“Ci chiamavano terroni…abbiamo fatto successo!”

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La storia del fondatore di Asacert è quella di tante orgogliose famiglie del Made in Italy

La storia di Fabrizio Capaccioli, fondatore di Asacert azienda leader in italia nelle certificazioni, non passa solo attraverso i numeri di bilancio ma fonda le sue radici, come scrive nel sito della sua società, nella valorizzazione e nella crescita del personale. Senza dimenticarsi però mai di suo nonno, minatore maremmano della Montecatini. Ecco il racconto del successo di una orgogliosa famiglia del Made in Italy.

Fabrizio, uno dei temi portanti di CulturaIdentità sono le nostre radici, le radici culturali, storiche. Le tue radici familiari ti hanno portato al compimento di un grande percorso imprenditoriale.

Sì, assolutamente ed ho piacere di ricordarle perché sono passaggi importanti della mia vita. Ricordare il vissuto lavorativo in un Paese che dimentica la propria identità. Il comparto minerario e chimico è stato completamente abbandonato: abbiamo venduto tutto – penso oggi all’evoluzione della Montecatini – e non abbiamo più investito in questo settore.

Tuo nonno era un minatore?

Era un minatore della Montecatini che poi si trasferì a Milano quando il comparto venne completamente dismesso intorno alla fine degli anni 60. Pensa a quanti italiani nel corso del Novecento hanno dovuto lasciare la propria terra cambiando vita e quanti hanno saputo dare un contributo lavorativo nelle città che li ospitava. Devo a mio nonno quella capacità di resilienza che mi ha fatto costruire un’azienda che oggi dà un futuro a me e alle persone che ci lavorano. Le mie radici affondano lì da dove partirono i nonni, dalla provincia di Grosseto nella Maremma.

Un’altra città identitaria per te è Milano?

La prima cosa che ho pensato era che ci chiamavano terroni, ma eravamo italiani. A Milano ci siamo dovuti ricostruire una vita, un’identità, una capacità di essere conosciuti ed integrati sviluppando ciò che Milano in quel tempo era: una città industriale. C’erano la Pirelli, l’Eni, le acciaierie Falck e c’era una fortissima cultura industriale ed il senso di appartenenza ad un’azienda che ti garantiva lo stipendio. Milano è oggi il motore economico del nostro Paese grazie anche al sacrificio di famiglie come la mia.

Un paese che però sta svendendo le proprie aziende?

Purtroppo è così! Nel corso degli ultimi 30 anni abbiamo disinvestito sulla cultura e sulla tecnologia in ambito industriale, perché secondo alcuni era più conveniente commercializzare prodotti provenienti da altri Paesi ed immetterli direttamente nel nostro mercato. Come è successo con la Montedison, uno dei più grandi poli chimico farmaceutici ed energetici, ceduta ai francesi nel 2012. Fino ad arrivare ad oggi, senza investire sulla produzione di energia da fonti rinnovabili perché qualcuno era convinto, come diceva Papa Francesco ,“di essere sano in un mondo malato”.

Tornando indietro nel racconto familiare: arrivano gli anni 80 e la Milano da bere.

Sì, c’è stata la trasformazione in città dei servizi e della finanza con la chiusura di grandi centri industriali come alla Bovisa o a Sesto San Giovanni e in quel contesto, grazie ad un’iniziativa lungimirante e all’epoca di nicchia per i servizi, cioè i controlli e le certificazioni che alla fine degli anni ’90 venivano richiesti dal nascente apparato normativo europeo, è nata la mia azienda: Asacert

La tua creatura oggi è uno dei player più importanti

Asacert, nel mondo dei servizi, in Italia ma con una buona diffusione all’estero, sta ottenendo grandi risultati. Offre servizi di ispezione, certificazione e valutazione per supportare le aziende di qualunque settore e dimensione, in tutte quelle basilari attività di controllo.

Sei inoltre vicepresidente di Green Building Council Italia, la più grande organizzazione internazionale per il mercato delle costruzioni sostenibili.

La nostra mission è essere garanti nelle certificazioni nel mondo delle costruzioni, dove il prodotto finale dev’essere affidabile per la garanzia dell’utente che lo andrà a vivere.

Si parla tanto di sostenibilità, girano molti soldi, ma si fanno poche cose. Gestione “all’italiana”?

