Attente ai valori della famiglia professionalmente vincenti e…

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Contrariamente a quanto vorrebbe l’immaginario collettivo alimentato dal politicamente corretto, che rappresenta i sovranisti truci, volgari, maschilisti e, in fin dei conti, un po’ fascistoidi e borgatari, se ci concediamo un rapido giro d’orizzonte, non solo in Italia, ma in tutta Europa, scopriamo che invece non sono affatto poche le donne che hanno abbracciato la causa “sovranista”. Alcune di esse, per giunta, sebbene attente ai valori della famiglia, sono anche professionalmente vincenti e incredibilmente belle. “Belle e sovrane”, come l’Italia del dipinto che fa bella mostra sulla prima pagina di questo numero di CulturaIdentità

Seguendo questo identikit, il pensiero corre subito, inevitabilmente, alla bellissima e biondissima Marion Maréchal Lepen, la nipote trentenne del patriarca del Front National Jean Marie Lepen, il cui cognome Maréchal, le deriva dal marito della madre Samuel, il fondatore del movimento giovanile del Front. Spesso messa in competizione con zia Marine, a differenza di questa, che pure ha corso per diventare l’inquilina dell’Eliseo contro Macron, in virtù non solo dell’aspetto, ma anche dei modi meno bruschi e dei toni più argomentati, Marion è considerata in Francia decisamente più fréquentable dalla buona società e dai media, tanto che non sono in pochi a scommettere su un suo radioso futuro.

Dopo essere stata, a soli 22 anni, la più giovane deputata eletta nell’Assemblea Nazionale ed aver mancato per un soffio l’elezione a Presidente della Regione Provence-Alpes-Côte d’Azur nel dicembre del 2015, oggi Marion ha messo (momentaneamente?) da parte il suo impegno politico, per dedicarsi alla figlia e al suo progetto di dar vita ad una scuola quadri per aspiranti politici e dirigenti della pubblica amministrazione, lasciando che ad occuparsi della politica attiva fosse il suo compagno Vincenzo Sofo, attualmente candidato con la Lega alle europee nel collegio Italia meridionale.

Rimanendo nel filone “belle (bionde) e sovrane”, ma facendo ritorno in Italia, ha fatto scalpore nei mesi scorsi l’endorsement filosovranista di Lorella Cuccarini, che ha dato il via a un “riallineamento” dell’ambiente vip. L’ex ballerina e conduttrice di popolarissimi programmi televisivi, senza temere le reazioni del suo ambiente professionale, notoriamente più sensibile alle sirene dello chicchismo radical, ha esplicitamente dichiarato le sue simpatie: “Per come lo intendo io, il sovranismo è credere nella democrazia – ha detto – e che la sovranità appartiene a noi, al popolo”, attirandosi le ire dell’altra prima ballerina per antonomasia del mitico Fantastico di Pippo Baudo, Heather Parisi.

Lorella, però, non è la sola, in Italia, ad aver “tradito” il suo mondo di provenienza, ponendosi, di fatto, in posizione critica rispetto al luogocomunismo dei salotti. In forme, modi e contesti completamente diversi è il caso, ad esempio, di Ilaria Bifarini, che ama definirsi “bocconiana redenta”, come recita il sottotitolo del suo primo libro Neoliberismo e manipolazione di massa, e che ha raggiunto una notevole popolarità con il suo secondo saggio dedicato in larga parte al Franco CFA, la moneta utilizzata dalle colonie dell’ex Africa francese, I coloni dell’austerity: Africa, neoliberismo e migrazioni di massa. “A un certo punto – ci ha spiegato – mi sono liberata dallo stato di soggezione psicologica in cui ci tiene l’ideologia dominante, quella neoliberista, e questo mi ha permesso di demolirne il mito. Pur rivendicando l’eccellente formazione che ho ricevuto grazie alla Bocconi, sono riuscita a liberarmi del feticcio della assoluta centralità del mercato, per riscoprire, con Keynes, il ruolo equilibratore dello Stato”.

                   

Dama sovranista è invece lo pseudonimo che sui social usa Francesca Totolo, bestia nera delle ONG che operano nel Mediterraneo, trasportando migranti dalla Libia all’Italia, e autrice di clamorosi reportage sul traffico di esseri umani. “Dama Sovranista – ci ha raccontato – nasce dal primo articolo al limite del diffamatorio pubblicato da La Stampa, che mi descriveva come una specie di Mata Hari del sovranismo, con collegamenti russi e ungheresi. All’inizio me la sono presa, ma poi ho deciso di assumerlo come soprannome”, che usa come nickname del suo secondo profilo facebook, dove posta le sue inchieste, quando non le pubblica sul Primato nazionale.

Ma giornaliste belle e in gamba sul fronte sovranista le troviamo anche all’estero. Pensiamo a Sanna Hill, caporedattrice di Nya Tider, l’unica testata dichiaratamente “di destra” e nazionalista esistente in Svezia: “Qui da noi il politicamente corretto è una vera e propria ideologia totalitaria – sottolinea – e nel mondo giornalistico assumere posizioni alternative e non allineate è molto pericoloso, rischi addirittura il posto di lavoro. Ogni critica alle politiche di accoglienza indiscriminata dei migranti è di fatto bandita e questo crea un clima di paura tra i colleghi, anche perché di fatto il sistema mediatico in Svezia è viziato da un regime di semi–monopolio, perché tutti i più grandi network televisivi e i maggiori giornali sono di proprietà dei Bonniers, che impongono la loro linea laicista, femminista e promigrazionista”.

Anche in Germania quanto a liberta’ di espressione non sembra se la passino meglio, almeno stando a quanto ci racconta Anabel Schunke, modella 30enne e giornalista e blogger di successo: “In Germania chiunque critichi l’attuale politica del diritto d’asilo voluta dalla Merkel o il radicalismo islamico rischia di essere tacciato di nazismo e questo non favorisce un dibattito libero”, sostiene. Secondo Anabel, che si definisce neoliberale e conservatrice “in Germania l’integrazione della popolazione immigrata non ha mai veramente funzionato. In sé però l’Islam non è un problema, lo diventa se i musulmani allogeni sono troppi, come da noi, e se la societa’ che li ospita non riesce a trasferire i nostri valori fondanti del vivere civile”.

Un problema che potrebbe sorgere anche in Italia, dove però la politica dei “porti chiusi” sembra dare i suoi effetti, limitando l’afflusso incontrollato e malgestito di troppi cittadini stranieri. Un punto su cui la Lega non sembra avere alcuna intenzione di cedere e su cui faranno blocco i suoi esponenti nel governo, tra i quali figura anche l’ultima “bella e sovrana” del nostro excursus, Lucia Borgonzoni, senatrice emiliana 40enne e sottosegretario al Ministero dei Beni Culturali, che in questi mesi si sta occupando in particolare dell’organizzazione delle celebrazioni dei 500 anni della morte di Leonardo, banco di prova del sovranismo culturale italiano.