Alessandro Volta, l’Italia celebra i 200 anni del genio della pila

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Il governo ha stanziato sei milioni di euro per il bicentenario di Alessandro Volta tra il 2025 e il 2027. Lo ha affermato il sottosegretario alla presidenza del consiglio Alessio Butti sottolineando che «la città di Como si prepara a rendere omaggio al grande scienziato che ha rivoluzionato il mondo con l’invenzione della pila elettrica, in occasione del bicentenario della sua morte». Le celebrazioni si estenderanno dal 2025 al 2027 e rappresentano «un progetto di straordinaria importanza non solo per il nostro territorio, ma per l’intero Paese».

«Grazie all’intenso lavoro portato avanti negli scorsi mesi – ha aggiunto il senatore Butti – il progetto finanziario e di governance che garantirà la realizzazione delle Celebrazioni è nella legge di bilancio» con un budget di due milioni all’anno per il triennio 2025-2027. In programma a Como «eventi, mostre, iniziative didattiche e culturali di respiro internazionale», che trasformeranno il capoluogo lariano in un «centro di eccellenza per la scienza e la cultura».

Alessandro Giuseppe Antonio Anastasio Volta nacque a Como il 18 febbraio del 1745 in una famiglia altolocata. A 13 anni iniziò studi umanistici alla scuola dei gesuiti di Como e nel 1761, dopo essere entrato nel Regio Seminario Benzi di Como, fu invece incoraggiato a studiare soprattutto le materie scientifiche, assecondando i suoi interessi. Ad Alessandro Volta fu messo a disposizione il gabinetto di scienze naturali del Seminario, un vero e proprio laboratorio ante litteram, dove condusse numerosi esperimenti e abbandonò definitivamente il progetto che i suoi avevano per lui: che diventasse sacerdote. A partire dalla fine degli anni Sessanta del Settecento Volta iniziò a scrivere memorie e lettere sulle sue attività di ricerca, mettendo in discussione alcune delle interpretazioni più accreditate all’epoca sui fenomeni elettrici. Dopo avere ricevuto un importante incarico presso le Regie Scuole di Como, nel 1775 mise a punto la sua prima invenzione notevole: l’elettroforo perpetuo. Era costituito da un disco con un manico perpendicolare per impugnarlo, come un batticarne, ed era utilizzato insieme a una superficie isolante e a un panno di lana per ottenere una carica elettrica da usare in particolari esperimenti. L’invenzione e gli studi prodotti fino ad allora valsero a Volta la nomina a professore di fisica sperimentale alle scuole di Como.

Arrivò quindi l’invenzione che lo rese celebre, quando Volta fece l’annuncio e descrizione “ufficiale” della invenzione della pila effettuato in una lettera scritta dal Volta ed indirizzata a Joseph Banks in qualità di presidente della Royal Society di Londra. Studiata ed inventata gli anni prima, poi presentata a Napoleone nel 1801, era il 20 marzo 1800 quando in quella lettera Alessandro Volta descrivesse la sua pila, forse non immaginando che quel momento sarebbe stato consegnato non tanto alla storia, ma avrebbe fatto parte della storia sempre ed in ognuno di noi.

Volta non può essere disgiunto da Como, e Como non può essere disgiunta da Volta. Come in uno specchio vivranno in eterno, nutrendosi e ricordandosi nella storia. La Como di Volta era una città prossima all’unità d’Italia, caratterizzata da periodi di occupazione napoleonica ed austriaca, ma anche animata da un forte sentimento nazionalista e di libertà che si impone grazie al razionale illuminismo. Queste note “colonizzatrici” portano alla città di Como importanti ed apprezzabili sviluppi nel campo della mobilità, della cultura e dei servizi. Alla crescita materiale corrisponde, mai disgiunta, quella di pensiero, degli ideali ora pronti ad essere condivisi da tutti. Nella seconda metà del Settecento, Como è una città serena e tranquilla, in crescita demografica ed urbanistica; tale benessere si osserva nella costruzione di splendide ville, in particolare nel Borgo Vico. Villa Olmo, Villa Geno, Villa Rotonda, dove soggiornò Napoleone nel 1796, sono la rappresentazione di un periodo positivo e di crescita civile. Lo storico Giuseppe Rovelli, il conte Giovan Battista Giovio ed Alessandro Volta, sono le eminenti figure cittadine. In tale clima irrompono Napoleone e i francesi il 18 maggio 1796 al grido di “viva la libertà e l’uguaglianza”.

Anche se molti lo conoscono solo per la pila, è stato Alessandro Volta a scoprire l’origine del gas metano.

Salto indietro: nell’autunno del 1776, padre Carlo Giuseppe Campi, dell’ordine dei Somaschi, nota una sorgente di “acqua infiammabile” nelle acque stagnanti di San Colombano al Lambro (Mi) e prega Volta di studiarla per rivelarne la natura. Lo scienziato non può andare nella Bassa Lodigiana, ma lavora di cervello: questa aria viene prodotta all’interno delle acque pantanose e quindi sospetta che si tratti di un evento comune a tutte le paludi.

L’intuizione arriva quando Volta è in vacanza ad Angera, sulla sponda lombarda del lago Maggiore: è qui che le sue supposizioni trovano conferma. Raccoglie l’aria prodotta in un canneto, tra laghi e stagni, dove riposano i resti di vegetali e di animali putrefatti, dimostrando che il gas non è un prodotto di origine minerale, ma organica.

Volta ribattezza questo gas “aria infiammabile nativa delle paludi”, poi diventato noto come metano. In una delle sue lettere suggerisce di sostituire l’uso dell’olio come combustibile per le lampade con il gas delle paludi. Queste lampade, dette “lampade perpetue” o “lampade di Volta”, fanno del suo inventore il precursore dell’illuminazione a gas. Il principio del loro funzionamento è stato poi esteso all’accendilume elettrico, detto poi accendino.

Sono numerosi i monumenti dedicati al Volta nella città di Como dopo la sua morte, il 5 marzo 1827. Nel 1831 viene tumulato nel Tempietto del cimitero di Camango, nel 1838 gli viene intitola una piazza (ex piazza Iasca) dove viene eretta una imponente statua, primo vero gesto di gratitudine e riconoscenza, reso solenne dalla dedica al suo basamento “A Volta, la Patria”. La statua guarda con nostalgia la piazza nella quale lo stesso Volta amava forse giocare a calcio e divertirsi con Giovan Battista Giovio.  Nel 1865 gli viene intitolato il Liceo, dove nel suo atrio viene collocato uno splendido busto di Gaetano Monti. Nel 1928 viene inaugurato il Tempio Voltiano, un anno dopo le celebrazioni del centenario della morte; splendido tempio neoclassico, rappresenta il simbolo concreto del legame e dell’affetto che c’è tra Como ed il Volta. È un tempio dedicato all’uomo Volta, ma anche ai sui strumenti;  sorto infatti grazie ad un atto di amore di un mecenate, forse traumatizzato dall’incendio del 1899 che distrusse, insieme alla esposizione voltiana, numerosi cimeli del Volta. Nel 1927 a Brunate viene costruito il faro Voltiano, torre ottagonale che ancora oggi si illumina con i fasci colorati del tricolore della nostra bandiera. Nel 2015 viene collocato, alla fine della diga foranea di fronte a Piazza Cavour, il Life Electic imponente e spettacolare statua di Daniel Libeskind: due iniziali “A” e “V” che in modo spettacolare coniugano luce, vento ed acqua.

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