Francesco Garibaldi: “Illegittimo l’esproprio del Teatro Petruzzelli”

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Con le sue dichiarazioni, il Ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia, ha svelato i particolari della vicenda sull’esproprio illegittimo del Teatro Petruzzelli con il coinvolgimento dell’ex sindaco di Bari – e attuale Presidente della Regione – Michele Emiliano e del suo predecessore Nichi Vendola. Secondo gli eredi del teatro, tali affermazioni confermano non solo i dubbi sulla liceità dell’esproprio legislativo – perpetrato dal governo Prodi nel 2007 e cancellato successivamente dalla Corte Costituzionale – ma pongono interrogativi inquietanti sul ruolo che nella vicenda ha avuto, e continua ad avere, la politica. Abbiamo chiesto a Francesco Garibaldi, uno degli eredi della famiglia Messeni Nemagna, proprietaria del Teatro Petruzzelli, di spiegarci come sono andate le cose….

Signor Garibaldi, alla luce delle ammissioni fatte dal Ministro Boccia nel corso deli Stati generali della CGIL tenutisi all’inizio del mese proprio nel Teatro Petruzzelli, sarebbe emerso che alcuni politici del tempo decisero di procedere all’esproprio, o, come la definisce il Ministro, alla “confisca” del Teatro Petruzzelli, ben sapendo che una cosa del genere non si poteva fare, e che per farla occorreva “forzare le regole”. Cosa pensa oggi della vicenda politico-giudiziaria che ha coinvolto la sua famiglia?

Sentendo le parole del Ministro Boccia che ammette questa gravissima circostanza ho provato un senso di profondo sconcerto e di profonda indignazione. In primo luogo questo conferma l’illegittimità dell’esproprio disposto con legge, e, in secondo luogo, fa chiaramente emergere il ruolo che nella vicenda del teatro ha avuto la politica. Stiamo lottando da 14 anni dopo quell’esproprio illegittimo e gli atti successivi ed in un certo qual modo ad esso conseguenti, e oggi scopriamo che tutto ciò deriva da un atto che “non si poteva fare”, compiuto consapevolmente e volontariamente in violazione delle regole e degli accordi. Un’illegittima forzatura che, peraltro, avrebbe visto l’attiva partecipazione di altri personaggi del mondo politico istituzionale, quali l’allora sindaco di Bari Michele Emiliano, l’allora presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, e l’on. Romano Prodi, Presidente del Consiglio del tempo, espressamente chiamati in causa proprio dal Ministro Boccia”.

A detta del Ministro, se non ci fosse stato l’esproprio del 2006, il teatro sarebbe ancora un rudere. In particolare il ministro ha dichiarato che non si riusciva a dare soldi pubblici per ricostruire un teatro che aveva una complessità, ovvero quella di essere un immobile privato costruito su un suolo pubblico. Cosa può dirci al riguardo.

