Giorgia Meloni, la donna sincera che difende sempre tutto quello che ama

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Schietta, leale senza peli sulla lingua. Femmina alfa in uno spazio politico che si è conquistato senza tanti complimenti. Giorgia Meloni mi ha raccontato del suo nuovo progetto ed io l’ho ascoltata rapito, perchè lo ammetto: ho sempre avuto un debole per lei.

Come stai educando tua figlia?
Ginevra è ancora molto piccolina, ha appena due anni. Però chiaramente la indirizzo verso i due grandi pilastri della famiglia e della scuola, della tradizione insomma. Penso che solo affidandoci alle persone alle quali vogliamo bene riusciamo ad ottenere la migliore forma di educazione. Credo che tutto parta dalla famiglia e sia io che il padre, per quanto entrambi lavoratori, cerchiamo di esserci il più possibile, per educarla nel migliore dei modi.

Quando hai pianto l’ultima volta?
Da quando sono diventata madre mi commuovo ogni cinque minuti, in generale non sopporto più le storie tristi che riguardano i bambini. Piango molto spesso qualunque cosa accada loro, e penso alle loro madri.

Com’è la situazione a Roma?
Ormai è una città allo sbando. Senza guida, senza un’idea, senza un futuro alla sua altezza… di Roma rimane grande solo il passato. Mi piange il cuore perché invece potrebbe essere una città capace di conciliare tradizione e modernità. Un punto di riferimento non solo per la sua Storia e la sua Arte ma anche per il suo ruolo di capitale del Mediterraneo, della Cristianità, dell’Italia. Certo Roma è una città impossibile da governare con i poteri di cui dispone ma sicuramente la battaglia fatta su Roma Ladrona e l’identificarla con tutte le degenerazioni politiche del caso è servito a far scappare piano piano tutti i grandi investitori.

A 19 anni sei stata responsabile nazionale di Azione Studentesca, in quel periodo le aggressione erano all’ordine del giorno. Qual è stata la volta in cui hai rischiato veramente per la tua incolumità fisica?
Ho rischiato mille volte perché avevo una personalità abbastanza fumantina.. come si sa. Quindi non mi sono mia nascosta, mi hanno sempre dato fastidio le ingiustizie e l’ambiente da cui vengo ne subiva abbastanza, per cui io mi buttavo sempre avanti e ricordo bene gli sguardi, a volte increduli, di questi ragazzoni che mi osservavano pensando probabilmente “ma questa che vuole?” Erano anni particolari, nei quali per riuscire a parlare in un’assemblea di istituto dovevi importi, salire sui banchi, iniziare a parlare anche senza microfono, non ti veniva data la possibilità di dialogare in maniera normale. Nella migliore della ipotesi dovevi stare zitto, nella peggiore venivi allontanato a calci. Insomma ce lo siamo guadagnato il nostro spazio.

L’esperienza del Ministero della Gioventù nell’ultimo governo Berlusconi è stata una parentesi importante, non pensi che si dovrebbe ripetere?
Si ma con un ministero con portafoglio. Cambiai la dicitura da Ministero delle Politiche Giovanili a Ministero della Gioventù, perché è molto difficile fare delle politiche settoriali per i giovani, bisogna invece che tutti i provvedimenti di Governo siano analizzati dal punto di vista dell’interesse generazionale. Tentai di fare una riforma costituzionale che non riuscii a far passare per ragioni di tempo (il governo andò a casa prima), che consisteva nella verifica dell’impatto generazionale in costituzione. L’obiettivo era verificare che non si potessero fare norme, leggi o riforme il cui impatto gravava sulle nuove generazioni in maniera sbilanciata. Quando oggi si dice “spendere soldi in deficit”, a me sta bene, ma voglio sapere per cosa si spendono. Perché sostanzialmente è come se si firmassero delle cambiali.  Allora puoi spendere per investimenti, infrastrutture e sviluppo in modo che poi i soldi tornino e qualcosa di concreto alle nuove generazioni rimanga e non spendere per le mance elettorali come gli 80 euro o come il reddito di cittadinanza che non producono ricchezza.

