Tra mito e realtà si è compiuta la ricerca di Emanuele Franz, che ora, giunta finalmente nelle librerie, ha trovato una sua consistenza letteraria. Ragione di un seguito che, ci auguriamo, il più largo e duraturo possibile. Sulle tracce della cornucopia. Il corno dell’abbondanza dalla preistoria ai giorni nostri (Audax editrice, 2024, terzo capitolo di una trilogia dopo le ricerche sul Vello d’oro e l’acqua della Genesi) è difatti uno straordinario resoconto d’autore di scoperte e illusioni, rinvenimenti e misteri, entro i confini di un percorso terreno direzione Grecia, e animato, come tutti i viaggi che abbiano a cuore l’identità degli esseri umani, dall’esigenza di un arricchimento umano e spirituale. Del resto, è o dovrebbe essere questo il fine ultimo di ogni nostra testimonianza sulla Terra, un principio che l’autore non pare disposto a negoziare – pensando anche ai suoi precedenti lavori, come Pazzi di Dio o Metafisica dell’albero -, tantoché le fotografie inserite a corredo del racconto, in cui egli è alle prese con i luoghi, le strade, i monumenti incrociati lungo il cammino, ne testimoniano più che mai la gioia, l’inesausta curiosità per le cose della vita. Riguardo invece il movente di questa indagine così singolare, Massimo Introvigne in apertura del libro chiarisce: «Franz parte dall’ipotesi che ha animato nella storia tanti cercatori di misteri: che un oggetto considerato mitologico in qualche modo esista davvero», ovvero la cornucopia, «il leggendario corno dell’abbondanza di cui Franz traccia con puntiglio sia la storia nell’area mediterraneo-occidentale sia i paralleli con altre culture».

Partendo dalla rappresentazione del reliquiario della Madonna di Schio, dove a sorreggere la Vergine sono proprio due esemplari di cornucopia, il percorso dell’autore si muove in direzione prima del santuario di Dodona, in Epiro, e poi verso l’Etolia, precisamente a Missolungi – città del nord della Grecia, famosa perché il poeta romantico Lord Byron, venuto a sostenere la causa ellenica, trovò infine la morte nella guerra d’indipendenza contro i turchi -, alla ricerca di «quella che è considerata dagli storici semplicemente un’invenzione letteraria», «una favola inventata dai mitografi e dai poeti per glorificare la forza, la potenza di Zeus». Qui, all’interno di un’analisi puntuale dei miti e dei simboli legati a tale oggetto, su tutti quello della contesa di Ercole con il dio-fiume Ancheloo, al quale verrà sottratto il corno per consegnarlo al re dell’Etolia Oineo, Franz traccia delle affascinanti linee di continuità con la tradizione cristiana.
Essendo la cornucopia «associata non solo alla fortuna secondo un’iconografia ben nota ma anche alla pace e alla sua dea Eirene», l’autore gli riconosce questa doppia valenza: di oggetto metafisico, in relazione alla dimensione divina dell’abbondanza, e di simbolo di pace. Ecco che, sempre secondo Introvigne, «da questo unico oggetto invisibile ben possono emanare molteplici oggetti visibili, di cui si trova più di una traccia in documenti storici». Come nel caso dell’eucarestia cattolica, appunto, analogia tanto intrigante quanto fondata, se è vero che, in Grecia, presso alcune «chiese cristiane oggi di difficile accesso si rivela un’iconografia della cornucopia come disco luminoso […] nelle mani della Vergine Maria, dal quale sgorgano abbondanti i frutti della terra». Dal mito alla Rivelazione, dunque, sembra dirci Franz. Lungo un percorso certo non lineare che dalle tradizioni precristiane conduce dritti alla parabola di Gesù e del cattolicesimo per come lo conosciamo. Il racconto intessuto dall’autore, ancorché picaresco e ironico, mostra inoltre la potenza dell’inconcettuale. Dimensione che il filosofo Diego Fusaro, nell’altra prefazione presente nel testo, attribuisce alla ricerca di Franz e intende come opposizione alla modernità, alla ragione positivista che alla scienza tutto riconduce, in antitesi pertanto al pensiero illuminista di matrice cartesiana.
Di contro, il mito, la metafora, il simbolo, le armi senza dubbio più efficaci dell’inconcettualità, a differenza dei limiti imposti dalla sola ragione, mirerebbero ad «una rappresentazione olistica, una visione della Totalità», complessiva e aperta al mistero del nostro stare al mondo. Viene in mente, a tal proposito, Sant’Agostino, già consapevole che «cerchiamo con il desiderio di trovare, e troviamo con il desiderio di cercare ancora. Cercando te, mio Dio, io cerco la felicità della vita». Sintesi formidabile, neanche a farlo apposta, del perché questo libro di Emanuele Franz sia necessario leggerlo. E, se possibile, comprenderlo fino in fondo.