70 anni fa la rivolta di Trieste. Sei martiri per l’Italia

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Il 5 e 6 novembre di 70 anni fa sei triestini caddero i sotto i colpi della polizia britannica. I loro nomi: Pierino Addobbati, Antonio Zavadil, Francesco Paglia, Leonardo Manzi, Erminio Bassa e Saverio Montano, insigniti della medaglia d’oro al valor civile nel 2004 dal presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.

Erano i giorni della “Rivolta di Trieste” per il ritorno del capoluogo all’Italia, scoppiata il 3 novembre quando il sindaco Gianni Bartoli aveva voluto esporre il tricolore nel ricordare l’annessione del 1918 al Regno d’Italia. Gli inglesi amministravano la città giuliana, staccata dall’Italia e sotto controllo alleato. Alla fine della guerra era stato creato il «Territorio Libero di Trieste», suddiviso in due zone di amministrazione: la A comprendente la città e altri comuni limitrofi sotto il controllo del Governo Militare Alleato e la B comprendente l’Istria settentrionale sotto il controllo dell’amministrazione militare jugoslava. Nel corso del 1953 la popolazione triestina aveva vissuto momenti drammatici quando era stata ventilata, dalle diplomazie alleate e jugoslave, la possibilità di un passaggio della giurisdizione dell’intero territorio di Trieste al controllo jugoslavo.

Così quando il 3 novembre il sindaco espone il tricolore, ufficiali britannici lo fanno rimuovere. Ma gli italiani del 1953 non sono quelli di oggi. Guai a chi tocca il Tricolore. Inizia così la “Rivolta di Trieste” per rivendicare l’italianità della città. Il giorno dopo, anniversario della Vittoria del 4 novembre 1918 si verificano scontri con i manifestanti che tornavano dal sacrario di Redipuglia. La mattina del 5 manifestazione studentesca con sassaiola contro la polizia civile e un ufficiale britannico strattonato che fa inseguire i giovani con gli idranti fin dentro la chiesa di Sant’Antonio. Nel pomeriggio nuovi incidenti dopo la cerimonia di riconsacrazione della chiesa con la polizia guidata da un ufficiale britannico che spara contro i manifestanti uccidendo Antonio Zavadil e Pierino Addobbati, quattordicenne iscritto alla Giovane Italia, l’organizzazione studentesca vicina al Msi che in tutta Italia organizza manifestazioni per il ritorno di Trieste.

Il 6 novembre esplode la rabbia della città con la folla che si riversa per le strade per ribadire l’italianità di Trieste e attaccare i simboli dell’amministrazione britannica e il Palazzo della Prefettura sede della Polizia Civile. Negli scontri vengono uccisi Francesco Paglia, dirigente del Fuan, l’organizzazione degli studenti universitari missini, in prima fila nell’organizzare le manifestazioni, Leonardo Manzi, Erminio Bassa e Saverio Montano.

Un sangue versato non invano: pochi mesi dopo, il 5 ottobre 1954, sulla scorta degli accadimenti della «Rivolta di Trieste», con il Memorandum di Londra, la città di Trieste e la zona di amministrazione A vengono riassegnate allo Stato italiano. «La “Rivolta di Trieste” – osserva Alessandro Amorese, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Cultura – deve essere conosciuta da tutti gli italiani e non solo da pochi. E’ una di quelle pagine dimenticate della storia d’Italia che invece bisogna riscoprire. Ricordiamoci che Addobbati, Paglia, Zavadil, Manzi, Bassa e Montano, morti per rivendicare l’italianità di Trieste, hanno ricevuto la medaglia d’oro al valor civile. Auspichiamo quanto prima che la Rai possa realizzare una fiction sulle giornate dal 3 al 6 novembre 1953 per dare loro il giusto posto nell’immaginario collettivo».

Della “Rivolta di Trieste” si occuperà mercoledì la Commissione Cultura della Camera dove sarà votata una risoluzione presentata dai deputati di Fratelli d’Italia (primi firmatari la deputata triestina Nicole Matteoni e il capogruppo Amorese). Il testo contiene un invito al governo per «promuovere la creazione di iniziative che possano divulgare la conoscenza della “Rivolta di Trieste” del novembre 1953, capitolo importante per la storia del Risorgimento Nazionale», nonché «ad adottare le iniziative di competenza volte a promuovere l’inclusione degli eventi della “Rivolta di Trieste” nei programmi scolastici, inquadrando questi accadimenti nella cornice del Risorgimento italiano e del ritorno di Trieste all’Italia».

Foto: “La Tribuna Illustrata” del 15 novembre 1953

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2 Commenti

  1. Tutto bello, ma diventa inutile se poi a Trieste gli illustri sindaci, anche di centrodestra, si divertono a riempire le piazze di goffi monumenti agli Asburgo, tanto per omaggiare chi possedeva la città fino al 1918 e contro cui si batterono gli italiani nella Grande Guerra. Evidentemente a Trieste oggi preferiscono ricordare gli austriaci e disprezzare i loro connazionali che a suo tempo diedero il sangue per la città e si batterono anche nel dopoguerra per ricongiungerla all’Italia. Forse credono che gli italiani siano tutti casinisti, puzzoni, corrotti e mafiosi, mentre l’Austria era un “Paese ordinato”. Ricordiamo inoltre che gli eventi del 1953 vennero seguiti con partecipazione in tutta Italia, anche nei paesi dell’Italia meridionale. Ma a Trieste se lo sono scordato o non gliene importa più.

  2. Ho letto questo articolo con molto interesse, non sempre è facile reperire informazioni su queste vicende.
    Trovo molto centrata l’affermazione che gli italiani di allora non sono quelli di oggi, il valore del tricolore, della nazione, oggi si sono persi, e vediamo il risultato, dai vertici a scendere…

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