-“Nonno mi abbracci?”
-“Certo tesoro”.
-“Ma sbrigati, nonno.”
– Perché tutta questa fretta piccola?”
-“Mamma mi sta per svegliare”.
Un dialogo breve ma intenso, capace di sprigionare con una disarmante dolcezza la forza devastante del legame indissolubile tra nonno e nipote. Un amore improntato su una fiducia che sa di complicità e destinato a diventare una preziosa scatola di ricordi senza tempo. Una figura rilevante nella vita di un bambino, in quanto una colonna portante della famiglia.
Un’importanza che aveva ben capito Marian McQuade, una casalinga della Virginia Occidentale, madre di quindici figli e nonna di quaranta nipoti. Infatti, fu questa donna che, negli Stati Uniti d’America durante la presidenza di Jimmy Carter, propose la festa dei nonni. Un’idea che la McQuade incominciò a promuovere nel 1970, lavorando con gli anziani già dal 1956. I nonni per la donna erano visti come un punto fondamentale per l’educazione dei giovani.
In Italia, in forza della legge n.159 del 31 luglio 2005, la festa dei nonni ricorre il 2 ottobre. Nella tradizione cattolica, invece, i patroni dei nonni sono i genitori di Maria e nonni materni di Gesù: i santi Gioacchino e Anna, che vengono celebrati il 26 luglio. Per questo motivo, in relazione a tale ricorrenza, papa Francesco ha stabilito che ogni quarta domenica di luglio si tenga in tutta la Chiesa la Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani.
Una figura rilevante non solo per la sfera affettiva ma anche sociale ed economica. Secondo quanto emerso dall’ultimo Rapporto PLUS dell’INAPP, Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche, i nonni sono una colonna portante per i genitori-lavoratori, poiché rappresentano la soluzione più flessibile ed economica per la cura dei figli. Infatti, per il 57,9% dei genitori che necessitano di supporto nella cura dei bambini, i nonni sono il principale punto di riferimento.
Un dato che è emerso soprattutto nelle regioni del Sud Italia, dove è più accentuata la carenza di strutture dedicate all’infanzia (63%). Anche in altre aree del Paese, la situazione però non è molto diversa: il 57,8% nel Nord-Ovest, il 55,4% nel Nord-Est e il 54,4% al Centro. I nonni per le famiglie italiane rappresentano una vera e propria manna dal cielo: circa un terzo si occupa dei nipoti mentre i genitori sono al lavoro, e tre su dieci gestiscono anche situazioni occasionali, mentre un quarto dei nonni interviene in situazioni di emergenza.
Figure che rappresentano un vero e proprio pilastro della famiglia, come ha sottolineato Cinzia Tessarolo, CEO e co-founder di Family+Happy, piattaforma di work-family management, «analizzando questi dati, appare evidente quanto non si possa fare a meno dei nonni nella gestione quotidiana dei figli o delle incombenze quotidiane». Un’ancora di salvezza in particolare per le donne, ossia per le madri che rappresentano la categoria genitoriale più penalizzata nel trovare un equilibrio tra lavoro e famiglia.
Un ruolo essenziale confermato da uno studio condotto nel Regno Unito, da cui è emerso che il 57% dei genitori con figli sotto i 13 anni si affida all’aiuto di almeno uno dei nonni. Una percentuale che sale al 72% quando i nonni vivono a meno di 30 minuti di distanza. Per quanto riguarda l’Italia, invece, i nonni rappresentano un ruolo cruciale, con oltre il 36% dei genitori che afferma di non poterne fare a meno.
Un sostegno non solo sociale ma anche un supporto economico.
Infatti, secondo l’ultimo Rapporto PLUS dell’INAPP, la possibilità di ricorrere ai nonni per la cura dei bambini rappresenta una soluzione per molti genitori-lavoratori, soprattutto in un contesto in cui le strutture di assistenza infantile sono limitate o costose. Figure così importanti nelle famiglie sia sotto l’aspetto sociale che economico da aver portato diversi paesi a riconoscere ufficialmente le responsabilità che i nonni assumono all’interno delle famiglie, promuovendo politiche più inclusive e di supporto per il loro ruolo di caregiver.
Come successo in Svezia dove, ad esempio, una legge entrata in vigore nel luglio 2023 permette ai neogenitori di trasferire fino a 45 giorni di congedo a disposizione loro direttamente ai nonni che si prendono cura dei loro figli, fino al compimento di un anno. Un’ iniziativa che ha riconosciuto un’importanza formale dei nonni nell’ambito del welfare familiare.
In Italia, invece, sebbene si stia prendendo consapevolezza di questa realtà c’è un gap significativo nella legislazione rispetto ad altri paesi. Un intervento legislativo a maggior ragione necessario se si considera l’aumento della percentuale di anziani nella popolazione e di conseguenza la necessità di assistenza per le famiglie. Infatti, secondo le stime, in Italia ci sono circa 12 milioni di anziani. Da quanto risulta dai dati pubblicati dalla Società italiana di gerontologia e geriatria, sono quasi 4 milioni gli anziani non autosufficienti, con un costo economico di cura che si aggira sugli 8 miliardi di euro l’anno.
Interventi che possono consistere, ad esempio, nell’ includere misure volte a garantire riconoscimenti ufficiali e finanziamenti per il lavoro di cura, come avviene già in altri contesti globali. Provvedimenti che assumono maggior rilievo se si considera che, secondo recenti studi, valorizzare il lavoro di cura dei nonni non solo migliorerebbe la loro qualità di vita, ma rappresenterebbe anche un beneficio enorme per le famiglie, creando reti di supporto più solide e capaci di rispondere alle esigenze quotidiane con maggiore flessibilità.