La Festa della Repubblica e quel legame identitario

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Foto di Sergio Gridelli da Pixabay

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Scriveva ieri Marcello Veneziani che la Repubblica italiana è una bella signora un po’ attempata (77 anni oggi), non sposata e che pure ha avuto non pochi pretendenti, accasata in una bella dimora (la Costituzione) un po’ logorata dal poco o cattivo uso.

Oggi è la Festa della Repubblica Italiana: la prima celebrazione avvenne il 2 giugno 1947, mentre nel 1948 si ebbe la prima parata militare in via dei Fori Imperiali a Roma. Il 2 giugno fu definitivamente dichiarato festa nazionale nel 1949. La Festa della Repubblica si celebra il 2 giugno perché, proprio tra il 2 e il 3 giugno 1946, si tenne il referendum con cui gli italiani, dopo 85 anni di regno della dinastia dei Savoia scelsero di far diventare l’Italia una repubblica.

L’emblema della Repubblica Italiana è caratterizzato da tre elementi: la stella, la ruota dentata, i rami di ulivo e di quercia. Il ramo di ulivo simboleggia la volontà di pace della nazione, sia nel senso della concordia interna che della fratellanza internazionale.

Oggi la Festa della Repubblica coincide con il primo governo di destra guidato per la prima volta in assoluto da una donna, che ha riproposto, a tutto l’arco costituzionale, i temi dirimenti del presidenzialismo, della governabilità, dell’identità e della patria. O meglio: dell’amor patrio. Perché era proprio questo a mancare, insieme all’identità nazionale, almeno fino a 9 mesi fa. E di sicuro manca nella Costituzione, di cui si parla sì nell’articolo 52, ma solo in riferimento ai confini. Ma l’amor patrio è qualcosa di più: “un legame quotidiano, costante, d’affetto e di comunanza, di identità e di storia”, per citare Veneziani.

Un sentimento, quello dell’amor patrio, legato intrinsecamente alla cultura dell’identità. Ecco perché il 2 giugno è una ricorrenza che interessa non solo l’Italia ma gli italiani: tutti, anche quelli che avrebbero votato o votarono per la monarchia.

Oggi è la festa di un Paese chiamato Italia e di un popolo che sono gli italiani. Oggi si è aperto un nuovo immaginario italiano, con una prospettiva potenzialmente libera e pluralista: sarebbe bello se, al di là degli schieramenti, quella di oggi fosse la festa della nostra “res publica”, cioè, come dice l’etimo originale latino, della “cosa pubblica”, fondata sull’amor patrio che veramente non ha confini, cioè un legame nazionale di identità e di storia e di cultura.

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