Il progresso scientifico-tecnologico, i cambiamenti socio-demografici ed economici e gli eventi pandemici hanno trasformato radicalmente le società e i sistemi sanitari dei Paesi industrializzati. A questi cambiamenti si aggiungono la crescita culturale della popolazione e l’aumento delle informazioni disponibili che portano i cittadini a richiedere prestazioni assistenziali sempre più qualificate, efficienti ed efficaci e li rendono sempre più insofferenti all’errore sanitario e organizzativo
La
possibilità che un paziente subisca un danno involontario imputabile alle cure
sanitarie prende il nome di rischio clinico e gli interventi finalizzati a
studiare, identificare e ridurre tale rischio prende il nome di Gestione del
Rischio o Risk Management.. Oggi, oltre che la letteratura di carattere
clinico, anche la produzione economica, quella giuridica e quella
aziendalistica-organizzativa forniscono preziosi suggerimenti per l’avvio di
programmi orientati a tale prioritaria disciplina scientifica
il Risk management con la gestione del
rischio e le sue analisi e i suoi
strumenti avrebbe potuto essere fin dall’inizio della pandemia un validissimo
supporto in Italia per prevenire e contenerne la diffusione del Covid 19 in modalità proattiva e
strutturata , ma tutto ciò non è stato assolutamente preso in considerazione
dai decisori politici e dai loro consulenti scientifici , e anzi sono state
prese decisioni in modalità reattiva e scomposta , non uniformi a livello
Nazionale , senza un valido coordinamento nonostante si tenti di far passare
il concetto che il problema Covid non si
conosceva , quando già da prima giorni di gennaio si era venuti a conoscenza
che in Cina era scoppiata la pandemia. Sono passati ben 45 giorni per prendere decisioni che in un primo tempo
sono risultate errate .
Viceversa sarebbe bastato attivare subito i vecchi piani pandemici già esistenti per la SARS sia alivello della Protezione Civile Nazionale che Regionali seguendo concetti elementari del PDCA nelle diverse fasi ( pianificare – fare – controllare – ricontrollare a distanza per eventuali modifiche ) rimodulandoli alle esigenze dettate dal nuovo virus .Le motivazioni che vengono portate come attenuanti al mancato utilizzo di tali tecniche di analisi ,sono state ricondotte alla non esatta conoscenza degli effetti del virus,. Siamo infatti di fronte ad una malattia perfettamente sconosciuta, subdola e contro cui non abbiamo nessun arma di difesa. Ad oggi ancora non abbiamo né farmaci né vaccini. Teniamo sempre conto che quanto noi affermiamo oggi ha molto di analisi a posteriori. E’stato rincorso l’evento epidemico, non siamo quasi mai riusciti ad anticiparlo e a tutto cio’hanno contribuito le continue informazioni ed i pareri scientifici contrastanti, la continua variazione delle regole per il contenimento del rischio di contagio, la mancata uniformità delle disposizioni e direttive internazionali dell’ OMS e delle istituzioni sanitarie nazionali (governative e del DPCN), oltre che regionali e Comunali e da ultimo l’autoreferenzialità in alcuni casi del Volontariato che dovrebbe seguire regole impartite
da professionisti sanitari che possano operare come tutor pronti ad intervenire con indicazioni sicure e precise. È mancata d’altra parte una fase territoriale di valutazione del virus. Per il futuro e per prepararci ad una risposta adeguata a successive pandemie che purtroppo sono sempre da prevedere , sappiamo che senza una fase territoriale adeguata non possiamo contrastarle . Servono pertanto degli interventi territoriali per prendere in carico la patologia già in fase precoce. Individuare tempestivamente anche con l’ausilio delle app e dei tamponi ,asintomatici ed oligosintomatici e prenderli in carico anche farmacologicamente già dal domicilio. Questo significa che è necessaria una stretta connessione tra territorio e ospedale. Ciò che abbiamo sofferto è stata la mancanza di questa integrazione. In quest’ ultimi mesi abbiamo avuto la dimostrazione concreta di quanto questa sia realmente utile. La mancanza di questa fase è stato uno degli elementi cruciali nella differente risposta all’epidemia venutasi a registrare, ad esempio, tra Veneto e Lombardia Secondo quanto indicato dal prof Zangrillo ed altri validi esponenti del mondo scientifico il protocollo terapeutico vincente in attesa del vaccino è stato alla fine il “POST”, protocollo che sintetizza quattro principi fondamentali vincenti della Fase2: Prudenza, Organizzazione, Sorveglianza, Tempestività.
Da un analisi eseguita con metodologia scientifica propria della gestione del Rischio usufruendo di tutte le tecniche e dei dati di sistema risulta prioritariamente che è venuta a mancare un ‘uniformità di risposta nel sistema Sanitario che particolarmente nelle maxi emergenze che colpiscono l’intero territorio deve essere elemento essenziale per garantire uguali trattamenti e sicurezze delle cure a tutti i cittadini italiani Dopo tante lodi espresse dalle istituzioni non seguite da fatti concreti nei confronti del personale Sanitario e per tutte le problematiche espresse, nel congresso dell’emergenza urgenza che si terrà dal 1° al 3 ottobre 2020 a Riva del Garda è prevista una sessione dedicata all’analisi di ciò che è avvenuto con il Covid 19, con relazioni e interventi di coloro – infermieri e medici – che hanno affrontato in prima linea contro il virus, e la descrizione delle situazioni affrontate, non tralasciando gli aspetti psicologici e umani. Dall’analisi delle problematiche e degli errori commessi con le tecniche scientifiche del Risk management, sia in modalità reattiva che pro attiva, e i dati reali sarà possibile avviare una proposta di riorganizzazione dell’emergenza sanitaria a livello Nazionale portata avanti con evidenze scientifiche da parte delle figure professionali che lavorano realmente nel Sistema di Emergenza Sanitaria sia Ospedaliera che territoriale