L’architettura Novecento sarà bene culturale tutelato dallo Stato

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Foto giorgio minga, CC BY 3.0,

La Commissione Cultura della Camera ha recentemente approvato – su iniziativa dell’onorevole Alessandro Amorese (FDI) una mozione in cui si impegna il governo ad inserire l’architettura razionalista italiana tra i beni storico-artistici riconosciuti dall’ordinamento e ad adottare iniziative tese a sostenere e promuovere la tutela e valorizzazione dei beni architettonici di stampo razionalista. Inoltre gli edifici della città di fondazione di Latina dovranno essere candidati a sito del patrimonio mondiale Unesco.

Ulteriore contributo importante della risoluzione è quella di adottare iniziative volte a stanziare risorse per il restauro, la conservazione e la valorizzazione delle opere esistenti, mediante interventi di manutenzione e protezione di beni culturali pubblici e privati.

Finalmente dopo diversi anni di silenzi, il razionalismo architettonico “all’italiana” si riscatta anche a livello istituzionale, raggiungendo quel giusto riconoscimento, alla pari di altre architetture che hanno segnato la storia del nostro Paese, mentre ci avviciniamo al centenario (2026) della nascita del “Gruppo Sette”.
Infatti nel 1926 un gruppo di architetti provenienti dal Politecnico di Milano – Luigi Figini, Gino Pollini, Guido Frette, Sebastiano Larco Silva, Carlo Enrico Rava, Giuseppe Terragni e Ubaldo Castagnoli, sostituito l’anno dopo da Adalberto Libera – formarono il “Gruppo 7”, che aderirà al MIAR (Movimento italiano per l’architettura razionale) nel 1928.

Con una serie di quattro articoli comparsi sulla rivista «Rassegna Italiana» tra dicembre 1926 e maggio 1927, il “Gruppo 7” si presentò al pubblico, dettando nuovi principi per l’architettura che si rifacevano a quelli del Movimento Moderno in Europa. Si trattava di un nuovo modo di vedere l’architettura, caratterizzato dalla ricerca della forma pura, essenziale, che esprimesse la funzione degli spazi, e dal rigetto dell’ornamento e della decorazione.
In questi scritti si teorizzava:
• che “dall’uso costante della razionalità, dalla perfetta rispondenza dell’edificio agli scopi che si propone, siamo certi debba risultare, appunto per selezione, lo stile”;
• che “l’architettura … non può più essere individuale”, per poterla ricondurre “alla diretta derivazione delle esigenze del nostro tempo”;
• che “all’eclettismo elegante dell’individualismo opponiamo lo spirito della costruzione in serie”.
Contemporaneamente si richiamava il valore della tradizione:
• “Da noi esiste un tale substrato classico e lo spirito della tradizione (non le forme, le quali sono ben diversa cosa) è così profondo in Italia, che evidentemente e quasi meccanicamente la nuova architettura non potrà non conservare una tipica impronta nostra”.

Nella presentazione della Prima Esposizione d’Architettura Razionale, tenutasi a Roma nel 1928, Adalberto Libera chiarisce che il termine “razionale” sebbene non si adotti perfettamente all’opera architettonica, in quanto anche d’arte, è il più adatto a sottolineare il contenuto di costruzione, tecnica, raziocinio che la distingue. Sempre Libera spiega che “l’architettura razionale – come noi la intendiamo – ritrova le armonie, i ritmi, le simmetrie nei nuovi schemi costruttivi, nei caratteri dei materiali e nella rispondenza perfetta alle esigenze cui l’edificio è destinato. Noi dobbiamo – come gli Egizi crearono le piramidi incrollabili con il granito duro, come gli Elleni i templi perfetti con i marmi chiari e luminosi, come il Popolo Giallo le pagode in una tormentata ricchezza con i legni variopinti e preziosi, come i Romani le arene immense e gli acquedotti superbi con le pietre del suolo conquistato – noi dobbiamo elevare le nostre case perfette e chiare, le nostre officine luminose e sonanti con quei materiali che danno l’ardire, la grande portata orizzontale, la possibilità di invertire l’ordine statico“. Lo stesso Libera arriverà ad affermare che la bellezza sta nell’organismo strutturale e nella fusione tra forma e materiale impiegato.

Parole di Adalberto Libera che guardano già al panorama europeo, in particolare a quel Movimento Moderno che ormai è in crescita in tutta Europa, facendo emergere l’architettura razionalista italiana a livello internazionale una delle massime espressioni del razionalismo mondiale. Altri architetti, vengono citati nella risoluzione: Giovanni Michelucci, Pier Luigi Nervi, Giuseppe Terragni, Giuseppe Vaccaro e Gino Franzi, Edmondo Rossoni e Carlo Frighi, Marcello Piacentini.
Ben venga quindi l’iniziativa per la valorizzazione dei beni architettonici di stampo razionalista, esempi di orgoglio di architetti italiani.

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