Cinema America: a sinistra se le danno di santa ragione

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ilgiornale.it

Sabato scorso, 25 luglio 2020, è stato il 77° anniversario di quella drammatica seduta del Gran Consiglio del Fascismo, che approvando a maggioranza l’Ordine del giorno Grandi, di fatto pose fine al regime di Benito Mussolini, in carica dal 1922.

Dopo altri due anni di guerra civile, si concluse la parabola umana dell’uomo che ebbe in pugno il paese per 23 anni.

Il principale partito erede di quell’esperienza, il Movimento Sociale Italiano, ha cessato di esistere invece da ben 25 anni, in seguito alla svolta di Fiuggi, voluta da Gianfranco Fini, che portò alla nascita di Alleanza Nazionale, a sua volta “sciolta” nel 2008.

Altre realtà, come Forza Nuova o Casapound hanno sempre goduto di mediaticità infinitamente superiore alle percentuali, perennemente inchiodate a cifre da prefisso telefonico, che non hanno mai consentito ad alcun movimento neo fascista di essere competitivo o decisivo alle elezioni, nazionali o locali.

Nonostante l’evidenza inoppugnabile di questi fatti storici e di queste cifre, una certa sinistra ha continuato ad agitare lo spauracchio del ritorno delle camicie nere. Memore probabilmente della lezione democristiana, che evocò spesso nei primi anni del secondo dopoguerra,  l’immagine dei cosacchi sovietici.

Il caso del Cinema America è paradigmatico: pochi giorni fa le cronache danno notizia di un’aggressione al presidente, Valerio Carocci, di questa associazione culturale attiva nel quartiere romano di Trastevere, nata da un’occupazione avvenuta nel recente passato nella quale hanno svolto un ruolo importante alcune realtà interne e vicine alla galassia dei centri sociali. La visita del presidente Conte ha sancito definitivamente la popolarità di questa struttura, coccolata anche da artisti come Elio Germano.

Già un anno fa l’ex ragazza di Carocci, venne aggredita, sempre a Trastevere, pochi giorni dopo il pestaggio subito da quattro ragazzi ‘colpevoli’ di indossare la maglia del Cinema America. In quell’occasione vennero ritenuti responsabili dell’agguato giovanissimi vicini al Blocco Studentesco e a Casapound.

Questa volta invece, fin da subito, è emerso come l’autore dell’aggressione, per motivi ancora sconosciuti, fosse un esponente vicino agli ambienti dell’estrema sinistra. Questo è bastato a far cadere immediatamente il silenzio mediatico sull’accaduto, con lo stesso Carocci che si è trincerato dietro un rigoroso “No comment”. La narrazione di una faida tutta interna al perimetro della sinistra è un argomento che non buca. Vuoi mettere se, al contrario, fosse stato qualche fascistaccio di Casa Pound?

Era stato buon profeta il nostro editore, Edoardo Sylos Labini, nel febbraio scorso, quando, ospite di Lilli Gruber a Otto e Mezzo aveva ammonito circa i paradossi di una sinistra, spesso violenta e, in alcuni casi perfino antisemita, ma sempre protetta da uno story-telling favorevole, pronto invece a scagliarsi immediatamente contro qualsiasi rigurgito fascista. Fa sempre più rumore un albero che case di uno che cresce, ma se cade a sinistra, ci si tappa volentieri le orecchie.

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