Elettra Marconi in Senato: “mio padre, un grande italiano, italiano per scelta!”

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Elettra Marconi con suo padre Guglielmo e sua madre Maria Cristina Bezzi-Scali

“È stata una gioia immensa per me l’invito al Senato”. Così inizia la sua intervista Maria Elettra Elena Anna Marconi, figlia dell’inventore della radio, nel centenario della nascita delle trasmissioni radiofoniche in Italia, celebrata il 2 ottobre scorso. “Mio padre era molto orgoglioso di essere stato nominato senatore, all’epoca senatore del Regno, e gli faceva molto piacere quando, fra i tanti titoli che aveva guadagnato, lo chiamavano senatore”.

Elettra Marconi, che porta il titolo di principessa, ha 94 anni. Ne aveva solo sette quando il padre, uno dei più grandi geni della storia e uno degli italiani più famosi e celebrati del mondo, scomparve, nel 1937. Eppure il suo ricordo è vivido: “Mia madre era molto riconoscente per la nomina a senatore di papà, perché quando erano ancora fidanzati, tornava a Roma proprio per i lavori in Parlamento e così potevano incontrarsi”. La nomina regia – prima della Repubblica i senatori non erano eletti ed erano tutti a vita – avvenne immediatamente al compimento dei quarant’anni. “Sua Maestà era molto interessato alle invenzioni di mio padre e si intratteneva volentieri con lui – racconta Elettra Marconi – Spesso gli chiedeva “Marconi, quando compirete quarant’anni?” e mio padre non capiva perché. Poi, al suo quarantesimo compleanno gli arrivò la pergamena di nomina a senatore”. Per essere elevati al laticlavio, infatti, occorreva aver compiuto quarant’anni. Vittorio Emanuele III, che per tutta la vita fu grande appassionato di scienza e progresso e mecenate di tanti studiosi (un nome su tutti: Nazzareno Strampelli), non vedeva l’ora di poter elevare un suo così illustre suddito all’onore del Senato.

Marconi ha inventato il mondo moderno. Per lui era fondamentale l’entusiasmo dei giovani verso il progresso, il tutto allo scopo di salvare vite, aumentare l’amicizia fra i paesi, avvicinare i cinque continenti” continua Elettra Marconi.

L’invenzione della comunicazione senza fili avviene quando Marconi era giovanissimo, quantomeno per i nostri standard odierni. “Mio padre aveva solo 21 anni” spiega la principessa, raccontando il celebre aneddoto del primo esperimento riuscito: mentre Guglielmo batteva al telegrafo la lettera S in codice morse – tre impulsi brevi – dall’altra parte della collina nei pressi di Sasso (ora Sasso Marconi), suo fratello Alfonso aveva una ricevente e un fucile. Se avesse captato il segnale, avrebbe sparato con l’arma per avvisare Guglielmo. Mai colpo di fucile fu più fortunato e progressivo per l’umanità.

Elettra Marconi durante l’intervista in Senato

C’è poi spazio per il commosso ricordo di Marconi padre . “Il mio primo ricordo di lui è sullo yacht Elettra, che era la nostra casa. Là era molto bello, perché eravamo solo noi tre, lontani da tutti. Papà giocava spesso con me e rispondeva a tutte le mie domande, anche sul suo lavoro, perché voleva che io fossi informata degli sviluppi della scienza, anche se ero piccola. Certo, quando lavorava non doveva essere disturbato. Mia madre non voleva che io entrassi nella cabina radio. Però appena aveva finito e usciva il suo primo pensiero era per me”.

Un padre affettuoso, un carattere sincero e deciso: “Era molto gentile – continua Elettra Marconi – ma aveva le sue idee. E anche quando era molto giovane, con i professori universitari, lui teneva il punto. Sentiva un impulso fortissimo a realizzare quello che aveva in mente, e questa tenacia era senza dubbio un dono”.

Ma essere figlia di Marconi ha voluto anche dire affrontare la sua scomparsa quando era ancora una bambina, e con tutti i doveri di un cognome così importante. “Per me fu durissimo. Mia madre morì quasi dal dolore, ma non mi risparmiò tutti gli incontri necessari per onorare mio padre, che era amatissimo, e la gente piangeva la sua morte. Così io lo porto dentro, lui è parte di me, e io gli somiglio molto”.

Marconi, un gigante, e soprattutto un esempio per tutti gli italiani. La principessa non rinuncia a una stoccata, verso una nazione che ha abbandonato la memoria di tutti i suoi grandi personaggi. “Vengono da me tanti ragazzi delle scuole medie, e quando scoprono chi era Marconi si lamentano: “ma perché non ce lo fanno studiare sui libri di storia?”. Hanno un desiderio immenso, un affetto per mio padre, un grande italiano, che ha scelto di essere italiano” conclude la principessa, riferendosi alle possibilità che Marconi ha avuto di trasferirsi all’estero stabilmente, ma che ha sempre rifiutato per l’amore per la nostra terra.

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