ABBONATI A CULTURAIDENTITA’
Pasqua, “pesach” secondo l’ebraismo; il passaggio da uno stato servile ad uno liberatorio, quando il popolo d’Israele si affrancò dalla schiavitù imposta dagli egiziani. Gli ebrei divennero uomini liberi ma sarà Gesù, con la Pasqua della vita, che condivise ieri, come oggi, insieme agli uomini e per mezzo della resurrezione, la vittoria sulla morte e la liberazione dal peccato. Un regalo immenso che mai era stato sino ad allora concepito ma proprio perché nessuno poteva crederci, che fu vissuto come vero, in quanto fu visibilmente testimoniato da persone incredule e allibite. Non fu la Fede a produrre il fatto, ma fu il fatto che produsse la Fede. Venne testimoniato da donne, che non avevano credibilità alcuna. Fu infine accettato da discepoli ebrei che non potevano presupporre quel concetto di resurrezione, ma che non poterono nondimeno negare di averla vista in un corpo, quel corpo, di nuovo vivo, glorioso, e parzialmente riconoscibile perché non più solamente biologico, com’era invece accaduto con Lazzaro. Non furono sottigliezze teologiche quelle che costruiranno l’edificio del cristianesimo, ma la consapevolezza, da parte di uomini pratici, avvezzi alla sola e dura quotidianità, che qualcosa di impossibile era davanti ai loro occhi. Era quanto di più razionale si potesse concepire. Oggi una nuova guerra insanguina l’Europa e tutto sembra oscurare quel lontano bagliore di amore cosmico, ma in questa “notte del mondo”, dove è facile abbandonarsi allo scoramento e alla ineluttabilità degli eventi, quel dono di Dio, si trova pur sempre insediato tra noi e può darci la forza di immaginare un diverso destino, con quella potente preghiera che possa renderci di nuovo allibiti di fronte ad una insperata possibilità di pace. Come fu per quegli uomini che non credettero finché non videro. Buona Pasqua a noi e all’intera umanità.