
Recentemente Passaggio al Bosco ha ripubblicato, a distanza di anni, il testo Drieu La Rochelle. Il mito dell’Europa di Adriano Romualdi, Mario Prisco e Guido Giannettini.
Esiste un solco di valori e tradizioni forte abbastanza da generare un blocco comune di popoli europei? Se lo chiedeva Drieu La Rochelle mentre invocava il risveglio degli uomini liberi e soccombeva lui stesso dinanzi alla sua fragilità. Infatti, non era certo il folle malvagio che la critica descrive, sempre pronta ad ostentare giudizi negativi verso il non-conforme.
Tristemente, la storia insegna che il sogno non appare possibile. L’auspicio suo, di Giuseppe Mazzini e dei giovani europei del secolo scorso appare infranto, polverizzato dalla logica neo-liberal dell’unione di banche e finanze odierna. Eppure, siamo certi che l’Europa libera, sovrana e autonoma non fosse utopia e delirio dell’intellettuale francese, piuttosto presagio di rinascita comune.

Pertanto, il viaggio intrapreso nella lettura del testo è condotto sul pensiero e sulla figura umana e fragile del protagonista. Infatti, prerogativa della sua esistenza fu il suicidio ricorrente, tentato numerose volte prima di riuscire, inteso come ammissione del proprio fallimento e pena da pagare per esso. Tuttavia, come spesso accade per i geni, la sua condanna interiore non fu compresa dai più mentre era in vita: i docenti decisero di non ascoltare il grido di aiuto proveniente dai suoi testi, urlato anche attraverso Gilles, libro narrante avventure e disagi del suo io trascritto e sua più grande creatura letteraria.
Tuttavia, duole constatare che, mentre in Francia la sua figura è onorata di indiscussi elogi anche dagli acerrimi oppositori, in Italia il suo personaggio è scarsamente trattato: nel corso degli ultimi anni è certamente da annotare il coraggio de Il Giornale nel rendere omaggio a Drieu La Rochelle.
Pertanto, la speranza è che testi come questo diventino manuali della cultura europea, dato il bisogno dell’ avvento di una fenice culturale che risorga dalle ceneri del nichilismo che ci assedia.