Come lo vedi il centrodestra dopo la vittoria in Abruzzo?
Siamo entusiasti della vittoria in Abruzzo di Marco Marsilio, primo governatore di Fratelli d’Italia. Per noi è un grande traguardo e siamo orgogliosi di aver proposto questa candidatura che si è dimostrata vincente, unificante, convincente. Sono stati premiato competenza e coerenza che abbiamo saputo dimostrare in questi mesi e in questi anni. Proporremo un modello simile, spendibile anche a livello nazionale. L’Abruzzo ha messo insieme il centrodestra, in questo caso a tradizione FDI e questa è una garanzia per i cittadini, perchè dove ci siamo noi non ci saranno patti strani nè col PD nè col M5S, e verrà portato avanti il programma per il quale si è fatta la campagna elettorale. Quello è l’unico contratto che bisogna rispettare, quello che si stipula con i cittadini quando questi vanno a votare.

Quindi la Lega deve staccare subito la spina?
No, io sto dicendo che la Lega per stare in un governo con i Cinque Stelle sta dicendo sì a cose che fino a ieri sarebbero state impensabili. Non si può snaturare se stessi. Pensa al rinnovo delle sanzioni contro la Russia, allo Stato che entra nei conti correnti senza neanche dover chiedere il permesso, al reddito di cittadinanza che andrà per la maggioranza a immigrati e rom o ai cittadini stranieri che non hanno la residenza ma non andrà ai cittadini italiani che sono stati per un anno all’estero a cercare lavoro. Insomma siamo molto distanti dal “Prima gli italiani”. Ci sono tante cose lontane anni luce dal programma di centrodestra. Ognuno poi fa le scelte che vuole, quello che posso fare io è lavorare per costruire un’alternativa fresca, forte e coesa.

Cioè?

Un grande movimento che definisco sovranista e conservatore. Dove per sovranista intendo la difesa dell’interesse nazionale italiano e per conservatore intendo la conservazione dei valori sui quali si poggia la nostra civiltà. Un grande movimento distinto ma alleato della Lega che possa riportare all’Italia un governo forte e chiaro, perchè il sentimento maggioritario degli italiani è di centrodestra.

Noi nell’epoca dei selfie lanciamo un mensile di carta, che ne pensi?
Io sono dalla vostra parte. Chi mi conosce sa che ho il dramma di dover trascrivere, a mano, su un foglio di carta a quadretti, qualunque cosa io studi. Purtroppo sono tra quegli utenti del terzo millennio che non riescono a stare nella loro epoca. Una cosa scritta sul cellulare, piuttosto che sul pc, io non la posso toccare e quindi è come se non la sentissi mia, come se non la riuscissi a memorizzare. Per me finché vive la carta vive la cultura, vive la storia e vive anche la politica.

CulturaIdentita? Cosa rappresentano per te queste due parole?
Adesso sono una straordinaria rivista, che spero possa aiutarci a raccontare il nostro mondo. L’identità è tutto quello per cui combatto. Diceva bene Faramir del Signore degli Anelli “Io non amo la spada per la sua lama tagliente né il guerriero per la gloria, né la freccia per la sua rapidità. Io amo solo ciò che difendo”. E più o meno questa è la mia idea della politica. Il conflitto è necessario a difendere quello che ami, quello che io difendo è la cultura e l’identità italiana.

Gianfranco Fini ha davvero distrutto la destra?
No, la destra è ancora molto viva. Un’identità e una storia come le nostre non possono finire a causa di vicende umane. Alla fine c’è sempre qualcuno che riprende quella fiaccola e le fa fare un altro pezzo di strada. Noi nel nostro piccolo abbiamo raccolto quella fiaccola, abbiamo ripreso a camminare e stiamo diventando sempre di più. Giorgio Almirante diceva: “Quando non ci sarò più vorrei che di me si dicesse quello che Dante disse di Virgilio: eri quello che camminava al buio ma con la tua fiaccola, illuminavi tutti quelli che ti venivano dietro”. Per fortuna non esistono più le difficoltà nelle quali camminò Almirante e speriamo che quando daremo questa fiaccola a coloro che verranno dopo di noi, questi si troveranno in una situazione ancor più facile nella quale lavorare e far vivere le nostre idee.