Con “La partita del secolo” scoprimmo l’orgoglio di essere italiani

2
Fb

ABBONATI A CULTURAIDENTITA’

Ha ispirato romanzi, saggi, commedie e film: è “la partita del secolo”, cioè Italia – Germania Ovest, stadio Azteca di Città del Messico, 17 Giugno 1970.

E’ la semifinale dei campionati del mondo di calcio, ci sono 102mila spettatori sugli spalti e altre centinaia di milioni di esseri umani sono collegati in mondovisione. Per intensità, colpi di scena e spettacolarità, quella partita straccia tutte le altre imprese calcistiche della storia venire (Italia-Brasile 3 a 2, la finale del 1982 o quella del 2006).

Finisce con la vittoria 4 a 3 per l’Italia alla fine dei tempi supplementari. Dopo trentadue anni, il nostro Paese è finalista della Coppa Rimet e per tutta la notte nelle piazze italiane l’impresa viene festeggiata come la vittoria del Mondiale. Per il giornalista Darwin Pastorin quella vittoria è in tutto e per tutto il simbolo di una rinascita dell’identità nazionale sulle ceneri delle recentissime tragedie (Piazza Fontana, 12 dicembre 1969, solo sette mesi fa) e dei drammatici tafferugli dell’autunno caldo, con il contratto dei metalmeccanici e lo scontro di classe che travalica le piazze e arriva fino a Sanremo con la canzone di Celentano e Claudia Mori, “Chi non lavora non fa l’amore”. E c’è anche la legge sul divorzio, che si affaccia in Parlamento con la proposta dei deputati Fortuna e Baslini.

Che tempi, ragazzi. Che partita. Quella vittoria in semifinale unifica all’improvviso e in modo insperato il Paese tutto, perché la semifinale dei Mondiali di Messico 1970 rappresenta una pietra miliare degli Azzurri. L’impresa della Nazionale, coronata dal gol di Rivera al 111′ in una interminabile sfida, fa parte del patrimonio sportivo e culturale del paese. E’ un’icona. Rappresenta uno spirito unitario che si riflette nella composizione stessa della Nazionale, che comprende tutte le Regioni, dal Piemonte alla Toscana, dalla Lombardia alla Sardegna.

Il tempo regolamentare termina sull’1 a 1 con le reti di Boninsegna all’8’ e di Schnellinger allo scadere. Fino a qui sembra una gara come tante. Nessuno pensa che sarà rammentata come “La partita del secolo”, anche se di azioni bizzarre se ne sono viste, come un maldestro rinvio di Albertosi sulla schiena di un giocatore tedesco che per poco involontariamente non fa goal, se lo stesso portiere non salvasse miracolosamente il pallone sulla linea.

Il bomber Müller fa andare in vantaggio la Germania Ovest al 94’, ma quattro minuti dopo Burgnich pareggia i conti, prima che Domenghini al 104’ non porti in vantaggio gli azzurri. Ci pensa il solito Müller a pareggiare i conti al 110’ con un colpo di testa che s’infila tra il portiere e Rivera, che in quel momento si trova sul primo palo. L’Abatino, come l’ha battezzato l’immortale Gianni Brera, ha ricordato più volte quell’occasione. Sentitosi in colpa per un goal evitabile, vorrebbe prendere la palla, scartare tutti e segnare. Non va proprio così, ma in modo simile: la palla torna al centro e dopo una bella rete di passaggi l’Italia si trova nei pressi della porta difesa da Sepp Maier. Ed è proprio lui a segnare, il grande Rivera, l’eroe della serata, protagonista indiscusso di quel divino 4 a 3.

Quella sera (a Città del Messico si gioca nel tardo pomeriggio, ma in Italia sono le 23) nasce un mito, la “la partita del secolo” appunto, per bellezza dello spettacolo (la moviola, novità assoluta allora) e qualità di gioco. Quella sera gli italiani diventano il popolo della notte, inaugurano quella che decenni dopo avremmo chiamato “movida”, con macchine, clacson, gente per le strade e nelle piazze; una folla festante da cui emerge quel carattere degli italiani che, scrive Diego Mariottini della mitica Gazzetta, “vorremmo vedere in tutti i momenti difficili”.

Perché quell’Italia-Germania Ovest 4-3 è la più avvincente partita di tutti i tempi, genera una gioia indescrivibile, condivisa dal Paese tutto, col tricolore che per la prima volta sventola spontaneamente, senza pretesti istituzionali, a segnare la gioia e l’orgoglio degli italiani. E quindi cinquantadue anni dopo, viva l’Italia! Viva l’Italia – Germania Ovest quattro a tre!

ABBONATI A CULTURAIDENTITA’

2 Commenti

  1. Il goal del 3-2 al 104′ fu segnato da Riva con diagonale sinistro verso l’angolo destro. Errore grave!
    La foto di Riva che tiene tra le braccia Rivera che si lascia a dare incredulo è, a mio parere, l’appuntamento bella foto di esultanza sportiva del dopoguerra: spontanei, increduli, esultanti spontaneamente; niente a che fare con le sceneggiate di trenini…o sorrisi rabbiosi a 32 denti fatte nei ultimi anni.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

tre × due =