiavi (gestito pure da Nord africani) donne, uomini e bambini rapiti, magari dopo aver attraversato armi in mano proprio la Scala bianca di Realmonte. Che è rimasta immune per secoli alla barbarie saracena ma che oggi è stata violentata e deturpata con vernice rossa: quello che non fecero i vecchi Saraceni, lo fanno i nuovi.

Oggi gli sbarchi sulle coste siciliane continuano, certo in altra modalità (e vorremmo ben vedere), anche se alcuni (non pochissimi invero) degli sbarcati stuprano, ammazzano, rubano. La grande differenza rispetto al Medioevo è che oggi una parte del paese li accoglie a braccia aperte e anzi ne organizza persino l’arrivo. Una parte degli sbarcati poi è animata da una visione espansiva dell’Islam: vorrebbero ritornare a occupare San Pietro come fecero nell’846, magari questa volta per sempre. E poi lo vogliono diffondere: il termine Jihād questo significa, ed è equivalente all’idea cristiana di evangelizzazione.

Su menti torbide e nell’anomia e nella solitudine dell’Occidente che ha perduto di senso, può capitare che qualcuno pensi di seguire la parola di Allah. Come è il caso di Domenico Quaranta, accusato di aver imbrattato lo splendido capolavoro naturale bianco. Egli è un convertito all’Islam, e probabilmente non è sanissimo di mente, anche se questa storia che i terroristi sarebbero matti è sempre da prendere con precauzione e sa tanto di giustificazionismo. In ogni caso, nonostante Basaglia, neppure la legge consentirebbe a chi è fuori di testa di distruggere il patrimonio culturale e naturale. Soprattutto se, come nel caso in questione, il tizio era stato condannato a 16 anni di reclusione per avere organizzato attentati artigianali con bombole alla fermata della metro di Milano. Era subito dopo le Torri Gemelle e voleva emulare Bin Laden, infatti accompagnava le sue gesta con “Allah è grande”.

I nuovi Saraceni, più o meno fuori di testa, si stanno diffondendo nel paese. Ma più che i Saraceni fuori, c’è da temere per i Saraceni dentro: i giornalisti accondiscendenti, gli “operatori umanitari”, certo clero e volontariato, e poi alcuni magistrati. Non sappiamo ad esempio perché il tribunale competente abbia rigettato la proposta di divieto di avvicinamento di Quaranta ad Agrigento, avanzata dalla stessa procura. Formalismo giuridico, ultragarantismo, accondiscendenza culturale nei confronti dell’Islam, di cui vanno rispettati i costumi, non ad Algeri, ma qui, come hanno teorizzato altre procure in altri casi? Oppure anche Quaranta “scappa dalla guerra”, come quel sudanese che girava in centro di Piacenza due giorni fa con il machete, subito rilasciato? Con il machete come Kabobo, il ghanese (chissà se “scappava dalla guerra” anche lui) che con quell’arma a Milano nel 2013 uccise tre persone e ne ferì due e a cui sono stati scontati ulteriormente 5 anni di pena e, c’è da giurarci, tra poco uscirà.

Nell’Alto Medioevo, una volta chiuse le porte della Città, i cristiani erano in salvo. Ma ora i nuovi Saraceni sono dentro le mura e anzi sono loro che hanno il potere di farle aprire.

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