Donne, donnesse e donnole. Liberare le donne da chi vuole liberarle

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Nella madre con il bambino non c’è uno stereotipo, vi è il centro della vita. Vi è la dolcezza di una madre che contiene la vita, contro l’odio di una donna arida che contiene la sua frustrazione. Donne e donnesse, ovvero le donne del politicamente corretto, in un’imposizione che dalla speculazione elettorale, corre alla psicosi della Cultura della debolezza, elevazione del capriccio invadente di pochi come regola per tutti, abbassamento all’impossibilità che si manifesta nel lamento per continui diritti, esaltazione della fragilità, di un’eterna minoranza che ha bisogno di paladini che la difendano, sinistra pappona che diventa supereroe sociale. Nella sconfitta la nuova vittoria. Cultura della debolezza, donna come donnola in via d’estinzione, resa fragile, protetta dalla asfissiante precauzione che le dice quando e come esistere. Come se la donna di una “visione alternativa” a quella femminista fosse una stupida prostituta incapace e autolesionista.

Nella madre che sorride al bambino vi è la pace, contrapposta al delirante disordine di chi non ha pace. Vi è l’asse su cui da millenni si reggono gli uomini, Natura, Bellezza e Assoluto.

Le donne, sono sicuro, vogliono liberarsi proprio da chi vuole liberarle, da chi le usa, da chi vuole inquadrarle in uno schizofrenico destino, quello della donna che deve fare anche l’uomo affinché gli uomini non servano più a nulla. Dare la vita non può essere uno stereotipo.

Per quanto viene da chiederci se Nostra Signora dell’acidità di stomaco, #lauraboldrini, sia nata da un incrocio mistico/spirituale.

Dunque, nella gravosa offesa all’intelligenza umana che l’oltranzismo femminista rappresenta, mi piace pensare che chiamando “direttrice” un direttore d’orchestra donna, le donne stuprate o infibulate in Africa, quelle umiliate come madri o dall’assenza di lavoro, infilate in qualche miniera a marcire, purtroppo, non cambieranno il proprio destino.

Non basta, sig** Boldrina/i/e/o/* l’ingegneria semantica per salvare il destino delle donne.

Un pensiero a voi, complici, sorelle, guerriere, spose, splendidi angeli, libere di esistere.

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Emanuele Ricucci è nato a Roma il 23 aprile 1987. Lavora per la comunicazione di Vittorio Sgarbi, di cui è tra gli assistenti, ed è collaboratore per la comunicazione del Gruppo Misto Camera dei deputati (NI-U-C!-AC). Scrive di cultura per Libero Quotidiano, per Il Giornale e per il mensile CulturaIdentità. Ha scritto, tra gli altri, per Il Tempo e Candido, mensile di satira fondato nel 1945 da Giovannino Guareschi. È autore di satira ed è stato caporedattore de Il Giornale OFF, approfondimento culturale del sabato de Il Giornale e nello staff dei collaboratori “tecnici” di Marcello Veneziani. Ha studiato Scienze Politiche e scritto cinque libri: Diario del Ritorno (Eclettica, Massa 2014, con prefazione di Marcello Veneziani), Il coraggio di essere ultraitaliani. Manifesto per una orgogliosa difesa dell’identità nazionale (edito da Il Giornale, Milano 2016, scritto con Antonio Rapisarda e Guerino Nuccio Bovalino), La Satira è una cosa seria (edito da Il Giornale, Milano 2017) e Torniamo Uomini. Contro chi ci vuole schiavi, per tornare sovrani di noi stessi (edito da Il Giornale, Milano 2017). Questi ultimi prodotti e distribuiti in allegato con Il Giornale. Antico Futuro. Richiami dell’origine (Edizioni Solfanelli, Chieti, 2018, scritto con Vitaldo Conte e Dalmazio Frau) e, da ultimo, Contro la Folla. Il tempo degli uomini sovrani (con critica introduttiva di Vittorio Sgarbi). Dal 2015 scrive anche sul suo blog Contraerea su ilgiornale.it. È stato direttore culturale del Centro Studi Ricerca “Il Leone” di Viterbo ed è attualmente responsabile dell'Organizzazione Nazionale di CulturaIdentità

25 Commenti

  1. Si potrebbe concludere che le donne non sono femministe e le femministe non sono donne.
    Per essere femminista devi odiare il maschio, invece la donna lo ama, ne cerca le attenzioni.
    La donna sa che meglio di lui nessuno la potrà amare, rispettare e valorizzare come unica.
    La femminista invece ascolta la parola di colui che vuole distruggere, dividere, che si erge con ribelle orgoglio avanti a Dio dicendogli “non serviam”.
    Per questo le prime nemiche delle donne sono le femministe, parassiti che vorrebbero desertificare la vita delle altre.