Spendere ogni euro pubblico vuol dire spenderlo in maniera coscienziosa e virtuosa. Abbiamo previsto grandi disponibilità economiche per il contenimento di energia ma non abbiamo pensato ad esempio ad altri fattori come l’aria e l’acqua che rendono necessari, sopratutto dopo 2 anni di covid, il contenimento delle malattie respiratorie all’interno degli edifici. Aver completamento omesso investimenti sulla ventilazione e purificazione dell’aria è un modo sbagliato di fare sostenibilità. Al momento tutte le procedure di controllo della spesa della finanza pubblica su queste iniziative sono solamente formali. Stanno emergendo gravi frodi ai danni dello Stato proprio perché nessuno controlla ciò che viene realizzato. Siamo un paese in cui si vive di passaggi di carte e da queste muoriamo soffocati.

Quale può essere una soluzione?

Dal mio punto di vista bisognerebbe incentivare in maniera tempestiva gli investimenti puntando sulle rinnovabili. Immagina se riuscissimo a coprire tutti i tetti d’Italia con impianti fotovoltaici, riusciremmo a coprire buona parte del fabbisogno energetico. Non il totale, ma potrebbe essere un grande passo in avanti. Noi ricordiamo nel 2011 un forte incentivo, poi tagliato da una scellerata scelta di un ministro che evidentemente riteneva non fosse più il caso di investire su queste tecnologia ed oggi ci troviamo a dire che dipendiamo troppo da energie provenienti dall’estero e che non siamo autosufficienti. Ora siamo in una condizione in cui, anche grazie ai fondi del PNRR, bisognerebbe investire in quella direzione. Dare contributi per la produzione di energia.

Ultima domanda, ma è su una parte importante della tua vita. Sei presidente di un Rotary, il Passport Innovation. Cosa vuol dire essere “rotariano”?

Vuol dire capacità di coesione con il contesto sociale con cui si opera, ma vuol dire anche pensare anche a chi ha meno di noi. Siamo fortunati di poter vivere in un importante realtà come il Rotary grazie anche alle relazioni e alle opportunità di business che si creano, ma dobbiamo pensare anche agli altri, come ci insegnò il nostro fondatore Paul Harris. Oggi a distanza di 100 anni dobbiamo tornare a quei valori. E con la guerra in Ucraina praticamente alle porte i nostri club devono dare un grande segnale di solidarietà alle popolazioni che stanno soffrendo.

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18 Commenti

  1. che siamo un popolo utilizzato da altri e servi della sinistra ECOLOGICA, ruffiana e corrotta,permettendo ad altri di sfruttarci e rivenendoci i nostri prodotti ,non estragliamo il gas dal nostro mare malo ricompriamo dai vicini, a caro prezzo, grazie a questa fallimentare classe politica comunista, fattore di negatività e corruzione.Grazie ai comunisti itaglioti

    • Erano le 10:36 quando hai schiacciato,tu Remo o forse lo (s)Balestra(to),e ti sei messo a fare il ‘Calimero’ invece di uscire,cercare l’olandesina e farti fare un …….,che ti togliesse la ‘rabbia’ che ti porti,e chissà da quanto,addosso.O magari se non hai/avete l’età,uscire vista la bella assolata giornata di oggi,proprio no,vero?…ed invece t’è capitato di arrivare su st’articolo,che x un ‘rabbioso’ come te bastava solo leggerselo,e ‘meditare’,ripassando anche le virgole,senza invece commentare x ‘sporcargli’ lo sforzo fatto da intervistatore ed intervistato.NB:E togli anche il ‘gusto’ di commentare sul tema.CnuC,piuttosto,proprio no,vero?

    • ed infatti i comunisti italioti si sono venduti capra e cavoli al miglior offerente e hanno fatto borghesia vivendo sulle spalle della povera gente come quelli contro i quali tanto avevano tuonato….

