Il Governo di centrodestra sta cercando di risolvere il problema dei balneari, ma il Consiglio di Stato ha bocciato anche l’ultimo decreto del Governo. Cosa accadrà adesso? Intanto la maggioranza fa quadrato. Per l’occasione vi proponiamo l’intervista di Fabio Dragoni ad Alessia Berlusconi, che gestisce il bagno Alcione, storico stabilimento di Forte dei Marmi, pubblicata sul numero di aprile 2022 di CulturaIdentità (Redazione).
“La Versilia ha tenuto botta. Il turismo russo è un asset importante ma non imprescindibile. Dal 2020 con il Covid i turisti italiani hanno riscoperto Forte dei Marmi. Ma pure la Versilia ha riscoperto il turismo italiano. Una riscoperta reciproca. Anche il mercato immobiliare ha dato queste indicazioni”. Alessia Berlusconi gestisce il bagno Alcione, storico stabilimento di Forte dei Marmi. Con lei parliamo di Bolkestein ma pure di guerra e anche di Covid. O meglio dei loro effetti sul turismo. Ed è proprio da qui che partiamo.
Che tipo è il turista russo?
La stragrande maggioranza sono russi a cui piace integrarsi -quasi confondersi- con l’ambiente fortemarmino. Molti parlano italiano e hanno una casa di proprietà. Sono più “sobri” rispetto a quella minoranza di personaggi “folcloristici” che lasciano il segno quando vanno al ristorante o in una boutique.
Che tipo di segno?
Parlo per sentito dire perché la mia clientela è soprattutto italiana, svizzera e americana. Solo quattro o cinque famiglie russe. Diciamo che si favoleggia di cene con mance a quattro zeri.
I clienti russi sono stati puniti da sequestri di case, barche e conti.
Stringere il cerchio intorno all’uomo andando a colpire i più stretti collaboratori è una tattica che paga. Ma purtroppo troppi russi incolpevoli sono stati penalizzati. Una mia cliente che vive fra Pietrasanta e Mosca è assolutamente contraria a questa follia del governo russo ed è stata comunque colpita dai provvedimenti. Inaccettabile punire indistintamente.
Gli altri turisti stranieri sono presenti?
Dal 2020 mancano soprattutto gli americani, che hanno smesso di viaggiare a causa delle restrizioni covid, mentre gli europei dal 2021 hanno ripreso a spostarsi.
Il turismo balneare estivo risente meno del Covid rispetto al commercio in generale?
L’apertura estiva coincide quasi sempre con la flessione dei contagi. E questo aiuta. La contrazione nel giro d’affari è però dovuta al minor numero dei posti ombra in spiaggia per assicurare le distanze.
Con più postazioni avreste fatturato di più?
In generale sì. Ad eccezione di quei pochi stabilimenti che già erano per scelta strutturati con maggiori distanze fra i punti ombra, gli altri hanno senz’altro subìto un calo del fatturato spiaggia.
Parliamo di balneari e di Bolkestein. Devo fare l’antipatico mi spiace. Siete degli squatter di lusso? Perché pagate veramente poco di concessione
Il sistema ha delle storture ma sono limitate. E come al solito fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce. I tanti operatori che lavorano con impegno e passione non fanno notizia, al contrario del balneare che paga poco e affitta la concessione a terzi. Ma le assicuro che si tratta di casi limite e lì sì che si dovrebbe intervenire in modo rigido. Poi c’è un fatto che tutti trascurano.
Quale?
Le spiagge sono un bene che è stato affidato ai concessionari nel corso dei decenni fin dall’inizio del secolo scorso. Nessuno ci voleva lavorare. Ed è grazie all’impegno dei balneari che oggi esiste questo patrimonio. Ma soprattutto noi ci occupiamo della pulizia tutto l’anno e della sicurezza in mare dei bagnanti. Tutte queste cose, mi creda, hanno un costo.
Tipo?
A Forte siamo 100 bagni e… (Alessia smanetta al telefonino facendo conti ad alta voce dove io mi perdo
… non meno di quattro milioni, costo azienda. Vede, nessuno lo dice, che solo per garantire la sicurezza in mare, i balneari del Forte spendono quattro milioni a stagione.
Sono sbalordito
Ma certo! Io ho dieci bagnini, non uno solo. Poi ci sono stati gli investimenti per l’acquisto del Bagno, per la ristrutturazione di un bene che non è mio e per il mantenimento delle strutture per tutto l’anno. Solo nel 2022 investo altri trecentomila euro. Poi ci sono ulteriori considerazioni sugli impatti a livello familiare.
Quali?
Cinquant’anni fa una famiglia campava su un bagno. Poi le famiglie crescono. Figli e nipoti si aggiungono. Gli stakeholders aumentano. E la torta non è che sia chissà cosa. Inoltre, noi balneari siamo gli unici a pagare un’IVA del 22% contro quella del 10% di tutto il comparto turistico: campeggi, ristoranti, alberghi. Anche questo ha un impatto sui prezzi al pubblico. Se lo Stato vuole fare i conti, deve mettere tutto sul piatto della bilancia.
Ma da questa situazione come se ne esce? Che idea vi siete fatti a livello di categoria?
Non lo so se la partita sia ancora aperta. Alla base vi è una grande incomprensione su quello che sia il disegno del Presidente del Consiglio. È come se per Draghi fosse una battaglia personale. Come quella sul catasto. Per carità, sono entrambi settori devono essere riformati. Ma dipende come. Un conto è farlo calandosi dentro le dinamiche di un settore e fissando dei checkpoint man mano che si affrontano le problematiche. Un altro è pretendere una riforma strutturale in poche settimane. Non funziona così. La sensazione è che Draghi non voglia sbavature nel suo curriculum di europeista. Un accanimento solo italiano che non c’è stato in altri stati. E partiamo dall’origine di tutti i mali.
Partiamo.
La Bolkestein è una direttiva sui servizi e non sui beni. La spiaggia è un bene. Secondo tema: la reciprocità. Mi dice quale interesse posso avere io ad andare a partecipare ad un’asta per una spiaggia in Finlandia? Spagna e Portogallo hanno messo al sicuro le spiagge perché sono un patrimonio nazionale. In Italia parliamo di 7 mila aziende balneari che rischiano di saltare.
La battaglia a che punto è?
Si svolge su vari piani, anche quello giudiziario. I ricorsi stanno partendo. La sentenza del Consiglio di Stato [sentenza 698/2022, depositata il 22 aprile 2022, con cui la Corte di Cassazione, terza Sezione penale, è intervenuta nella vicenda delle concessioni demaniali marittime per cui pur condividendo le posizioni espresse dal Consiglio di Stato nelle due recenti sentenze gemelle (n. 17 e n. 18) del 9 novembre 2021, ha confermato il sequestro a suo tempo disposto di una concessione balneare in provincia di Genova n.d.r.] è stata di un tempismo imbarazzante e ha fornito a Draghi un assist perfetto per la sua battaglia. Esondando peraltro da quelle che sono le proprie competenze e mettendo in crisi tutto un sistema. Va addirittura a confliggere con leggi attualmente in vigore. Lo Stato non può prima invitarti a giocare e poi cambiare le regole del gioco, a partita iniziata. In uno Stato di diritto è inconcepibile.