Inaffidabili, scorretti e deboli. Semplicemente umani

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«I grandi traditori della storia» è l’ultimo libro dell’Ambasciatore Domenico Vecchioni

Nel vocabolario della lingua italiana Devoto Oli il verbo tradire viene collegato direttamente al latino tradère che significa “consegnare”. Nell’accezione peggiore si fa riferimento alla tradizione evangelica, al momento in cui Gesù è “consegnato”, vale a dire è tradito da Giuda. Proprio Giuda è uno dei personaggi ai quali è dedicato l’ultimo libro di Domenico Vecchioni, “I grandi traditori della storia” (Mazzanti libri, pp. 195, euro 20). Vecchioni, diplomatico di lungo corso – è stato anche Ambasciatore d’Italia a Cuba – è un prolifico saggista con una passione smisurata per la storia. Questa volta dedica le sue attenzioni a coloro che nei secoli si resero, per varie ragioni, a quanto di più disdicevole: il tradimento. Il libro di Vecchioni copre la gamma delle variegate motivazioni che spingono al tradimento, da Giuda Iscariota a Linda Tripp, l’amica di Monica Lewinsky. Venti storie che riservano al lettore non poche sorprese.

Ambasciatore Vecchioni, il tradimento è una forma di debolezza?

La debolezza può certo essere una forma di tradimento. Succede quando si è indotti a venire meno alla parola data per mancanza di determinazione e di coraggio nel difendere le proprie credenze. Ma il tradimento può, ovviamente, avere anche altre motivazioni: denaro, ambizione, ideologia politica, ideali. Naturalmente, il metro morale con cui si giudicano i tradimenti non può essere unico per tutti. Voglio dire che non si può mettere sullo stesso piano chi tradisce per mere esigenze venali e chi lo fa per una nobile causa, eliminando magari un tiranno. Sta però di fatto che entrambi rompono il giuramento fatto o vengono meno a un impegno solennemente assunto.

Emblematica la storia che lei racconta nel suo libro a proposito del generale russo Vlasov, che viene affascinato da Hitler, un vinto della storia… 

Il generale sovietico Vlasov, assai critico nei confronti di Stalin, in realtà non era affascinato da Hitler, quanto piuttosto dall’idea che si potesse dar vita una sorta di alleanza tra russi anticomunisti, contrari al dittatore rosso e tedeschi antinazisti, contrari al dittatore nero.  I generali contestatori Lindemann e von Roenne, che facevano parte del complotto teso ad abbattere Hitler, proposero a Vlasov, loro prigioniero, di partecipare a questo grande progetto, teso in definitiva a porre fine alla guerra. Vlasov accettò, ma dopo il fallimento dell’attentato al Führer il 20 luglio 1944, i dei due generali furono giustiziati e il sovietico rimase privo dei suoi punti di riferimento all’interno delle forze armate tedesche.

In politica si consumano di continuo i tradimenti. Eppure, i cambi di casacca non vengono chiamati sempre con il loro nome. Perché, secondo lei? 

In politica la situazione è molto fluida. In un’epoca marcata dall’assenza di grandi ideologie politiche  e di grandi ideali, è inevitabile il cambiamento di casacca, che però può essere dovuto a due diverse motivazioni: necessità di adattarsi a situazioni significativamente modificatesi dal momento delle elezioni ovvero alla mera esigenze di conservare la poltrona e lo stipendio. Personalmente credo che la durata della legislatura sia troppo ampia. In 5 anni, con i ritmi sempre più accelerati degli accadimenti politici, interni e internazionali, con l’informazione che corre alla velocità della luce, possono determinarsi davvero stagioni nuove se non inedite, che creano un grave sfasamento tra il parlamento e il paese reale, che diventa così fonte di cambiamenti di campo. Una durata più breve della legislatura, ad esempio 4 anni, forse, limiterebbe il fenomeno delle migrazioni partitiche, per le idee o per la poltrona, perché ci sarebbe più rispondenza tra paese reale e rappresentanza parlamentare. Lasciando così il posto solo ai voltagabbana per tornaconto personale, i veri traditori.

Lei è esperto di intelligence. Ha avuto grande clamore la vicenda dell’ufficiale di Marina, Walter Biot, scoperto a cedere documenti riservati ai russi. Lo spionaggio fa del tradimento la sua arma migliore? 

Bisogna dire che il concetto di traditore è alquanto ambivalente e si sovrappone in buona parte a quello di spia. Se tradisco un Paese a beneficio di un altro, sarò considerato un traditore nel primo, ma un eroe nel secondo. Esattamente ciò che succede per la spia. Tanto per fare un esempio: Eli Cohen, spia del Mossad. Considerato un eroe nazionale in Israele e il peggior traditore della Storia in Siria! Concetti dunque alquanto sfumati, suscettibili di diverse interpretazioni. Un solo tipo di tradimento o di spionaggio non merita attenuanti: quello fatto per soldi.

Non mancano politici che strizzano di continuo l’occhio a potenze straniere, pagati pure come conferenzieri. È una forma embrionale di tradimento? 

Certo. Ed è anche una sottile forma di spionaggio. La più pericolosa. Sono i cosiddetti agenti di influenza. Personaggi di alto livello accademico, culturale o scientifico che riescono appunto a “influenzare” l’opinione pubblica offrendo un’immagine positiva del Paese per il quale lavorano, raffrontandola con quella negativa del Paese di cui sono cittadini. Opinion maker finalizzati a favorire nemici o concorrenti.

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