Glauco Mauri, ritratto di un grande artista alla Pergola di Firenze

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Foto di Filippo Manzini

Lunedì 11 marzo, alle 18:30, Glauco Mauri presenta al Teatro della Pergola il suo libro Le lacrime della Duse. Ritratto di un artista da vecchio (Edizioni Falsopiano), che racconta la sua prodigiosa vita.

Sono pagine ricche degli aneddoti e dei ricordi della sua lunga e fortunata carriera, che sono anche gli aneddoti e i ricordi dell’intera storia teatrale italiana. Con dedica a Roberto Sturno, scomparso di recente, insostituibile compagno di lavoro per oltre quarant’anni.

«Vorrei fosse chiaro che non mi servo della vita – scrive Glauco Mauri, Premio Chiave d’Oro del Primo Camerino del Teatro della Pergola e Medaglia d’Onore degli Accademici Immobili – per parlare di me, ma uso me stesso per parlare della vita. Ho più di novant’anni e ho sempre cercato di stare con le antenne della mente e del cuore ben vibranti, per tentare di comprendere qualcosa della grande avventura del vivere. A quindici anni – ricorda Mauri – sono salito, per la prima volta, sopra un palcoscenico, poi per settantadue ho dedicato la mia vita al teatro. Luci e ombre, successi e fallimenti, e devo confessare che i secondi mi sono stati più utili».

L’incontro è coordinato da Marco Giorgetti e Matteo Brighenti. L’ingresso è libero con prenotazione cliccando su questo link https://tinyurl.com/incontromauri (pochi i posti ancora disponibili).

Glauco Mauri riannoda i fili dei ricordi della sua prodigiosa vita nel libro Le lacrime della Duse. Ritratto di un artista da vecchio a cura di Mauro Paladini, da poco uscito per le Edizioni Falsopiano. Nascita a Pesaro (1930) e adolescenza vissuta durante la guerra con la sola mamma e i due fratelli di molto più grandi al fronte.

L’amore per il teatro nato prestissimo e, ancora ragazzino, spettatore assiduo degli spettacoli lirici al Teatro Rossini, dove correva su per cinque piani di scale fino al loggione, a prendere posto anche per una vecchia signora. L’ammissione all’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma e il primo grande successo da professionista, a soli ventitré anni, nel ruolo di Smerdjakov ne I fratelli Karamazov della compagnia Lilla Brignone e Gianni Santuccio, diretto da André Barsacq.

Glauco Mauri si trucca nel camerino della Duse al Teatro della Pergola per interpretare Edipo – Foto di Filippo Manzini

Il racconto delle tournée sudamericane con Memo Benassi nei primi anni Cinquanta. A questo grande interprete del teatro italiano del Novecento si deve il magnifico e commovente ricordo che ha dato il titolo al libro. La Compagnia era a Buenos Aires, tra gli altri titoli in programma anche Spettri di Ibsen, quando, l’ultima sera prima del rientro in Italia, Mauri fu chiamato in camerino dal grande attore, che tirò fuori dal suo baule una sacca di tela grigia contenente una giacca.

«Ecco, questa è la giacca che indossavo quando facevo Osvaldo con la Duse in America. Ce l’avevo anche a Pittsburgh, quando morì trent’anni fa. Da allora non l’ho più indossata. Volevo indossarla qui in America, ma ho messo su un po’ di pancetta e non mi va più bene. La do a te. Mi chiedi sempre della Duse e so che, anche se non l’hai mai conosciuta, le vuoi bene. Custodiscila tu come l’ho custodita io, con amore e per tanti anni. Tieni è tua.»

Era una giacca di velluto nero un po’ vissuta dal tempo, l’aveva donata come un passaggio di consegne al giovane Mauri, aggiungendo: «E ricorda, su questa spalla ci sono le lacrime della Duse». Sulla spalla sinistra, quella su cui la signora Alving piangeva alla fine di Spettri.

E poi, la nascita della Compagnia Mauri Sturno, quando decide di percorrere una strada propria e autonoma affiancato da Roberto Sturno. Compagnia che in quarantadue anni di attività ha affrontato i testi sommi della storia del teatro con una propria sigla interpretativa. A Roberto Sturno, scomparso di recente, insostituibile compagno di lavoro per oltre quarant’anni, è dedicato il libro.

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