Cari genitori proteggete i vostri figli dalla rete del cyberbullismo

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Occorre maggiore controllo e consapevolezza tra i ragazzi, perché i casi sono in aumento

La facile e veloce connessione alla rete con mezzi alla portata di tutti come il cellulare ha trasferito sulle varie piattaforme alcuni comportamenti sociali umani. Le nuove generazioni in particolare hanno velocemente colonizzato la rete grazie alla rapida capacità di apprendimento e ai bisogni di istruzione che prevedono l’uso dei device e della rete come competenza necessaria. Un problema vecchio e trasversale tra le generazioni come quello del bullismo ha così contaminato quel luogo virtuale, trasformando i social, le chat, ecc… in un possibile mezzo per aggredire l’altro. Con cyberbullismo, infatti, si intendono quei comportamenti aggressivi messi in atto da un singolo o un gruppo contro un coetaneo attraverso l’uso di messaggi, video, immagini che possono variare da offese a denigrazione fino al ricatto, molestia, ingiuria, furto di identità, alle minacce di morte o all’istigazione al suicidio. Il cyberbullismo può essere una estensione del bullismo perpetrato su una vittima, oppure nascere e svilupparsi solo nel mondo virtuale. Alcune caratteristiche rendono particolarmente devastante il subire una aggressione telematica poiché non si può chiudere l’aggressore fuori dalla porta di casa. E l’anonimato che può proteggere i cyberbulli fa sentire alla persona perseguitata una la sensazione di impotenza. La vittima si sente sola, aggredita senza la possibilità di fuggire o reagire, il comportamento lesivo appare inarrestabile. A volte basta un solo messaggio posto nella chat giusta per diffondere un pettegolezzo o un’immagine imbarazzante o una critica denigratoria tra tutti i conoscenti e ampliarsi a macchia d’olio. La vittima potrebbe scoprirlo solo successivamente, quando la notizia oramai si è diffusa. La potenza non è data solo dalla presenza, ad esempio, di una foto sul web, ma anche dalla diffusione e dalla durata di condivisioni indiscriminate, che mantengono viva la persecuzione anche a distanza di tempo.

Le vittime non sono solo coloro che ricevono atti offensivi, ma anche i ragazzi coinvolti, senza la piena consapevolezza di quello che stanno facendo, nel ruolo di aggressori e le famiglie che si sentono impotenti di fronte alla sofferenza dei figli.

Le conseguenze degli attacchi subiti non sono meno gravi di quelli subiti dal vivo, dall’imbarazzo alla vergogna, al senso di colpa e all’umiliazione, per passare all’ansia, ritiro sociale, attacchi di panico, depressione fino, in alcuni casi, al suicidio. I sintomi coinvolgono anche problemi fisici come mal di testa, dolori allo stomaco, mancanza di appetito e disturbi del sonno. È importante ricordare che stiamo parlando perlopiù di minori di età che varia dagli 11 ai 18 anni. Le sintomatologie che si sviluppano non sempre vengono superate e si mantengono anche in età adulta.

Un fenomeno purtroppo in crescita dai dati emersi dal sistema di sorveglianza HBSC (Health Behaviour School-aged Children), che va ricercato nella presenza sempre maggiore dei ragazzi anche giovanissimi, senza supervisione sul web.

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1 commento

  1. Cyber bullismo , chat, social ecc ecc. Ma se I genitori insegnassero ai ragazzini a socializzare e ritrovarsi fuori a giocare non sarebbe meglio? Stanno creando una società di zombi.

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