L’Aquila è la nuova Capitale della Cultura 2026

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La celebre Fontana Luminosa, uno dei simboli dell'Aquila (1934)
La celebre Fontana Luminosa, uno dei simboli dell'Aquila (1934)

È stata proclamata a Roma, al Ministero della Cultura (Sala Spadolini – via del Collegio Romano, 27) la città vincitrice del titolo di Capitale italiana della Cultura 2026. Alla cerimonia sono intervenuti il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano e la Giuria presieduta da Davide Maria Desario.

Ad aggiudicarsi il titolo, L’Aquila, capoluogo dell’Abruzzo, proclamata all’unanimità dalla giuria.

Nel nome della solidarietà fra capoluoghi colpiti dai terremoti negli scorsi anni, a sostenere il progetto dell’Aquila, che è Città Identitaria, anche Rieti, che a sua volta con il suo sindaco Daniele Sinibaldi si appresta a entrare nella rete della Fondazione Città Identitarie.

“Un dossier propone un modello di valorizzazione del territorio del patrimonio culturale, artistico e naturale” e “il recupero dell’identità” – legge Gennaro Sangiuliano dalla motivazione. “Il progetto coinvolge un numero rilevante di realtà pubbliche e private, creando un forte collante con i territori circostanti”, nonché coprendo “tutto il panorama dell’espressione: cinema, teatro, musica, arti visive”, coinvolgendo inoltre il sistema museale bibliotecario e universitario.

“Uno strepitoso viaggio fra le bellezze della nazione” ha definito Desario il lavoro per proclamare la nuova Capitale della Cultura. “È vero che ci sarà una sola capitale, ma le altre nove devono avere l’orgoglio di essere arrivate in finale e i loro progetti devono essere sostenuti”, ha detto Desario incitando il Ministero a incoraggiare le altre nove finaliste. E propone di integrare il bando istituendo un riconoscimento anche alle altre città che giungano in finale nelle edizioni a venire.

Gli risponde Sangiuliano: “tutte queste città meriterebbero d’essere capitali della cultura”, dice accogliendo la proposta di Desario. “Vanno cercate le risorse per portare avanti tutti i progetti e non solo quello della città finalista. Accanto alla capitale del libro e della cultura anche la capitale dell’arte contemporanea. Fra cento anni è bene che ci sia un segno del nostro presente. Abbiamo una grande cultura alle spalle, ma non possiamo vivere solo del passato”.

Commosso il discorso del sindaco de L’Aquila, Pierluigi Biondi, che ha ricordato il quindicennio del terremoto che ha devastato il capoluogo abruzzese, indicando la cultura – “elemento non accessorio, ma fondante” – come strumento per rilanciare non solo la sua città, ma l’intero territorio nazionale, in particolare l’asse appenninico, minacciato dall’inverno demografico e concludendo con un applaudito “Viva l’Italia!”.

Le città finaliste, che hanno presentato i loro dossier in due audizioni pubbliche il 4 e il 5 marzo scorsi, oltre l’Aquila, erano le seguenti:

  • Agnone (Isernia), “Agnone 2026: Fuoco dentro. Margine al centro”;
  • Alba (Cuneo), “Vivere è cominciare. Langhe e Roero, un’altra storia”;
  • Gaeta (Latina), “Blu, il Clima della cultura”;
  • Latina, “Latina bonum facere”;
  • Lucera (Foggia), “Lucera 2026: Crocevia di Popoli e Culture”;
  • Maratea (Potenza), “Maratea 2026. Il futuro parte da un viaggio millenario”;
  • Rimini, “Vieni oltre. Il futuro qui e ora”;
  • Treviso, “I sensi della Cultura”;
  • Unione dei Comuni Valdichiana Senese (Siena), “Valdichiana 2026, seme d’Italia”.

Foto: Giorgio Galeotti, CC 4.0 SA By

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