  2. “Sono sicuro”, ma chi sei fascistello di paese. A quelli come te le femministe tirano un culo così (tanto ti piace).

    • Tipico di un comunista, dare del fascista a chi non la pensa come lui! Piuttosto che comunista , meglio fascista!

    • Le aspetto da una vita. Non sono mai arrivate. Né loro, né i loro compagni. Intanto che le aspetto, fatti una doccia. Poi ti scrivo quando arrivano, cià

    • Non dobbiamo cadere nella trappola dei criminali di destra e sinistra che vogliono rigettarci nel passato della guerra civile. Sono pericolosi criminali sia gli uni, di sinistra, sia, quelli di destra che vorrebbero far risorgere il fascismo. E’ una trappola mortale per gli italiani tutti. I problemi di oggi non si risolvono ricorrendo al rinverdire di rancori e odi del passato. Non diamo spazio a chi vuole solo vedere scorrere il sangue. per guarire dalle loro paure e frustrazioni.

    • Se ti piacciono le donne al COMANDO allora ti piacerà di certo la MELONI.
      Oppure in questo caso non sei pro femministe e non la appoggi?
      Se le femministe sono belle, intelligenti, civili, non volgari, non violente, non prepotenti, ragionevoli, allora mi piacciono tanto anche a me e ne vorrei incontrare tante. Ma molte femministe sono volgari e ne fanno un vanto e hanno gusti sessuali discutibili e allora io li discuto perché i miei sentimenti e sensibilità valgono come quelle loro e non mi piace che le mie sensibilità siano prevaricate e criminalizzate da chicchessia.

  3. Poveretta bisogna compatirla è una talebana . Spero che gli uomini arrivino a considerare le donne come l’altra faccia della stessa medaglia e che le donne non debbano diventare uomini per esserla.

  4. Per ogni femminista che farnetica ci sono, in contrappasso 10 donne che te la danno senza problemi. Ma lasciatele farneticare. Il Sommo Poeta fa dire a Virgilio, nel Canto terzo dell’inferno “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa”. La non curanza e’ il maggior disprezzo.
    Fatele parlare.
    ARAMIS36… ora dammi pure del fascistello, voi solo questo sapete dire a chi non la pensa come voi.

  5. Io sono a favore della “monosessualità”, ovverosia una donna equivale a un uomo, come nel regno animale un leone equivale a una leonessa, cambia soltanto il sesso.

    • esatto-il leone non spiega alla leonessa come deve vivere.la leonessa si fa i fatti suoi,oltre a partorire i leoncini.allattarli e custodirli fregandosene altamente se al leone va bene o no
      (purtroppo i l leone ogni tanto ammazza i piccoli…)

  6. La Boldrini non è una vera donna, ma un’aberrazione della creazione, diciamo pure un vero e proprio mostro.

  7. Che ci fosse bisogno di maggior rispetto e considerazione mi pare ovvio … che ora si stia esagerando mi pare anche più che ovvio … la signora direttore d’orchestra sostanzialmente ha voluto dire “sono quella che sono a prescindere dal mio sesso” … in altre parole “non ho bisogno di rimarcare che sono di genere femminile per fare il mio lavoro” … e che fosse una donna mi pare se ne siano accorti tutti senza bisogno della qualifica “direttrice”

  8. Se, invece di intestarsi battaglie inutili e perdere tempo, e perdersi, dietro a ‘baloccaggini infantili’, dedicassero un po’ delle loro energie e delle loro ore libere ad aiutare le donne bisognose, che sono tante e in lotta continua con le angherie che la cosiddetta comunità le scarica un giorno sì e l’altro pure sulle spalle, non sarebbe meglio?

  9. Molte donne fanno piangere altre donne nel lavoro e nella vita. Presentare le donne come un monolite da pensiero unico è una bestialità. Sarebbe però opportuna studiare i motivi di tale divaricazioni di giudizio tra le donne riguardo agli uomini anche nella prospettiva storica. La sociuetà moderna ha reso meno sentitti certi ruoli dovuti alla strurtura fisica e mentale dei sessi. Un nuovo equilibrio?’ vedremo.

  10. Nel titolo c’é una discriminazione. Perché liberare solo le donne dalla Boldrini ? Per lasciarla solo a noi uomini ? No grazie, di tipi simili ne facciamo volentieri a meno.

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