Le patetiche proteste anti-Cav per l’aeroporto di Malpensa

0
Foto da facebook

Prevedibili, scontati, stereotipati. Puntuali come le tasse arrivano i protestari anti-Berlusconi, che impiegano il loro tempo libero per protestare contro l’intitolazione al Cav dell’aeroporto di Milano-Malpensa.

È quella sinistra che si definisce “anti-”. Ne fa una bandiera, non rendendosi conto che essere “anti-qualcosa” significa dipendere da quel “qualcosa” per esistere. E dunque hanno sempre qualcosa contro cui battersi. Se non lo hanno, se lo devono inventare come ragione sociale.

Del resto, la sinistra, molto più degli altri fronti politici, è quello più orfano di idee. Ridotta alle roccaforti delle ZTL, innalza bandiere multicolori di battaglie assortite, però “che schifo i povery”. Per galvanizzare le sue sempre più striminzite fila e attrarre nuovi accoliti fra ragazzini confusi e dai capelli fluo, la sinistra non può agitare che lo stendardo dell’odio storico. Non è un caso che la cancel culture contro il passato sia una delle armi di distrazione di massa preferite da una compagine a corto di idee politiche e alla disperata ricerca di mulete da agitare davanti al muso del toro. Alle ultime elezioni comunali, perfino, si son viste liste di sinistra che come primo (primo!) punto del loro programma avevano la toponomastica, con lo scopo dichiarato di eliminare le intitolazioni a personaggi storici “controversi” (beninteso, controversi secondo il loro personale punto di vista).

A Roma e Torino, negli ultimi quattro-cinque anni, sindaci assortiti e di diversa provenienza partitica, che per quelle città hanno rappresentato “l’apoteosi della sfiga” (cit.) hanno usato i cambi di toponomastica come arma di distrazione di massa, per poter dire ai propri seguaci: “vedete? Anche noi abbiamo fatto qualcosa!”. E giù lapidi stradali dedicate all’epoca coloniale mentre i cumuli di monnezza su cui banchettano gabbiani e ratti restano a testimonianza di amministrazioni impotenti. Forti coi problemi inesistenti, deboli coi problemi reali.

La campagna contro l’intitolazione di Malpensa a Silvio Berlusconi rientra in questa corrente: “strillate forte contro Berlusconi, forse la gente non s’accorgerà che in Europa votiamo per mandare a piedi i proletari e costringerli a vender casa perché non-green”. Nel patetico battage tirano fuori pure Matteotti, che sì, sarà il centenario, ma con Milano che c’entra? È nato nel Polesine e morto a Roma. Una menata lamentosa per poter poi dire “ma come, non volete intitolarlo a Matteotti, allora siete fascisti”?

La coda ironica in questa vicenda è negli argomenti più bacchettoni, moralisti e frusti che gli anti-berlusconiani tirano fuori dal cappello a cilindro per fermare l’intitolazione: quello del “bunga bunga” e della notoria passione del Cav per le belle donne. Argomenti tirati fuori a suon di meme, con foto di ragazze in uniforme sexy e la didascalia “ecco le nuove divise del personale di Malpensa” o le magliette indossate durante le proteste con su scritto “AeroporCo”. Dimenticando un dettaglio: che queste battute arrivano in ritardo, sono già state fatte dai sostenitori di Berlusconi, per riderci sopra, perché sono oggettivamente divertenti e perché non c’è niente di male ad amare le belle fi…gliole. Più ne escono fuori, più la gente normale sghignazza e se ne compiace. Per chi stima Berlusconi, o comunque per chi non ha nulla contro di lui, queste non sono offese, sono complimenti, pacche sulle spalle e gomitate di complicità.

Una risata vi sta seppellendo.  

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

2 × 3 =