Incontinenza semantica. Gas(sman) di scarico inutilmente inquinanti. Come aprire il motore del capriccio a palla, col freno a mano tirato, e contaminare quella piccola porzione di buon senso ancora non avvelenata. Quello delle menti belle e rigogliose, civilmente accettate e condivise, è un problema di estrema loquacità a scopo di sopravvivenza. Del resto, spettacoli non se ne fanno, concerti nemmeno e, talvolta, i libri non si vendono. In qualche modo bisognerà pur tenere viva l’attenzione su di sé, continuare a nutrire la bestia del consenso – che non è solo carne da macello elettorale -.
E così dopo Fedez ed Elodie che crocifiggono la Lega con tutti i filistei, condannando lo stop imposto sul cammino del Ddl Zan, Michela Murgia spaventata dalle divise – in un pensierino di quarta elementare -, ecco Alessandro Gassman far vanto delle sue doti di delatore, denunciando pubblicamente di aver segnalato alle forze dell’ordine un attimo di vita privata di un “focoso” vicino
Torna il tonno come archetipo dei combattenti: da Gassmann, ai Cinque Stelle, tutti volevano aprire il sistema come una scatoletta di tonno e hanno finito per trasformarsi nella scatoletta e nel sistema.
Lanciano gli scarti sotto al tavolo, i signori del regno lontano, ai segnaposto virtuali, quali gli italiani, ormai, sono ridotti a essere. Cittadini de iure, sudditi de facto. Il regno lontanissimo, distante dalle pulsazioni della piazza dei ristoratori inferociti, lacrimanti e disperati.
E qui si manifesta in tutta la sua meraviglia la sinistrash – che incarna una nuova adolescenza dei tovarish – il prodotto di scarto delle battaglie di un tempo, dei padri che furono, quella sinistra che ha eletto l’odio a oltranza e l’estinzione di ogni pensiero alternativo all’imposto, a missione vitale. Quella sinistra passata dagli ultimi e dalle periferie ad essere periferia della politica e del buon senso. In questi atti emozionali, lanciati come sassate, si ripassa con un corposo tratto di Uni Posca rosé questo distacco. Priorità: la scelta ideologica, che è narrazione del reale, prevale sulla evidentissima scelta di popolo, che è bruciante realtà. Da Letta, che vorrebbe far votare i sedicenni mentre i loro padri perdono il lavoro, alla classe dirigente del PD, sino ai cantori del mondo globale, continuamente in marcia verso il progresso, prima fila della cultura di massa da difendere e continuare a plasmare, gente come Elodie, Fedez, Murgia, Gassman e tanti altri, che vivono una sinistra di servizio, a scopo professionale, vetrinizzata, una missione civile stereotipa e trinariciuta. Ognuno è libero di manifestarsi nell’esempio. Percezione, aspettativa. Là fuori l’Italia crepa, nella tanica piena del suo vuoto che campeggia come stendardo straccio su certe spallette, la scelta di replicare ciecamente il volere del sistema. E che si fottano la forzata pausa costituzionale e la lotta, la devastazione psicologica, specie dei più giovani, e i numeri: crollo dei consumi pari a 128 miliardi di Euro, 300mila imprese del commercio a rischio chiusura e 945mila posti di lavoro persi in un anno.
Che dire, Alessà, se non ammazza, oh! Questa tua denuncia condominiale varrebbe pure la medaglia al valore civile, se il mondo del teatro, decine e decine di tuoi colleghi, non stessero facendo la fame da un anno, combattendo, come i ristoratori, le partite iva, i privati, per mettere insieme un pranzo e una cena per i figli a casa, per salvare la residua dignità. Mai chiedere pietà alla sinistra, che il suo lavoro strategico di occupazione di spazi, di militarizzazione della cultura e di generazione e mantenimento del sentire comune, lo fa da tempo e lo fa bene, ma almeno è lecito sottolineare che prima ancora di pontificare, sarebbe stato davvero bello vedere i vari soggetti sopra(ec)citati e curiose figure mitologiche simili, essere parte della battaglia dei loro colleghi contro l’umiliazione, la privazione della libertà (espressiva, anzitutto), la povertà incombente. Forse, lì, tra unti del Signore e falsi untori, sarebbe potuta nascere la scintilla del rispetto del combattente. Ma neanche quello. Lacrime salate continuano a grondare sulle assi di legno e sul velluto caldo del sipario del teatro proletario, col sostegno, via social, dei miracolati. “Tenete duro, amici, compagni! Orsù dunque, tutti alla rivoluzione”.
Tranquillo, Alessà, noi siamo solo dei poveri naturmenschen, analfabeti non funzionanti, indegni e incapaci, persino, di colorare il disegno di una giraffa entro i bordi, ma rimane, comunque, questione di pesi specifici: il tonno in dispensa non ti manca, decenza e talento paterno, purtroppo, sì.