Gli emigranti italiani nel mondo si sono aggrappati alla cultura culinaria come radice identitaria, facendola conoscere, amare e invidiare in tutto il mondo
L’emigrazione italiana ha segnato profondamente la storia del nostro Paese, lasciando tracce indelebili nei luoghi di destinazione e nei cuori di chi ha scelto di partire. Dalla fine dell’Ottocento fino a oggi, milioni di italiani hanno lasciato la loro terra natia in cerca di nuove opportunità, portando con sé un patrimonio di tradizioni, valori e sapori che hanno contribuito a diffondere e consolidare l’identità italiana nel mondo.
Le radici storiche della cucina italiana nel mondo
Le prime grandi ondate migratorie italiane ebbero luogo tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo, quando milioni di connazionali si spostarono principalmente verso le Americhe, l’Australia e alcune regioni dell’Europa. Molti di loro provenivano dalle regioni meridionali dell’Italia, portando con sé le tradizioni culinarie che oggi riconosciamo come simboli della nostra gastronomia.

Gli emigrati italiani, spesso impiegati nei settori minerario, edilizio o manifatturiero, trovavano conforto nella cucina delle loro terre d’origine. Così nacquero le prime osterie e trattorie italiane all’estero, luoghi di incontro per le comunità e strumenti fondamentali per la conservazione dell’identità culturale. Con il tempo, questi piccoli esercizi si trasformarono in vere e proprie istituzioni della ristorazione, dando vita a una diffusione globale della cucina italiana.
Il 2024 è stato l’anno del Turismo delle Radici, un fenomeno che coinvolge figli, nipoti e pronipoti degli italiani emigrati, desiderosi di riscoprire le proprie origini attraverso i luoghi, le tradizioni e, soprattutto, i sapori del Bel Paese. Un’esperienza che non si esaurisce nel viaggio, ma che spesso si traduce nell’acquisto di prodotti tipici da riportare nei Paesi di residenza, creando un ponte culturale e commerciale con l’Italia. In questo contesto rientra anche il progetto Italea, dedicato agli italiani all’estero e agli italo-discendenti.
I numeri confermano la crescita del fenomeno: nel 1997 i «turisti delle radici» erano 5,8 milioni, saliti a 10 milioni nel 2018 (+72,5%). Lo stesso anno, il flusso economico generato da questi viaggi ha raggiunto i 4 miliardi di euro, con un incremento del 7,5% rispetto all’anno precedente.
L’evoluzione della cucina italiana all’estero
Negli Stati Uniti, in Argentina, in Australia e in molti altri Paesi, la tavola è diventata il simbolo dell’identità italiana, un luogo di incontro e di memoria. Le ricette, pur adattandosi ai nuovi ingredienti disponibili, hanno preservato l’anima autentica della gastronomia italiana, creando un patrimonio culturale che ancora oggi viene riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo.
Dagli spaghetti con le polpette negli Stati Uniti, nati dall’incontro tra la tradizione italiana e le disponibilità locali, alla pizza argentina, con le sue varianti ricche e abbondanti, la cucina italiana ha saputo trasformarsi pur restando fedele ai suoi principi di qualità e gusto.
L’Italia si conferma una delle mete gastronomiche più consigliate al mondo, dominando la classifica delle 100 migliori città del cibo e conquistando il primo e il terzo posto tra le migliori regioni gastronomiche del mondo secondo TasteAtlas. La Campania si aggiudica il vertice, grazie a eccellenze come la pizza napoletana, il pomodoro San Marzano, la mozzarella di bufala e il sugo alla genovese [che nonostante il nome è una ricetta tipicamente napoletana a base di cipolla NdR]. L’Emilia-Romagna segue al terzo posto, celebrata per prodotti iconici come il Parmigiano Reggiano, il ragù alla bolognese, l’aceto balsamico di Modena e il prosciutto di Parma. Anche altre regioni italiane figurano nella top 20, tra cui Toscana (8ª), Sicilia (12ª) e Lombardia (22ª), confermando la straordinaria varietà e qualità della tradizione culinaria italiana. Questo riconoscimento internazionale non solo valorizza l’autenticità della cucina italiana, ma sottolinea anche l’importanza di difendere le sue eccellenze dai fenomeni di contraffazione e imitazione.
La minaccia dell’Italian Sounding e la difesa dell’autenticità
Tuttavia, la globalizzazione ha portato con sé anche il fenomeno dell’Italian Sounding, la «roba che suona italiano» ma non lo è, con prodotti e piatti che imitano la tradizione italiana senza rispettarne la qualità e l’autenticità. Un’altra priorità è combattere questo mercato parallelo, che vale la cifra impressionante di 120 miliardi di euro a livello globale e rappresenta una minaccia sia per il Made in Italy che per i consumatori. Per questo motivo, la certificazione ITA0039 | 100% Italian Taste Certification rappresenta un punto di riferimento per i ristoratori italiani all’estero che vogliono distinguersi per qualità e autenticità. Attraverso un rigoroso protocollo di certificazione, ITA0039 garantisce che i ristoranti certificati utilizzino ingredienti italiani autentici e rispettino i metodi di preparazione tradizionali, offrendo ai consumatori di tutto il mondo un’esperienza culinaria genuina e fedele alle radici italiane.
La cucina italiana: un patrimonio da preservare
La cucina italiana non è solo cibo, ma un racconto di storia, di territorio e di cultura. Ogni piatto racconta un viaggio, un legame con le proprie origini, un’arte tramandata di generazione in generazione. Grazie a ITA0039, questa narrazione continua a essere scritta con autenticità e rispetto per le nostre radici, assicurando che la vera essenza della cucina italiana venga preservata e valorizzata nel mondo.