Scopri Giulianova, ne resti per sempre innamorato

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Un viaggio nell’antica Roma dalla colonia di Castrum Novum ai giorni nostri

Le fonti latine, nello specifico Livio, ci tramandano che, agli inizi del III secolo. a.C., tra il 289 e il 283 a.C., Roma decise di fondare una colonia sulla costa adriatica e in territorio piceno. Come sede della nuova colonia, con il nome di Castrum Novum, fu scelto il pianoro collinare terrazzato degradante verso il fiume Tordino, oggi conosciuto come Terravecchia.

Il sito, di grande importanza strategica per l’espansionismo romano, sia in area italica sia nel mare Adriatico, fu il primo sbocco romano sull’Adriatico grazie, soprattutto, all’utilizzo delle foci fluviali utilizzate come sedi di approdo. La colonia romana insisteva, dunque, nel settore meridionale della collina dove oggi risiede il centro storico della città medievale-rinascimentale; la domus romana di via Bellocchio con i suoi splendidi pavimenti musivi con tessere bianche a canestro e inserti calcarei colorati testimoniano la ricchezza della città romana.

Il toponimo Castrum Novum è menzionato in un antico stradario tardoantico, ovvero la famosa Tabula Peutingeriana. Durante il VI secolo d.C., il Castrum bizantino portava il nome di Kàstron Nòbo, come menziona lo scrittore dell’epoca Giorgio Ciprio e in età altomedievale, il nuovo centro fu dedicato ad un santo bizantino, S. Flaviano patriarca di Costantinopoli morto nel 449 in esilio a causa delle vicende del concilio di Efeso.
Le sue reliquie erano, probabilmente, già custodite presso l’attuale Duomo di S. Flaviano alla fine del IX secolo d.C. e la sua importanza era tale tanto da modificare il nome della città da Castrum a Castrum S. Flaviani. Nel 1382 divenne feudo del Conte Antonio di Acquaviva. Il 22 luglio del 1460 nei pressi di Castrum S. Flaviani e lungo le sponde del fiume Tordino, ebbe luogo battaglia di San Fabiano con lo scontro fra angioini e aragonesi. Proprio sulla battaglia, un giovanissimo Ludovico Lazzarelli compose un poema di versi eroici latini. Nel 1461, Matteo da Capua con gli aragonesi e i cosiddetti “Teramani Spennati” irruppero con forza e saccheggiarono la città, abbandonandola a sé stessa. Qualche anno più tardi, nel 1463, Giulio Antonio Acquaviva stipulò un accordo di pace con il re Ferdinando d’Aragona, così da riuscire ad ottenere tutti i possedimenti appartenuti alla sua famiglia, fra cui Castrum S. Flaviani, ormai in macerie e infestata dalla malaria. Il sito antico fu abbandonato nel XV secolo e spostato più a nord, dove oggi sorge il bellissimo centro storico di GiulianovaGiulio Antonio, dunque, decise di edificare una nuova città, più a nord, che chiamò Giulia, dal suo nome. Secondo gli storici, il senese Francesco di Giorgio Martini curò il progetto della cinta di fortificazione e il bellissimo Duomo di S. Flaviano.

La nuova Giulia non fu esente da distruzioni e saccheggi; ricordiamo quelli del 1596 e poi del 1708 ad opera dei tedeschi; la disfatta più grande avvenne nel 1798, quando fu occupata dalle armate napoleoniche. Si racconta che i soldati, per riscaldarsi, bruciarono le carte dell’intero archivio ducale con tutti i documenti più antichi che riguardavano la storia di Giulianova. La città conserva moltissimi edifici religiosi e architettonici privati; tra gli edifici religiosi, oltre al già menzionato Duomo di S. Flaviano, come non citare la Chiesa di S. Maria a Mare (X-XI secolo d.C.), il Santuario di Maria Santissima dello Splendore e la Cappella Gentilizia di San Gaetano Thiene (De Bartolomei); tra i palazzi storici ricordiamo il Palazzo Ducale, residenza estiva degli Acquaviva, e il Palazzo Re, importante testimonianza delle dinamiche di trasformazione urbanistica e sociale della Giulianova dell’Unità d’Italia. Giulianova è tanto altro ancora e non bastano di certo poche righe per descriverne le testimonianze identitarie e le bellezze che custodisce. Accorrete a visitarla. Ne rimarrete innamorati.

Davide Mastroianni

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