  2. Vorrei fare una semplice precisazione: il discorso sul “terrone” o meno, è del tutto inutile, oggi. Perché le pessime inclinazioni e abitudini del Sud ormai fanno parte anche del Nord. Andava fatto negli anni ’70, ma non per creare una differenziazione razziale bensì per stimolare i meridionali a scaricare quel loro lato che non è mai stato innato, bensì frutto di una pessima amministrazione e maniera di vivere sociale che ha indotto l’uomo del sud a rassegnarsi, e in un circolo vizioso a perpetuare quella malattia che ha antiche origini: i catapani e i governatori bizantini corrotti e con le loro leggi oppressive e via via tutti gli altri, i nobili aristocratici e latifondisti e la chiesa locale, più la borghesia alla Azzeccagarbugli, che hanno lasciato morire nell’inedia i sudditi ignoranti ma non stupidi. Aveva ben individuato il problema, specie nelle Puglie, Gaetano Salvemini, quando dichiarava che, non appena un morto di fame riusciva ad entrare nella pubblica amministrazione e aveva quindi uno stipendio sicuro e un suo status sociale, subito abbandonava i poveracci dai quali era sortito per fare causa comune con questa classe borghese infame e prezzolabile che contribuiva a non cambiare mai nulla. L’idea di instaurare un regime comunista stalinista nel meridione, forse non era cosa sbagliata, a ben vedere. Occorreva sradicare non solo una struttura sociale improduttiva e ingiusta, ma una intera mentalità. L’emigrazione continua non è stata una soluzione per il Sud, e se lo è stata, in parte è stato grazie al rientro di quei concittadini che rifiutavano l’andazzo che avevano abbandonato. Purtroppo pessimi politici del sud hanno fatto venire al nord mafie e camorre, con la pratica del “confino” e, come diceva Prezzolini, il nord si è meridionalizzato con invadenza continua. Ciò non grazie al lavoratore umile e imprenditore volenteroso venuto dal sud a fare impresa con le sue sole forze, ma per quella fetta di borghesia infetta meridionale che si è trasferita armi e bagagli al nord facendo politica e amministrando o trafficando e portando solo la propria mentalità levantina e nemica di una società veramente produttiva e feconda. L’esempio l’abbiamo con la categoria dei notai corsi al nord a fare fortuna, e via discorrendo. Se insomma il male del Sud pare eterno, è solo perché non si è mai lavorato alla redenzione della sua borghesia, affetta da arretratezza e pessima intelligenza. E poi il discorso è articolato, regione per regione, ma il sottofondo è sempre lo stesso: la corruzione della pubblica amministrazione e della borghesia che ne fa parte o che vi è collegata.

    • Purtroppo l’Italia è unita solo dall’odio reciproco che esiste tra i tre popoli di nord, centro e sud che si odiano da 160 anni…. Da Borbonico del sud, spero in una distruzione dello stato italiano da parte dell’Isis…

  3. Chi commentava di comunista. Vi dico io chi sono i comunisti. Quello di destra allevano le galline e tutti i giorni mangiano le sue uova, poche ma giusto per vivere. IL comunista non si accontenta, mangia anche la gallina. Con essa non ci saranno più uova? Che importa, ci sono quelli di dx che li producono, allora si divide, avviene la distribuzione proletaria. E così quello di dx deve lavorare di più per far sì che nascano più galline perchè tutti possano mangiare. Nella pratica, un esempio, tutti i lavoratori contribuiscono per il fondo pensione, ma il comunista divide il fondo pensione in due parti ed una parte ti paga la pensione, ma l’altra per distribuirla a chi nè lavora e nè contribuisce per questo fondo. In parole povere, tu continua a lavorare che a tavola ci sono pure i comunisti. In 60 anni il lavoro è diminuito per via della robotizzazione e automazione, ma si continua a lavorare con lo stesso tempo di 60 anni fa. Ve ne siete accorti? Ve ne siete accorti che diminuiscono i lavoratori ma aumentano i disoccupati, ma mai pensano a distribuire il lavoro. Si potrebbe benissimo lavorare metà tempo di ieri, ma impegnando tutti e tutti con lo stesso stipendio di quello che percepisce un lavoratore oggi, invece di tartassarlo per distribuire le sue ricchezze? Anche il rdc ci mancava!!!!!!!!!!Altre uova distribuite, ritornando alla gallina.

  4. Sono emigrato agli inizzi degli anni 60 e sinceramete il primo viaggio all`estero in terre europee, mi ha scioccato, vedendo il treno pieno di TERRONI, con comportamento da BESTIE, ne più ne meno che come i migranti che approdano sulle coste Italiane. Mi fa piacere leggere che abbiano avuto successo, MA ora, “””TIRATEVI SU LE MANICHE E CERCATEVI UN LAVORO ADEGUATO, VISTO CHE TRANNE QUALCUNO DI VOI, SIETE TUTTI OCCUPATI NEI LAVORI STATALI O NELLE MAFIE!!! L`ECONOMIA, SENZA LE INDUSTRIE RIMANE A ZERO, PERCIÒ, DIMOSTRATECI LE VOSTRE CAPACITÀ, FATE ANCHE INVESTIMENTI NELLE VOSTRE REGIONI E VEDREMO”””???

