IL POLLINO SACRO DI SAN SEVERINO LUCANO

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Un viaggio nel Pollino, tra Lucania e Calabria, deve necessariamente dimenticare le provenienze e abbracciare i luoghi eletti a dimora per qualche giorno distensivo. Non fuga, piuttosto riscoperta, immersione in luoghi d’incanto e riposo, ma anche di necessario pensiero lento e tanta riflessione. Qui si arriva consci di una pausa. E così, camminando tra borghi, boschi e pini, ci si lascia felicemente accarezzare da un silenzio totalizzante. Tutto questo accade quando si è pervasi dallo spirito del luogo, quando un qualcosa subito si fa riconoscere. Questo nel Pollino succede fatalmente. È un qualcosa in più.

La montagna, la selva, l’intervento dell’uomo: caratteristiche che troveresti anche altrove. Ciò che invece qui appare unico è proprio l’essersi il tempo quasi fermato, rinunciando a devianti patti con la modernità più inflessibile. Questo nel bene e nel male. È la caratteristica di quest’Italia “arcaica” e interna che qui trovi squadernata alla perfezione. Qui uno dei luoghi più identitari del Pollino, ma diremmo anche del Sud intero. Siamo a San Severino Lucano, ecco il celebre santuario della Madonna del Pollino, raggiungibile attraverso una non meno celebre rotabile. È questa l’area lucana del monte, catena che è la naturale divisione tra Basilicata e Calabria. Ma i confini vanno spesso intesi anche come estensioni in comune, frammenti e frangenti in cui la storia e, ancor prima, la geologia, paiono quasi divertirsi a creare realtà fisiche di affinità. E questo è il Pollino.

Due le Madonne della regione, amatissime: questa e la Madonna Nera di Viggiano, patrona lucana, regina della Val d’Agri, terra da sempre consacrata anche all’omonimo fiume, corso che l’acqua porta anche alla Puglia attraverso dighe e vari scenari di bellezza. Non meno identitaria, in realtà, anche la Madonna del Carmine di Avigliano, in pieno Vulture, con tanto di straordinaria visione paesaggistica dall’omonimo e famoso santuario. Ma torniamo alla Madonna del Pollino di San Severino: Mezzana è il nome preciso della località in cui sorge la semplice chiesa, evidente segno della concretezza ed essenzialità del mondo contadino. Il posto ha quei rimandi ancestrali che ne fanno il simbolo antropologico del Pollino, area spiritualmente e storicamente segnata anche dalla presenza di particolari episodi di monachesimo ed eremitaggio medievali.

La storia di questo santuario è invece più moderna (XVIII secolo), eppur tanto sentita nel profondo e di sicuro è più antico ancora l’anelito sacro di queste genti e di questi luoghi. Qui siamo a 1527 metri di altitudine, qui le impetrazioni di un intero popolo. Un luogo caro anche ai calabresi. Le tradizioni, come si vede, affratellano i popoli del Sud. L’interno della struttura religiosa è a tre navate, ha una bella volta in legno ed un rosone caratteristico. Qualche giorno fa la festa popolare in onore della Madonna dopo che, durante l’inverno, una statua lignea della Vergine che tiene in braccio il Bambinello, che a sua volta sostiene il gobo terrestre, è custodita nella chiesa di San Severino Lucano. Ecco che, ad inizio della bella stagione, il primo fine settimana di luglio si festeggia la Madonna. Seguitissimo il rito processionale: migliaia i fedeli e pellegrini presenti. Non potrebbe essere altrimenti per un rito sentitissimo tra le generazioni. Persino al di là della stretta fede cattolica. Un fatto autentico di popolo, di cultura, di comunità.

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