«Eleonora Duse “La Divina” ultimo atto» al Festival Michettiano

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Chiuderà il Festival Michettiano a Tocco da Casauria (PE), il prossimo 28 luglio, lo spettacolo dedicato agli ultimi giorni di Eleonora Duse. Scritta e interpretata da Franca Minnucci – che è anche curatrice del Festival – la lettura ripercorre l’ultima tournée della Divina e il suo malinconico rientro in patria, dopo la morte avvenuta il 21 aprile di cento anni fa.

Franca Minnucci

Lo spettacolo, che fonde teatro e storia, si basa sulle ricerche condotte dalla Minnucci, che oltre ad essere attrice è anche studiosa e biografa della Duse, partendo dai documenti raccolti da un altro ricercatore, Antona Traversi. Carte che gettano luce sull’epilogo della vita della Divina, sfatando anche diversi luoghi comuni.

Il primo dei quali riguarda la polemica accesa dalla stampa statunitense contro l’Italia, accusata ingiustamente d’aver negato un vitalizio alla Divina. Proprio su questo si apre il monologo della Minnucci, che attraverso le lettere di Eleonora Duse smentisce le velenose accuse americane, mostrando da un lato l’attenzione di Roma verso la Divina, dall’altro la sua generosità d’animo, davvero d’altri tempi. I documenti dimostrano infatti come il governo avesse offerto un vitalizio a quella che era considerata l’attrice teatrale più famosa del mondo, ma lei l’aveva respinto, perché all’indomani della Grande Guerra riteneva più giusto che lo Stato provvedesse ai “combattenti, ai mutilati, agli orfani e alle vedove di guerra”. “Io posso lavorare e devo lavorare”, diceva di se stessa la Divina, offrendo il cuore alla sua patria e al suo popolo.

Un cuore che D’Annunzio – alla notizia della scomparsa di Eleonora – definì senza iperbole alcuna “il più grande d’Italia”, nella lettera con la quale pregava il capo del governo, Mussolini, di far sì che la Divina potesse tornare in Italia a spese dello Stato, con un viaggio di ritorno degno della sua grandezza e della fama che il mondo le riconosceva.

E Roma non rimase insensibile davanti alla scomparsa di Eleonora Duse. Il governo dispiegò la corazzata Duilio, sul feretro della Divina, sua maestà Vittorio Emanuele III inviò personalmente in omaggio fiori pallidi: rose bianche e gigli. Anche l’America si fermò tre giorni per omaggiare la più grande attrice di teatro del mondo, dove soprattutto gli emigrati italiani vedevano nella Duse una bandiera d’orgoglio, anche per le sue umili origini (lei diceva “i miei genitori erano poveri e morirono poveri”) e il successo che aveva saputo conquistare. Le sue esequie furono accompagnate da una messa funebre scritta apposta per lei da un musicista emigrato negli USA. Nello spettacolo di Franca Minnucci il “Benedictus” di questa composizione viene interpretato per il pubblico da un tenore.

Lo spettacolo, emotivamente coinvolgente e col pregio della scientificità delle fonti, conduce attraverso musiche e filmati nell’America degli anni ‘20 facendo rivivere al pubblico il consenso e l’euforia di un America soggiogata dal fascino della Divina e che letteralmente si ferma immobile e commossa di fronte alla sua morte, in un silenzio rotto dallo struggente suono delle sirene della corazzata Duilio, che parte da New York con il suo prezioso carico per portarlo fino al porto di Napoli.

«Eleonora Duse “La Divina” ultimo atto» andrà in scena alle 21 nell’elegante cortile di Palazzo Toro a Tocco da Casauria, borgo di cui Gabriele D’Annunzio è cittadino onorario. Il prossimo appuntamento è a Capri, isola molto legata alla Duse per i frequenti soggiorni della Divina nei suoi signorili alberghi e nella villa San Michele dell’amico Munthe, il 14 settembre.

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