“Come è noto, e riscontrabile in molti documenti, il Teatro non era più un rudere all’epoca dell’esproprio. Erano già state effettuate diverse opere tra cui, una per tutte, era stato eseguito e collaudato dalla Soprintendenza il consolidamento statico di tutta la struttura. Quanto alla possibilità di “dare soldi pubblici” per il completamento del recupero del Teatro, il Ministro fa un’affermazione contraria alla realtà. Infatti tutte le problematiche relative alle modalità del recupero, ai suoi costi, ai suoi tempi, alle condizioni che avrebbero regolato il finanziamento dell’opera e l’ammortamento dei costi, oltre alla futura gestione del teatro, erano state dettagliatamente concordate tra il Ministero e gli enti pubblici (comune, Regione e Provincia), e riversate nel il Protocollo d’intesa tra detti Enti Locali e la proprietà privata del Teatro, sottoscritto il 21/11/2002, quindi ben 4 anni prima la data dell’esproprio. Questo accordo garantiva il soddisfacimento sia degli interessi pubblici che di quelli privati sottesi al recupero ed alla futura gestione del Teatro Petruzzelli, come ivi espressamente dichiarato. Nei fatti è chiaro che l’unico effetto prodotto da quell’esproprio era il tentativo di seppellire le responsabilità degli Enti Locali che erano inadempienti agli obblighi del protocollo, e appropriarsi del Teatro liberandosi della scomoda presenza della proprietà privata. Tra l’altro è da evidenziare che la finalità dichiarata nell’esproprio, nonostante fossero già passati 15 anni dall’incendio doloso del Teatro, fu “garantire la celere ripresa delle attività culturali di pubblico interesse presso il Teatro Petruzzelli”. La Corte Costituzionale, cancellando l’esproprio e restituendoci la legittima proprietà precisa chiaramente che “… la ripresa dell’attività culturale non appare collegata  (…) alla esigenza di convertire in proprietà pubblica quella dei privati”. Inoltre la Corte evidenzia che l’esproprio viene compiuto inserendolo nel decreto fiscale collegato alla Legge Finanziaria del 2006 che ha ad oggetto il riequilibrio dei conti pubblici, e quindi la Corte evidenzia che “nessun collegamento è ravvisabile tra tali premesse e la previsione dell’esproprio del Teatro Petruzzelli””.

Recentemente alla Camera dei Deputati è stata ratificata la Convenzione Faro sul valore del patrimonio culturale per la società fondata sul presupposto che la conoscenza e l’uso dell’eredità culturale rientrino pienamente fra i diritti umani. Come si può leggere la vicenda del Petruzzelli alla luce di tale presupposto?

“Sono pienamente d’accordo che la conoscenza e l’eredità culturale rientrino pienamente tra i diritti umani, ed è proprio con questo spirito che abbiamo tutelato, difeso, e promosso il Teatro Petruzzelli, avendo la consapevolezza e la responsabilità di essere proprietari privati di un bene che rappresenta e racchiude una memoria collettiva”.

Lei ha chiesto un incontro urgente al Premier Conte. Cosa si aspetta di ottenere dallo Stato italiano?

“Ho fatto appello al Presidente del Consiglio in quanto ritengo che l’ammissione da parte di un ministro in carica, di aver assunto un’iniziativa illegittima quale l’esproprio del Teatro, ben sapendo che si trattava di una cosa che non si poteva fare, forzando dichiaratamente  “le regole”, rappresenti una circostanza di estrema gravità che richieda l”intervento del Presidente del Consiglio per le opportune valutazioni sia sotto il profilo etico-istituzionale, sia sotto il profilo giuridico, avuto riguardo alle implicazioni e alle conseguenze prodotte nella vicenda del teatro Petruzzelli, riconducibili a tali condotte. Dallo Stato Italiano, invece, mi aspettavo l’accertamento della verità sull’incendio doloso del teatro. Mi aspettavo una maggiore considerazione quale riconoscimento per ciò che fecero i nostri avi, i fratelli Petruzzelli e l’ing. Angelo Messeni, che diedero una simile meraviglia a Bari. Mi aspettavo che dopo aver imposto le regole per il recupero del Teatro, le rispettasse e le facesse rispettare, vigilando sulle condotte dei propri organi istituzionali. Certo non mi sarei mai aspettato che ci saremmo dovuti difendere dallo Stato stesso: dal tentativo di stravolgere gli accordi che eravamo stati chiamati ad accettare in via ultimativa; da un esproprio illegittimo posto in essere con un provvedimento legislativo senza precedenti, che oggi si è rivelato essere il frutto di un preciso disegno politico, messo in atto attraversa la “forzatura delle regole”; da uno Stato che, approfittando dell’esproprio illegittimo, prima nomina un commissario, abusando della decretazione d’urgenza di protezione civile, e poi, si appropria di fatto del teatro, cercando di addebitare alla restaurata proprietà privata lo sperpero di danaro pubblico compiuto dall’organismo commissariale in mancanza delle necessarie coperture finanziarie”.

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