    • I poveri terroni degli anni 60 e 70 me li ricordo benissimo: erano ignoranti la gran parte, e cercavano un qualsiasi lavoro per dare un futuro a sé stessi e alle proprie famiglie. Molti erano poi inglobati se operai nel movimento operaio comunista e ne hanno seguito gli andazzi come le esagerazioni sindacali. Era la povertà che li pilotava e li faceva estremisti. Ma la categoria borghese simile a quella dei maledetti Gattopardi (personalità antipaticissima espressione della miseria del sud tanto quanto i miserabili del Verga), non è mai morta: si è trasformata nei borghesi ministeriali e paraministeriali con i professionisti legulei approdati al nord, e nei succedanei della mafia ritornata americanizzata nel Sud grazie agli Americani. Fottuti dagli Americani dopo essere stati fottuti dai Savoia e dal fascismo ove tutti i podestà locali erano i vecchi latifondisti, legulei, borghesi d’accatto che già prima strozzavano i poveracci ignoranti o meno del Sud. L’occasione nuova nasceva solo da quei meridionali che da soli si fecero benestanti al nord con la libera imprenditoria non corrotta dalle mafie. Solo loro potevano esigere un altro Sud. Ma la politica, nuova vasca e balena di accoglienza per i lazzaroni sfruttatori, ha pressoché annullato le possibilità.

        • Non so cosa cavolo tu pensi…Ma il dato di fatto ci dice che c’è una mentalità sbagliata che aleggia da decenni per tutta Italia. Ladri e furbi al nord come al sud. Colpevoli i politici tutti. Ma gli Americani hanno iniziato col riportarci in Italia i veri mafiosi dalla Sicilia in su. E con l’aggiunta dei loro vizi anglosassoni, quali droga e porcherie varie. Del resto è pure un dato di fatto che al sud i servizi pubblici non funzionano bene, peggio che nel resto d’Italia. Aveva ragione Salvemini. Oppure Mori, il prefetto di ferro. Oppure Nino Bixio. Oppure il Cardinal Ruffo e il Principe di Canosa forcaiolo, purché avessero creato una nazione del Sud e si fossero tenuti tutti i cardinali e i papi emigrati via da Roma e dal Vaticano per sempre, creandosi quella Roma laica che volevano Mazzini, Saffi ed Ermellini. Del resto, Vincenzo Cuoco a Napoli aveva cercato con gli altri rivoluzionari di creare uno Stato decente e laico. E dal sud sono venuti anche ottimi servitori dello Stato di Diritto. E il codice Rocco era un ottimo codice. Come la riforma Gentile della scuola era un’ottima riforma. Quindi secondo me le sementi buone ci sono sempre, ma per lasciarle fruttare occorre una spietata pulizia garibaldina o alla Bismark, o alla principe di Canosa laico. Insomma bisogna eliminare fisicamente tutte le mafie senza pietà di sorta anche a costo di radere al suolo interi quartieri e fucilare montagne di criminali compresi i loro manutengoli. Compresi quelli alla Gattopardo e suo nipote Tancredi. Dal sano lavacro, il sud emerge senz’altro a nuovo.

    • Questo e’ toscano, di toscani ne hai visti ben pochi emigrare come le bestie, sia all’estero che al nord, e’ piu’ facile che tu abbia visto i nord italiani emigrare, infatti il Brasile, l’Argentina e l’Uruguay sono pieni di discendenti di emigranti veneti, piemontesi, lombardi e liguri. I toscani sono tra gli ultimi ad essere emigrati come numero, anzi i veneti sono venuti in Toscana all’inizio del 900′ a fare i piu’ umili lavori.

    • Il solito ‘indegno’ commento del c…azo…vatti a vedere le foto dei veneti che emigravano in sudamerica e se ci riesci fai il paragone….e magari anche le ‘considerazioni’ degli austriaci quando parlavano dei ‘conquistati’ lombardi.Rimane comunque a tua ‘fortuna’ quel che la Lisa dei Simpson era solita rispondere a coloro con cui non si trovava in sintonia:”anche se non la pensi come me non fa niente,io rispetto la tua ‘opinione’ di mxxxa.”

