Claudia Lawrence: cento anni del “bolero patafisico”

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Foto Instagram claudia.lawrence.actress - Ph @danielefregonese

Da “prima ballerina” a Italia’s got talent: buon compleanno Claudia Lawrence!

Cento anni e non sentirli. Attrice e ballerina, Claudia Lawrence è nata a Verona il 3 giugno 1925 da madre svedese naturalizzata americana e padre austriaco. Incontro l’artista festeggiata e il regista Marco Beljulji in occasione dello spettacolo “Bolero Patafisico” andato in scena a Casa Luzzati (Ge) presso Palazzo Ducale.  Claudia Lawrence, classe 1925, è un’attrice e ballerina italiana di fama internazionale. La sua straordinaria carriera teatrale è cominciata con gli spettacoli di prosa negli anni Cinquanta quando il teatro era quello di Paolo Poli, Emanuele Luzzati, Carmelo Bene, Giulia Lazzarini, Giorgio Strehler.

Ma che posto meraviglioso, buongiorno Claudia.

Tutto Luzzatti, tutto Luzzatti, Lele Luzzatti. La casa di Luzzatti. Eh sì, si chiama Casa Luzzatti perché ci sono tutti i suoi disegni, dipinti, costumi, tutto quello che lui faceva. Si respira proprio la sua anima, la sua arte dappertutto, quindi è magnifico.

Mi parli un pò di questo “Bolero Patafisico” che porti in scena con Marco Beljulji. Che cosa è esattamente ?

Si tratta di una riflessione poetica e autoironica proprio sulla vita, perché bisogna essere ironici. La vita può essere bella, bellina o brutta, bruttissima, dipende da come uno la vede, da come uno la vive.

Lo avete portato qui a Palazzo Ducale ben due volte giusto?

Una volta anche da sola, perché Marco lavorava e mi ha lasciato sola. Però ha preso il primo premio di Casa Luzzati. Sì, sì, noi lavoriamo insieme da un po’. Poi so che qui nei dintorni una volta c’era un posto meraviglioso che si chiamava la Borsa di Arlecchino. L’inizio, diciamo, del caffè cabaret,  insomma c’era Aldo Trionfo e Luzzatti  che hanno cominciato a fare spettacoli in questo teatrino sottoterra e io sono venuta da Milano, perché mi ha chiamato Luzzatti, ha detto vieni che  qui si fanno delle cose belle e interessanti ed era vero. E così è cominciata la mia avventura  genovese, che sta continuando.

Ma com’era l’atmosfera in quegli anni nel cabaret, nei laboratori degli spettacoli?

Trionfo aveva inventato tanto. Si faceva un pò di prosa, un po’ di spettacolo musicale, canzoni, poesie, danze. Quando sono arrivata io, molta danza, perché è per quello che mi ha chiamato e così si mescolavano tutte le arti, la chitarra, la musica, ecco. Lui era un grande mescolatore di arti.

C’è una dicitura molto curiosa e molto simpatica sulla tua pagina Facebook. Hai scritto “Claudia Lawrence, dal 1925, un po’ donna, un po’ clown”.

Era lo spettacolo che facevo da sola, riunendo tutte le cose che sapevo, che avrei voluto fare, che non ho fatto e raccontavo un po’ la mia storia teatrale.

Un marchio di fabbrica?

Sì, adesso invece lavoro tanto, io sono il passato, che oramai se n’è quasi bell’è andato e lavoro con il presente e il futuro, che è Marco Beljulji e l’avvenire ha sempre qualcosa da dire.

Senti Marco, ma com’è lavorare con Claudia Lawrence?

Un’esperienza indimenticabile. Assolutamente, un privilegio e un viaggio bellissimo. Claudia mi ha trasmesso questo mondo, che arriva un po’ dalla Borsa d’Arlecchino, di mescolare le arti. Ci siamo incontrati nella scuola di teatro dove io mi sono diplomato, il Teatro Arsenale di Milano e Claudia faceva parte della compagnia Stabile, io ero un allievo della scuola. Una volta diplomato abbiamo fatto uno spettacolo insieme in cui la regista aveva già capito che c’era una storia che poteva nascere. Presente e passato.

Claudia ha ancora tanto da dire.

Sì, anche lui viene dalla danza, come venivo io dalla sbarra  e poi avevamo il  desiderio tutti e due di recitare. Io ho incontrato Trionfo, lui ha incontrato Marina Spreafico e poi ci siamo incontrati a vicenda. Io ho ancora qualcosina da dire, spero che Marco ne  abbia tante ancora da dire. La casa Luzzatti mi ricorda Lele, che è stato  mio grande amico, ci siamo sempre visti. Lui lavorava in un posto, io in un altro, però è lui che mi ha chiamato alla Borsa d’Arlecchino, perché ha detto, sai, qui a Genova  c’è Aldo Trionfo che fa delle cose molto carine, credo che ti piacerebbe, tu che balli,  allora un altro suona, un altro canta, e c’era anche Paolo Poli, ci siamo conosciuti lì anche con Paolo Poli che aveva fatto l’Alisetta, mi ricordo, una delle tante canzoni dove il nostro amico in comune Armando Celso suona la chitarra. Ma Armando era la nostra orchestra, la chitarra andava bene per tutto, io cantavo anche le canzoni francesi, tedesche, lui accompagnava tutto.

A proposito di Francia, tu hai cominciato proprio come ballerina a Parigi?

Anche a Parigi, ma perché io sono stata fermata nel mio tragitto di studio dalla guerra. Allora dopo sono andata a Parigi da Madame Nora e ho fatto tanti esercizi alla sbarra, poi sono tornata in Italia e ho fatto Tarantella Napoletana “Funiculì funiculà” e tanti altri spettacoli.

Senti Marco, cosa succede nel vostro spettacolo “Bolero Patafisico”?

Un po’ di tutto, perché abbiamo mescolato l’arte della poesia, della danza e abbiamo anche l’onore di avere… come si dice in tedesco un mishmash.

Di tutto un po’, ma siamo fortunati perché abbiamo inserito anche la musica dal vivo con Luigi Dia che è un bravissimo pianista e ha la pazienza dell’accompagnatore che non hanno in molti perché noi attori siamo anche noiosi.

Volevo anche citare Niccolò Balducci, che  con la sua voce da controtenore  cantava il Kaddish di Ravel, un brano appunto musicato da Ravel, è una preghiera ebraica, perché il nostro spettacolo era un omaggio al mondo ebraico che in qualche modo anche dall’arte di Luzzati traspare in alcune opere e anche perché fa parte della sua biografia.

Claudia, non si sei fatta mancare nemmeno la tivù con Italia’s got talent. Come hai vissuto quell’esperienza televisiva?

È stata una parentesi televisiva che mi ha divertito molto. In quella circostanza sembrava che fossi nata ieri e invece sono qui da cento anni.

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