Italia segreta: rilanciare i beni tramite la sussidiarietà

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Acquedotto Vergine

L’Italia è la culla di un valore inestimabile in termini culturali, da cui la Nazione ricava prestigio e introiti economici. Come indicato da Symbola, ogni euro investito in cultura ne genera 1,8 in altri settori. A seguito della crisi economica del 2008, l’Italia è tra le nazioni in Europa che hanno investito meno nel settore culturale: secondo un rapporto della Commissione Europea “La riduzione di tale variabile in percentuale del Pil tra il 2009 e il 2011 in Italia è stata del -33,3% medio annuo”. Per rendere un’idea, la Grecia investita dalla crisi economica, ha tagliato in media “solo” il 14,3% all’anno.

Esistono dei “beni culturali invisibili”, erroneamente definiti “minori” e rappresentano quei siti culturali scarsamente o per nulla visitati, o oggetti e opere d’arte che sono nei depositi dei musei italiani, non fruibili dal pubblico, e non di aiuto a quel concetto di cultura condivisa che aiuta la conoscenza e che tutti abbiamo ben presente.

La scarsità delle risorse pubbliche ha aggravato questo fenomeno. La proposta di legge, che ho presentato in qualità di fondatore dell’Intergruppo parlamentare per la Cultura e l’Arte nazionale, intende istituire un sistema nazionale di gestione pubblico-privata dei beni “invisibili”, soggetti ad incuria a causa della scarsità di disponibilità finanziarie dello Stato. Il sistema, tramite bando pubblico, dispone la possibilità a soggetti imprenditoriali della gestione del bene, supervisionati da un “coordinatore” nazionale del circuito. La proposta intende, inoltre, istituire presso il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo un albo di imprese dedite alla valorizzazione dei beni e introdurre benefici fiscali per l’applicazione di nuove tecnologie per la fruizione del bene e la sua digitalizzazione.

Il circuito servirà alla valorizzazione dei beni, con la loro Storia maiuscola e le storie minime, che gli italiani non possono visitare perché lo Stato non ha i soldi per aprirli e valorizzarli. Esempi virtuosi sono la valorizzazione del Circo Massimo e dei Fori Imperiali, percorso già iniziato con l’amministrazione di centrodestra.

“Roma segreta dalla A alla Z”, infatti, progetto lanciato quando ho ricoperto il ruolo di presidente della Commissione Cultura di Roma Capitale, fu il primo esperimento di gestione pubblico-privato dei siti archeologici, che ha permesso di aprire con regolarità, ai cittadini romani e ai turisti, luoghi altrimenti inaccessibili. 21 luoghi che vanno dal Teatro Marcello al Ninfeo degli Annibaldi, dal Portico d’Ottavia all’Acquedotto Vergine in via del Nazzareno. Venne istituito un circuito sperimentale per favorire la valorizzazione dei siti archeologici inseriti nel contratto di servizio con la società del Campidoglio, Zètema, tramite il coinvolgimento dell’associazionismo e della imprenditorialità culturale presente sul territorio. Roma fu la prima città d’arte a sperimentare la sussidarietà, ovvero un sistema misto pubblico-privato per aprire, valorizzare e animare luoghi e spazi archeologici.
Fratelli d’Italia ha, inoltre, presentato una proposta di legge a prima firma di Giorgia Meloni per inasprire le pene di chi deturpa o danneggia i beni culturali. Dopo le recenti vicende, è necessario garantire la nostra bellezza. Ne va della nostra identità che l’iconoclasta dilagante vorrebbe distruggere. La cultura rappresenta l’Italia, va valorizzata e tutelata.

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