  5. Dubito che un toscano venisse chiamato terrone e di sicuro anche se fosse vero i connotati che si davano a chi proveniva dal sud vero erano completamente diversi da quelli che si potevano dare ad uno proveniente dalla Maremma. Si sta tentando di buttarla sul sentimentale in questo articolo. Il toscano non arrivava con le valigie di cartone, ne’ piantava i pomodori nella vasca, non diciamo idiozie. Senza contare che in Toscana arrivavano boscaioli lombardi e veneti a iosa in quei periodi, che tutto erano fuorche’ gente che poteva darti del terrone. LOL

    • Ma chiami chi tu , che sarai un metro e mezzo stile Berlusconi o Brunetta e con una faccia da libanese come Salvini? Son quelli i fulgidi esempi di patani? Lmao..

    • Ma chiami chi terrone tu , i toscani ? Lmao
      Sicuramente sarai alto come Berlusconi e Brunetta e con una faccia da libanese come Salvini che all’estero deridono tutti. Ma cosa volete chiamare che con Berlusconi e Salvini ormai ci fate prendere in giro anche dai sassi? Quando vengo in Lombardia per diletto sembra di essere a puffolandia da quanto siete bassi. Ah la razza patana…

    • Tu chiamaci come più ti fa piacere…A NOI basta ed avanza il piacere che ‘prendiamo’ quando le signore ‘padane’ assaggiano il ‘broccolo’ che in terronia si ‘produce’ in abbondanza e dunque si ‘esporta’ ormai da qualche centinaio d’anni.Non è che pensavate che si ‘emigrava’ x lavorare,o sì?Illusi:per portare il ‘broccolo’ alle casalinghe del nord a cui piace ‘adoperarselo’ nel minestrone,e che è sempre piaciuto anche al nord del nord,in europa,che la ‘richiesta’ non avrà mai fine.

  6. Rimango sbalordito da questo articolo. Bisogna tener presente che l’Italia è uno Stato multinazionale composto da almeno cinque (5) nazioni principali : l’area galloromanza (o Padania), il Friuli, la Toscana (che da nord a sud va da Forte dei Marmi fino all’Albegna), il centro sud e la Sardegna. I Toscani, assieme ai padani e ai friulani, fanno parte di quell’area chiamiamola “mitteleuropea” con una certa etica del lavoro, una certa concezione della famiglia e della religione. Il resto guarda al mediterraneo coi suoi pro e i suoi contro. Il fenotipo e il comportamento dei toscani è assolutamente assimilabile a quello degli altri europei centrali (vi ricordate Indro Montanelli?) pur con le sue notevoli peculiarità. Pur esecrando il termine offensivo “terrone” (che tra l’altro è stato coniato proprio in Toscana) che non dovrebbe essere rivolto a nessuno come si fa ad assimilare un toscano ad un meridionale ? Questo articolo mi sembra un tentativo piuttosto maldestro per portare la Toscana, che è sempre stata una terra (tendenzialmente) ricca, dalla parte del meridione: stesso tentativo che fecero i padani quando ci aggiunsero al loro stato velleitario chiamato Padania che sappiamo tutti che fine ha fatto. La Padania non è mai esistita, la Toscana sì e anche per secoli. Insomma tutti ci tirano per la camicia: Un mese fa sono stato per turismo a Monaco di Baviera: ci hanno copiato 1) Palazzo Pitti (copia venuta male) 2) La Loggia dei Lanzi a Odeonplatz (venuta meglio) 3) Perfino la statua del porcellino d’ora questa copiata di sana pianta. Hitler stesso visitò Firenze più volte perché l’amava alla follia. Questo scrigno di bellezze che è la Toscana notoriamente è stato poco incline all’emigrazione (tranne forse per l’area lucchese-garfagnigna) e i Toscani sono emigrati pochissimo essendo legati visceralmente a volte, non solo alla Toscana, non solo alla propria città ma addirittura al proprio rione. Lo dicono i dati Istat: siamo quelli che emigriamo di meno. Anzi, il saldo migratorio per quanto riguarda il nord è tutto a favore della Toscana : soprattutto dal Veneto e dal Friuli sono venuti fino a tempi recenti a lavorare nella nostra amata terra. Ripeto nel mondo può succedere di tutto, ma scambiare un “toscano” per un “terrone” ce ne vuole. Saluti

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