Assolto Mario Cattaneo, ma la Procura ricorre in Appello

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Sorprende non poco apprendere oggi che la Procura di Lodi ha deciso di impugnare la sentenza di assoluzione di Mario Cattaneo (l’oste che reagì ad un tentativo di furto la notte del 10 marzo 2017 provocando la morte di un malvivente), ma sorprende di più prendere atto dello sforzo profuso dalla pubblica accusa per perseguire ancora un uomo quasi sopraffatto nella notte, spaventato, aggredito da criminali senza scrupolo e che per un innato spirito di sopravvivenza si è difeso riuscendo a salvarsi.

Bisogna sforzarsi davvero per individuare nella sentenza di assoluzione di Mario Cattaneo quell’unico spiraglio in cui, presumibilmente, si infileranno i motivi di appello della Procura.

Una sentenza dove si legge chiaramente che la ricostruzione del compendio probatorio “……induce, anzi tutto, ad escludere che la condotta dell’imputato ……sia connotata in sé da profili colposi…” ed ancora “…..il colpo è stato esploso soltanto a causa della condotta dell’aggressore che ha afferrato la canna e cominciato a strattonarla……appare evidente che il colpo è stato esploso durante la colluttazione ………” ed infine – afferma ancora il Giudice – “…..volontà o consapevolezza – evidentemente assente -di colpire a morte il correo……….l’arma non è stata utilizzata per ferire bensì era stata presa proprio allo scopo di intimidire gli aggressori e farli scappare, onde evitare che potessero fare del male ai familiari (si rammenta che in casa vi erano tre bambini di tenerissima età)……”.

Dunque, cosa altro avrebbe potuto o dovuto dire il Giudice per rendere ancora più plastica la ricostruzione dell’evento mostrandone l’irrilevanza penale della condotta del Cattaneo?

Forse però la fattibilità dell’appello è scaturita da quanto si è detto in più – con lodevole onestà intellettuale – in quel punto in cui si afferma in sentenza che l’eccesso di legittima difesa “….comunque correttamente contestato dal Pubblico Ministero….” è stato neutralizzato dalla mancanza di nesso di causalità.

Ma, al di là delle elucubrazioni giuridiche o degli esercizi accademici di procedura, è possibile che non si riesca a dare una lettura logica all’evento? E’ possibile che non si riesca a comprendere il lato umano e psicologico di questa tragedia? La nostra giustizia non è affidata alle macchine, gli articoli dei codici e delle leggi che regolano la nostra vita devono essere interpretati attraverso l’esperienza e la comprensione dei drammi umani.

Se così fosse bisognerebbe immedesimarsi nell’anziano Cattaneo che – improvvisamente – si trova aggredito, violato nell’intimità delle sue mura, spaventato per tre creature che difenderebbe con la propria vita, trascinato in un vortice surreale ed incredibile che annienta la mente e la razionalità.

Bisognerebbe immedesimarsi in quella paura, in quel terrore, in quegli attimi che sembrano non finire mai ammettendo che la razionalità di una ricostruzione “perfetta quanto irreale” che nasce da ore di studio, di ipotesi, di valutazioni nella serenità di uno studio o di una assolata aula di tribunale deve cedere il passo alla logica di una interpretazione fatta attraverso le leggi ed i codici ma anche di esperienza e di umanità.

Il tormento di Carlo Cattaneo, allora, potrebbe finire con quella sentenza che lo ha assolto non per pietà, non per comprensione né per altre ragioni, ma solo perché era giusto.